Conto corrente e controlli retroattivi del fisco: chi rischia le sanzioni
Partono i controlli retroattivi del fisco sul conto corrente: ecco quali sono i movimenti e i soggetti che più rischiano le sanzioni.
Il conto corrente è uno di quegli strumenti che veicolano il rapporto di natura finanziaria tra un contribuente e un istituto di credito. Il conto corrente può ovviamente finire sotto la lente di ingrandimento del fisco, come abbiamo già scritto in diversi articoli (come qui e qui), soprattutto per effettuare dovuti accertamenti in base magari a informazioni contraddittorie o a omissioni nelle dichiarazioni di redditi e quindi a presunta e sospetta evasione fiscale. I liberi professionisti sono le persone maggiormente controllate, soprattutto in termini di prelievi e versamenti, ma ovviamente anche i lavoratori dipendenti e le persone fisiche possono essere controllate in caso di possibili mancanze nelle dichiarazioni fiscali.
Conto corrente e controlli del fisco
Come stabilito dal DPR n. 605/1973, sono diversi gli enti obbligati a fornire comunicazioni periodiche legate ai rapporti con i contribuenti e questi sono le Poste, i fondi di investimento, le società di assicurazioni e ovviamente le banche. Tramite l’Anagrafe dei conti correnti, l’Agenzia delle Entrate può ricavare tutte le informazioni di cui ha bisogno relative ai rapporti tra le banche e i loro clienti, in particolar modo sul conto corrente.
Conto corrente: cosa controlla il fisco e perché
Le movimentazioni sotto la lente del fisco riguarda i saldi e le giacenze medie annua, il totale dei movimenti eseguiti nell’arco di un anno e altre informazioni di natura finanziaria e contabile. I controlli del fisco sul conto corrente possono essere anche retroattivi, ma ovviamente non retroattivi all’infinito, e scattano nel caso di bonifici o versamenti troppo ingenti e soprattutto non giustificati e mancanze nelle dichiarazioni dei redditi, raffrontando gli importi conseguiti nell’anno di riferimento.
Controlli retroattivi del fisco sul C/C: fino a quando possono arrivare
Gli accertamenti e i controlli fiscali possono esserci entro e non oltre il quinto anno successivo all’anno in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi. Nel momento in cui la suddetta dichiarazione non risulta o sia ritenuta nulla, la tempistica massima dell’accertamento fiscale si estende a 7 anni. Il termine ultimo cade sempre nell’ultimo giorno dell’anno di riferimento, quindi il 31 dicembre.
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