La possibilità è concreta: i processi potrebbero continuare, nella modalità virtuale, anche per tutto il 2021. In questi ultimi giorni si è infatti registrata la fiducia al Governo sul decreto legge Giustizia, con la recente approvazione del Senato: ora il citato decreto sarà vagliato dalla Camera dei deputati, in vista della conversione definitiva entro fine giugno. Ma c’è un dettaglio rilevante: un emendamento al decreto rilancio è in discussione, ed attiene al possibile spostamento della fine delle udienze con modalità telematiche. Vediamo allora più da vicino i contenuti della vicenda inerenti i processi da remoto.
Processi da remoto: ecco cosa potrebbe succedere
In questi giorni la maggioranza – non senza divergenze – sta valutando l’opportunità di una norma che rischia di cambiare i piani degli uffici giudiziari e degli studi legali per molti mesi. Da poco tempo, in Senato ci si è accordati sulla necessità di riaprire i processi secondo le modalità tradizionali, dal primo giorno di luglio, ammettendo se mai l’eventualità della continuazione dei processi da remoto soltanto per alcune categorie di cause, fino a fine luglio 2020. Ora invece il quadro pare mutare: una modifica, apposta dal Governo, ad un emendamento del decreto rilancio comporterebbe la possibilità, ma su accordo delle parti, di proseguire con i processi da remoto – sia quelli civili, sia quelli penali – fino al 31 dicembre 2021. Il citato emendamento sarà sotto la lente della Camera il 29 giugno: la finalità di tale “cambio di rotta” è ravvisabile nel voler in qualche modo capitalizzare la spinta al digitale, prodotta dalla serie di provvedimenti di contrasto al Covid-19, come quelli in tema di smart-working da casa. Secondo il ministro Bonafede, tale scelta in materia processi da remoto – definita anche una proroga delle “best practice” – potrebbe favorire lo smaltimento del carico dei tribunali, rendendo più rapide le tempistiche dei processi.
Insomma, se è vero che mercoledì primo luglio è il giorno che dovrebbe segnare il ritorno alla normalità – o quasi – della prassi nei tribunali sparsi nella penisola, ecco possibili novità, con una nuova versione dell’emendamento che andrebbe a modificare il testo dell’articolo 221 del dl Rilancio che, a sua volta, richiama l’art. 83 del decreto Cura Italia, legato alle note urgenti misure di contrasto al coronavirus nei tribunali. Colloqui da remoto con i carcerati, collegamenti audiovisivi da remoto, deposito telematico degli atti: si tratterebbe di un vero e proprio test per l’impatto dei processi da remoto sulla macchina giudiziaria italiana, da molti considerata antiquata e non più all’altezza degli standard odierni.
Le critiche a tale estensione
Non tutti però sembrano d’accordo sulla scelta dell’estensione dei processi da remoto. Gli avvocati hanno accusato di inerzia il Governo e ora temono che da questa proroga sperimentale possa scaturire la permanenza dei processi da remoto. Il contesto attuale delle cause peraltro non è, di per sè, dei più rosei, dato che molte udienze sono state spostate all’autunno, e in certi casi anche ad inizio 2021. Secondo gli avvocati, inoltre, la proroga dei processi da remoto potrebbe portare le udienze a perdere quella sorta di “dimensione umana” – basilare anche per la tutela dei diritti delle parti – che hanno tipicamente, se celebrate nelle aule di tribunale. Pareri fortemente critici anche da parte di Italia Viva e da parte dell’opposizione, Forza Italia in testa. Anche nel PD non si registra uniformità di vedute sul tema della proroga. Non resta allora che aspettare i prossimi giorni per capire quali esiti concreti avrà il citato dibattito.
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