Conto corrente e prelievi carta di debito ravvicinati. Si rischia il blocco?

Si rischia il blocco del conto corrente se si effettuano prelievi con carta di debito vicini nel tempo tra loro? Vediamo se e in quali casi può succedere.

Conto corrente prelievi carta di debito ravvicinati
Conto corrente e prelievi carta di debito ravvicinati. Si rischia il blocco?

Può accadere che per il verificarsi di una determinata circostanza siamo costretti a effettuare prelievi tramite la carta di debito costanti nel tempo. In questo caso si rischia il blocco del conto corrente? Quest’ultimo può infatti essere bloccato in caso di movimentazioni sospette e prelievi frequenti, rispetto all’abituale, potrebbero essere considerati tali. In questo caso l’istituto potrebbe bloccare la carta di credito impedendo qualsiasi altra movimentazione, sospettando una frode in corso, soprattutto se ciò dovesse avvenire all’estero.

Conto corrente: prelievi ravvicinati, quando si rischia il blocco

Una banca è tenuta a bloccare il conto e ad avvisare il correntista in caso di movimentazioni sospette. Può farlo tramite apposita messaggistica che avvisa quando avviene un qualsiasi movimento bancario (come un prelievo, un pagamento o un bonifico), oppure farlo direttamente, bloccando il conto e avvisando per telefono il cliente. Nel primo caso la banca è al sicuro, perché il suo cliente è al corrente di cosa sta accadendo ricevendo frequenti comunicazioni e quindi spetterebbe a lui chiamare la banca e avvisarla che c’è una truffa in corso. In ogni caso la banca potrebbe ritenere sospetti principalmente due movimentazioni: quelle che provengono dall’estero, che potrebbero ricondurre a un caso non così poi poco frequente di clonazione della carta; oppure quando gli importi prelevati superano quelli abitualmente effettuati dal correntista. Ad esempio, siamo abituati a prendere massimo 500 euro al mese, tra un prelievo e l’altro. Poi, a un tratto, i prelievi sono da 400 euro ogni tre giorni: potrebbe esserci una valida giustificazione dietro prelievi di importi ingenti, ma potrebbe esserci anche una truffa in corso.

Prelievi ravvicinati dal conto corrente: al fisco importa?

Generalmente il fisco presta attenzione più alle entrate che alle uscite. Tuttavia anche i prelievi potrebbero finire sotto la lente d’ingrandimento del fisco, soprattutto se a farli sono gli imprenditori. In caso di cittadini privati bisogna prendere in considerazione il fatto che la banca è tenuta a comunicare le operazioni effettuate sul conto corrente e a fornire i dati al fisco. Bisogna fare riferimento alla normativa vigente, corrispondente al Decreto Uif del 28 marzo 2019: qui, all’articolo 3, si legge quanto segue: “I destinatari inviano alla UIF con cadenza mensile una comunicazione contenente i dati relativi a ogni movimentazione di denaro contante di importo pari o superiore a 10.000 euro eseguita nel corso del mese solare a valere su rapporti ovvero mediante operazioni occasionali, anche se realizzata attraverso più operazioni singolarmente pari o superiori a 1.000 euro”, sommando le operazioni eseguite dallo stesso soggetto, in qualità di cliente o esecutore. Si ricorda però che “le operazioni effettuate dall’esecutore sono imputate anche al cliente in nome e per conto del quale ha operato”.

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