Conto corrente di parente o familiare: quando si può utilizzare
Esistono dei casi in cui è possibile utilizzare il conto corrente di un parente, di un genitore o di un qualsiasi familiare: ecco quali sono.
È lecito usare il conto corrente di un soggetto terzo per effettuare operazioni che riguardano noi stessi? E la questione è più semplice se il titolare del conto che utilizziamo è un parente, un familiare, un coniuge, un genitore o un figlio? Una domanda legittima in questi tempi, dove i controlli del fisco sono all’ordine delle ricerche degli utenti sul web, timorosi probabilmente di ricevere un accertamento per un errore burocratico o chissà cos’altro.
Quando si può usare il conto corrente di un familiare
Ricevere o effettuare un bonifico utilizzando il conto corrente di un parente o di un qualsiasi familiare (ma anche di un amico) è legittimo se è l’operazione stessa a essere lecita. Ovviamente sarebbe preferibile non usare un conto terzo, anche perché per un eventuale accertamento fiscale sarebbe poi difficile giustificare quella movimentazione bancaria, a meno che non sia stato opportunamente fatto prima, magari tramite scrittura privata e accordo tra le parti siglato da PEC o raccomandata.
Se proprio non abbiamo un conto corrente, ma soprattutto non abbiamo intenzione di aprirlo, occorre sapere che fare un’operazione bancaria utilizzando il conto di un altro è lecita solo se l’operazione è lecita. Nel senso che se il denaro che si riceve tramite bonifico è “denaro sporco” o “in nero”, allora l’operazione sarebbe ovviamente illecita. Sostanzialmente, mentre l’operazione di usare il conto di un altro è legale, è il fine che potrebbe non esserlo ed è proprio la finalità che potrebbe essere punita. Ciò che bisogna sapere è che l’Agenzia delle Entrate utilizza l’Anagrafe dei conti correnti per conoscere tutte le movimentazione bancarie dei titolari di un conto corrente e individuare le eventuali anomalie o operazioni sospette.
Nell’eventualità di un accertamento fiscale, poi, potrebbero emergere alcune problematiche, come la difficoltà nello giustificare che il bonifico ricevuto dal titolare di un conto sia in realtà destinato a un soggetto terzo che un conto non lo ha e la stessa difficoltà nel dimostrare l’illecita ricezione di denaro che in realtà non appartiene al titolare del conto ma al soggetto terzo per cui si effettua il bonifico. Somma per la quale il fisco potrebbe fare problemi, chiedendo la provenienza di quel denaro.
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