Per la risoluzione della crisi politica tutto è rimandato ufficialmente al 14 dicembre, quando Senato e Camera voteranno, prima l’una e poi l’altra, la fiducia al governo Berlusconi.
Questo l’accordo dei Presidenti di entrambi i rami del Parlamento, Fini e Schifani, sigillato alla presenza del Presidente della Repubblica Napolitano.
[ad]Il clima politico arroventato, sebbene possa sembrare che tutti attendano principalmente quella data, potrebbe invece riservare alcune sorprese. Dall’inizio di questa settimana si sono avviate le discussioni sulle mozioni relative alla RAI, in merito ai requisiti di imparzialità del sistema radiotelevisivo pubblico, all’annunciata riforma fiscale, volta a ridurre l’aliquota Irpef, aumentare la tassazione sui redditi da capitale e potenziare la lotta all’evasione; e alla vicenda Calderoli, (di cui si è parlato anche su questo sito) e concernente la cancellazione del d.lgs. n. 43/1948 ad opera del taglia-leggi, con cui è venuto meno il reato di associazione di carattere militare anche per scopi politici – reato del quale sono imputati alcuni leghisti. C’è ancora in ballo la riforma dell’Università, da lunedì prossimo si discuterà la mozione Bondi a seguito dei fatti di Pompei e infine c’è la legge di stabilità che ha iniziato il suo iter al Senato questa stessa settimana.
E di tutti questi impegni quello che appare più urgente è il caso rifiuti in Campania: un’emergenza ormai divenuta costante e che, anche a fronte di questo, non può veramente più aspettare. La città di Napoli è allo stremo, gli impianti sono al collasso e si temono epidemie: ad oggi il capoluogo si sveglia con 3000 tonnellate di rifiuti non raccolti. La delegazione dell’Unione europea è impegnata in un’ispezione ufficiale, la cui missione principale è quella di verificare il livello di rischio sanitario e fare il punto della situazione nella Regione, soprattutto dopo la condanna dell’Italia da parte della Corte europea di giustizia per il mancato rispetto delle regole comunitarie sulla gestione dei rifiuti.
Nodo fondamentale per capire la crisi dei rifiuti in Campania è poi quello che lega questa crisi all’altra, quella politica, e che ha determinato l’attuale braccio di ferro tra il Ministro Carfagna e il governatore Cosentino. La questione è tutta centrata sul ruolo delle Province di Napoli e Salerno i cui Presidenti, Luigi Cesaro ed Edmondo Cirielli, d’intesa con il coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino, puntano a gestire direttamente l’iter finalizzato alla costruzione dei termovalorizzatori. Di avviso contrario è invece il Ministro Mara Carfagna: come sostenuto pure dal sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, il Ministro non ritiene opportuno concentrare eccessivamente il potere nelle mani delle Province, a maggior ragione laddove è in gioco il futuro di una terra in cui ancora forte è la pressione degli affaristi della camorra.
Nel frattempo, l’amministratore delegato dell’Asia, azienda che fornisce servizi di igiene ambientale ai napoletani, si auspica che dall’incontro tra i vari livelli di governo, che mercoledì si terrà in sede di Conferenza Stato-Regioni, ne derivi un’intesa circa l’apporto che Regioni quali Toscana, Emilia, Veneto e Lombardia potrebbero apportare per la risoluzione della crisi campana. L’associazione dei comuni italiani (ANCI), dal canto suo, promuove un tavolo tecnico, mentre il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, chiede urgentemente un incontro a Regione e Provincia, ricordando che è ormai scaduto l’accordo di solidarietà con altre Province campane per i conferimenti straordinari.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
[ad]Dunque, dei tanti protagonisti che si fanno avanti sulla scena campana, uno in particolare sembra mancare: il Governo. Nonostante l’annunciata approvazione di un decreto legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione di termovalorizzatori in grado di risolvere il problema spazzatura a Napoli, dopo il comunicato stampa del 18 novembre scorso, nulla più è stato detto o fatto a riguardo. Nel comunicato si leggeva che il testo del provvedimento d’urgenza avrebbe introdotto misure volte ad accelerare la risoluzione della crisi attribuendo al Presidente della Regione Stefano Caldoro “poteri commissariali”, cancellare le discariche diTerzigno-Cava Vitiello, Andretta, Serre-Valle della Masseria, autorizzare, per i lavoratori dei consorzi in esubero, l’accesso alle procedure di mobilità presso gli impianti provinciali, stanziare, quanto ai fondi, soldi a valere sul Fas per la copertura degli oneri per l’impiantistica e le misure di compensazione ambientale.
Nel silenzio che caratterizza in questi giorni la vicenda del decreto rifiuti in Campania, come se non bastasse, si è poi aggiunto un “secco e scettico” comunicato della Presidenza della Repubblica nel quale si esplicita che Napolitano non ha ricevuto, né prima né dopo la riunione del Consiglio dei Ministri dello scorso giovedì 18 dicembre, data in cui è stata dichiarata l’approvazione del decreto in questione da Palazzo Chigi, il testo del provvedimento: di conseguenza, si specifica, il Capo dello Stato non ha potuto esaminare il testo e “si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti del testo quanto gli verrà trasmesso”. Non volendo risultare affrettati nei giudizi, anche noi attendiamo di sapere cosa farà il Governo e nel contempo, però, ci chiediamo: quanto tempo ancora i cittadini dovranno attendere la resa dei conti tra Cosentino e Caldoro? E, soprattutto, dove è finito quel decreto che “sa di economia da un miliardo di euro e fa tanto gola agli affaristi”?