Serie A in chiaro in tv: diffida Mediaset alla Lega. Cosa cambia
Dopo la finale di Coppa Italia riprenderà anche la Serie A: si allontana l’accordo sulla trasmissione in chiaro di alcune partite di campionato
Il calcio italiano è tornato dopo la sospensione imposta a causa dell’emergenza sanitaria. Dopo la finale di Coppa Italia riprenderà anche la Serie A ma ancora non è stato trovato l’accordo sulla trasmissione in chiaro di alcune partite di campionato.
Serie A: si potranno vedere in chiaro alcune partite?
Per quanto riguarda la Coppa Italia nessun problema sulla trasmissione in chiaro delle partite: infatti, non solo Juventus-Milan ma anche l’altra semifinale Napoli-Inter sarà visibile sui canali Rai, così come la finale del torneo prevista per il 17 giugno 2020. Molto diversa la situazione relativamente alla Serie A che riprenderà dal weekend successivo, tra il 20 e il 21 giugno. Il piano del ministro dello Sport Spadafora sembrava aver fatto qualche passo avanti: effettivamente da Sky si è mostrata una certa apertura rispetto all’ipotesi di trasmettere in chiaro su Tv8 2-3 partite delle prima giornate, tra l’altro, accorciando i tempi relativi alla trasmissione degli highlights da parte di Rai e Mediaset. L’atmosfera è presto cambiata dopo una diffida da parte di Mediaset alla Lega di Serie A.
La diffida di Mediaset alla Lega
Come si diceva, l’intesa di massima tra il ministro Spadafora e Sky ha subito una brusca frenata dopo la lettera di diffida inviata da Mediaset alla Lega di Serie A. L’azienda del Biscione, in sostanza, minaccia azioni legali se verrà permessa a Sky la trasmissione in chiaro anche solo di alcune partite di campionato. Nella missiva si mette in discussione tale possibilità dal punto di vista giuridico: in breve, i diritti per la trasmissione delle partite di campionato in chiaro non sono mai stata inseriti in degli appositi bandi di vendita. Dunque, la Serie A non li può concedere senza dare anche alle altre emittenti la possibilità di ottenerli. Ecco allora che si può agire solo in due modi a questo punto: o viene indetta un’asta per i diritti in chiaro, il che pare improbabile viste le strette tempistiche, oppure il governo modifica la normativa in materia (agendo sulla Legge Melandri). Quest’ultima è di certo la strada più semplice ma anche qui il tempo scarseggia.
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