È il 27 novembre 1809, a Londra.
L’arcivescovo di Canterbury osserva sei pianoforti scontrarsi con l’organo da chiesa più grande che abbia mai visto. L’incidente è causato dalle carrozze che portavano i fusti di birra; per evitare i garzoni con le torte nuziali hanno investito il tappezziere che litigava con il becchino. Due preti stanno facendo a botte con un giornalista, e al centro di tutto un’anziana percuote un giardiniere che le ha appena falcidiato le rose.
«Vuole un pasticcino ai lamponi?» gli domanda un ragazzino.
L’arcivescovo scuote la testa.
«Non faccia complimenti, ne abbiamo 2500.»
«Quanti?»
La fila di garzoni coi vassoi si perde all’inizio del quartiere.
La vedova Tottenham abitava al numero 54 di Berners street insieme alla sua governante. Era un quartiere per bene e tranquillo dove abitavano svariati personaggi tra cui il conte di Stanhop, l’arcivescovo di Carlisle, quello di Chester e altri milionari appartenenti al jet set internazionale. Il campanello suona alle 5.00 del mattino mentre Maggie, la domestica, sta ancora preparando il tavolo della colazione. Quando apre la porta si trova di fronte a uno spazzacamino, il quale domanda quanti camini dovrà pulire. Dice di essere stato convocato da una lettera.
Maggie dice che c’è un errore e chiude la porta.
Due minuti dopo il campanello suona ancora: è il fattorino di una rinomata pasticceria che dovrebbe consegnare una ventina di pasticcini al lampone.
Anche questa volta Maggie lo allontana, ma non fa in tempo a staccarsi dalla porta che il campanello suona di nuovo: è un altro spazzacamino. Maggie gli sta ancora spiegando l’errore quando alla porta si presenta un altro garzone di un’altra pasticceria, questa volta con cinquanta pasticcini; non è intenzionato ad andarsene se prima la vedova non avrà saldato il conto. La discussione prosegue mentre Maggie vede un uomo entrare nel cortile e depositare attrezzi da giardinaggio: è stato chiamato apposta e si deve mettere al lavoro.
«È questo il 54 di Berners street?» domanda un uomo facendosi largo tra la folla «Sono qui per pulire il camino.»
«Per chi sono i pasticcini al lampone?» domanda un ragazzetto con i capelli rossi, poi vede gli altri suoi colleghi.
Alla porta della vedova si presentano nel corso delle ore 12 spazzacamini, a cui seguono nove carrozze strabordanti carbone che pretendono di scaricarlo come da ordini. Una si prende la libertà di farlo senza autorizzazione e il giardiniere comincia a urlargli dietro, finché non arriva un altro giardiniere e domanda se il primo giardiniere è il padrone di casa. Seguono tre carrozze che devono consegnare una cassapanca finemente intarsiata, un orologio a pendola, due letti, un tavolo per 12 persone con annesse sedie, una scrivania e dieci lampadari in vetro soffiato.
Solo a quel punto arriva un carro funebre con una bara per miss Tottenheim e una corona di fiori che la piange sconsolata.
I becchini non son gente che prende bene i debitori e si fanno aggressivi. La bara viene appoggiata sulla porta mentre alle loro spalle si presentano i proprietari di tre pasticcerie con tre torte nuziali alte un metro per celebrare il matrimonio di miss Tottenham. I garzoni coi pasticcini ai lamponi ormai non si contano; per evitare la ressa all’ingresso si intrufolano dalle finestre, alcuni venendo fermati dal quarto giardiniere, altri si limitano a lasciare i vassoi dove capita.
Per l’ora di pranzo l’intero quartiere è una fantasia erotica futurista.
Per fortuna arriva il medico di famiglia che subito ingaggia battaglia con un altro medico, ed entrambi vengono circondati da infermieri e dentisti giunti d’urgenza da ogni studio di Londra. Non è un problema, perché nel cortile si presentano i rappresentanti dei maggiori studi legali seguiti da un macellaio con un’intera mucca sezionata, due preti in gran spolvero che dovrebbero dare l’estrema unzione.
Giunge un siriano emigrato seguito dagli assistenti che devono consegnare un tappeto di 13 metri per 9; salutano i tappezzieri giunti lì per prelevare il divano della signora Tottenham subito conteso con due antiquari. Arrivano parrucchieri a domicilio, birrai con barili di birra e camerieri pronti ad aiutare la distribuzione dei boccali, nove calzolai e alcuni saltimbanchi. Non appena la voce di quello che sta succedendo si sparge, da ogni parte di Londra accorrono giornalisti e spettatori.
La Tottenham decide di svenire.
Mentre il quartiere sprofonda nell’anarchia più assoluta, solo Maggie rimane a difendere la roccaforte dall’intero settore manufatturiero inglese, che verso l’ora di pranzo riceve rinforzi: si ode un frastuono mostruoso, ed è quello di carrozze che devono consegnare dodici pianoforti a coda e si sono scontrate con sei uomini arrivati per consegnare un organo da chiesa largo sei metri.
La strada è un macello di risse, insulti, incidenti e merci incidentate, quando alla porta si presentano in sequenza: il direttore della banca d’Inghilterra, il duca di York, l’arcivescovo di Canterbury, il sindaco di Londra, il capo di Scotland Yard, svariati ministri di gabinetto e come gran finale addirittura il vicedirettore della Compagnia delle Indie Orientali arrivato via piroscafo al mattino.
La Tottenham a quel punto ha solo due possibilità: o abbraccia le ginocchia del birraio e lo supplica di distribuire l’alcool urbi et orbi, salvando la situazione e trasformando questo delirio futurista nel party del millennio di cui parleranno in tutto il mondo, oppure barricarsi in casa a piangere. La Tottenham è una buona cattolica e sceglie la seconda. Vigili, polizia e passanti impiegano tutto il giorno e buona parte della notte a riportare l’ordine, poi ogni uomo e carrozza svaniscono con la loro mercanzia.
Per mesi Londra si interroga su cosa abbia scatenato quell’happening delirante. Scotland Yard fa indagini e scopre che ogni figurante aveva ricevuto una lettera che lo convocava, alcune volte con allegato raccomandazioni – fasulle – da parte di persone fidate.
Solo molti anni dopo salterà fuori che si era trattato di una scommessa tra lo scrittore Theodore Hook e l’architetto Samuel Beazley; il primo aveva scommesso un centesimo promettendo che sarebbe stato in grado di far parlare tutta Londra per una settimana di una cosa o una persona qualunque, anche la più insignificante. Lui e Samuel avevano affittato una casa di fronte a quella della vedova e ci avevano passato la giornata osservando l’apocalisse – e passando alla Storia come autori dello scherzo più grande del mondo.