Meglio un Mes oggi o un Recovery fund domani? I dubbi del governo
Sul Mes è partito il fuoco incrociato di stampa e Paesi frugali affinché l’Italia ne faccia ricorso. Ma il governo attende l’esito dei negoziaiti europei
Meglio un Mes oggi o un Recovery fund domani? I dubbi del governo
In attesa del prossimo decisivo Consiglio europeo il 17 e 18 luglio che deciderà le sorti del Recovery Fund secondo la traccia presentata dalla Commissione (Next Generation UE) comincia a montare la polemica, animata dalle principali testate quotidiane, contro il governo sull’ipotesi di utilizzo del Mes.
Di fatti, il cul de sac cui sembra impantanato il governo è tra un ricorso immediato al Mes, almeno per colmare i buchi di bilancio della Sanità pubblica, devastata dalla crisi sanitaria pandemica, oppure l’attesa di un fondo europeo per il rilancio che sarà disponibile, in ogni caso, non prima del 2021 e di cui ancora non è chiaro – saranno i negoziati a deciderlo – quanto del fondo sarà sotto forma di sovvenzioni e quanto in prestiti. Il che, qualora si trattasse di una parte cospicua di prestiti, porterebbe il Recovey Fund a somigliare in tutto e per il tutto al Mes.
Peraltro, come riportato da Guido Gentili in un editoriale del Sole 24 ore di ieri nessun fondo è gratis (neanche il Piano Marshall lo fu), ça va sans dire ogni finanziamento (anche quando si tratta di sovvenzioni) è sempre, in qualche modo, vincolato a un programma da realizzare.
Premier Kurz su Italia: “No aiuti, li sprecherebbero”, le incertezze dei Paesi “frugali”
A gettare benzina sul fuoco è intervenuto qualche giorno fa il Premier austriaco Kurz che ha ribadito di non essere disponibile a contribuire ad elargire finanziamenti a fondo perduto per l’Italia perché “si teme che l’Italia, con il suo elevato debito pubblico, possa sprecare le sovvenzioni” dell’Ue. Il riferimento dell’esecutivo austriaco è al controverso bonus vacanze da 500 euro previsto dal governo Conte per rilanciare il turismo e che l’Austria considera “un esempio negativo”.
Non è una novità, visto che l’Austria, assieme a Olanda e Svezia, fa parte di quei Paesi “frugali” che si sono fin dal principio opposti a forme di mutualizzazione del debito (come gli eurobond) e, dunque, anche alla proposta della Commissione Europea “Next Generation Ue” che prevede una parte cospicua del fondo del Recovery composto da sovvenzioni.
L’opposizione dei Paesi pro-austerity è principalmente legata alla ripartizione dei contributi. Il Recovery fund proposto dalla Commissione, infatti, comporterebbe un maggiore esborso da parte dei Paesi europei più ricchi e maggiori introiti per i Paesi del Sud, più colpiti tra l’altro dalla crisi pandemica. In base ai parametri del Programma europeo 2021-2027, ad esempio, l’Italia si ritroverebbe ad essere da contributore netto a beneficiario netto; in altre parole, riceverebbe da Bruxelles più soldi di quanti ne verserebbe. L’Austria, invece, si troverebbe a pagare il 50% in più di quanto finora versato e previsto prima che scoppiasse la crisi pandemica. Per questo motivo, Austria e Olanda, in testa ai Paesi “frugali”, preferirebbero che i Paesi del Sud ricorressero ai prestiti del Mes (senza condizionalità per quanto riguarda la spese sanitarie, con condizionalità per tutte le altri voci di spesa).
In secondo luogo, come si accennava, c’è la questione del finanziamento del fondo attraverso l’emissione di bond con garanzia del bilancio europeo; soluzione questa che i Paesi frugali vedono come la muleta per il toro.”Siamo contrari a un’Unione del debito fatta entrare dalla porta di servizio”, ha detto Kurz sul quotidiano tedesco “Handelsblatt”. Pertanto, l’Austria chiede a Bruxelles di destinare fondi ai Paesi dell’euro-zona bisognosi, solo a condizione che siano disposti a implementare riforme strutturali.
Come pioggia sul bagnato, il ministro degli esteri olandese Stef Blok,che ieri ha incontrato Di Maio alla Farnesina, ha invitato l’Italia a usare il Mes per reperire i finanziamenti necessari. L’omologo olandese di Di Maio ha ribadito che “tutti vogliamo l’accordo sul recovery fund, ma al momento non c’è garanzia di successo”. Dunque se all’Italia servono soldi, chiarisce Blok, “l’Eurogruppo ha già raggiunto un’intesa sul Mes che è a disposizione di tutti gli Stati europei. Il Mes è ancora aperto”. L’Olanda, ha ribadito più volte sia a Di Maio e Amendola, sia nella successiva conferenza stampa, vorrebbe dall’Italia garanzie sulle riforme, Queste sono necessarie, perché “ogni piano di ricostruzione può avere successo solo se il paese che ne prende i soldi li usa per misure che portino alla crescita e sostengano l’economia”.
Sui sussidi, Blok è stato altrettanto lapidario: “Non sono convinto che le finanze pubbliche si sostengano con i sussidi”, perciò, parlando a nome dell’Olanda (ma anche dei Paesi “frugali”) “non siamo entusiasti di qualsiasi forma di debito europeo”.
Una doccia gelata l’invito di Blok a utilizzare il fondo del Mes che ha imbarazzato lo stesso Di Maio, costretto a rilasciare una dichiarazione accampata, che non aggiunge nulla a quanto non si sapesse già prima dell’incontro: “tutti i Paesi concordano sulla necessità di interventi straordinari per fronteggiare una situazione straordinaria, permangono differenze di vedute su quali siano le soluzioni da adottare”.
Mes: un rompicapo per il governo, l’ombra della crisi e il giallo della trattativa europea
In ogni caso, il governo italiano sembra in un doppio vicolo cieco: da un parte l’esigenza di avere dei finanziamenti immediati, per restituire ossigeno (cioè liquidità) alle imprese in debito, tamponare le difficoltà della crisi con il prolungamento della Cassa integrazione e bloccare i licenziamenti; dall’altra Conte vorrebbe tentare l’impossibile per non ricorre al Mes che resta l’unica soluzione immediata per ottenere i finanziamenti di cui necessita l’Italia. Palazzo Chigi sa bene che, nonostante le pressioni provenienti da una parte della maggioranza (Italia Viva e PD), ricorrere al Mes comporterebbe immediatamente il rischio di una crisi di governo o quanto meno una sua profonda instabilità. A quel punto, avrebbero ben gioco le destre che, forti di un eventuale buon risultato alle urne a settembre, potrebbero approfittare per dare la spallata finale al governo e chiedere le elezioni anticipate, cavalcando il dissenso diffuso sul Mes.
D’altronde, il governo potrebbe sempre scegliere di non ricorrere al Mes, ma si troverebbe nella condizione di arrivare senza fiato a settembre, dopo lunghe trattative tra i “Ventisette”, a proporre un Recovery plain che non vedrà la luce se non nei primi mesi del 2021, tra le pressioni di Confindustria che ha definito la politica del governo “dello struzzo”, il centrodestra pronto a cavalcare la crisi e i renziani impegnati a fare “ammuina”, esercitando il ruolo dell’opposizione interna. Uno scenario, dunque, non favorevole per il governo da qualunque parte lo si guardi.
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