La Federazione della Sinistra a congresso
Il 20 e 21 novembre si è svolto a Roma, presso l’Hotel Egrife, il primo congresso nazionale della Federazione della Sinistra (FdS).
Un soggetto politico che, stando a quanto scritto nello statuto approvato nell’assise, si autodefinisce “autonomo, libero, plurale e democratico” che nasce con lo scopo di unire tutti coloro “che vogliono contribuire alla trasformazione della società” ed al “superamento del dominio capitalistico e di classe”.
[ad]In sostanza, come fatto alcuni anni fa in Spagna con il progetto di “Izquierda Unida”, e più recentemente in Francia con il “Front de gauche”, anche in Italia, attraverso la Federazione, si cerca di unire parte di ciò che gravita a sinistra del centrosinistra tradizionale (Psoe in Spagna, Ps in Francia e Pd da noi). Unire, però, non in un solo partito, ma in un contenitore che preservi – almeno per il momento – le identità dei “contraenti”, che attualmente sono il Prc Di Ferrero, il Pdci di Diliberto, Socialismo 2000 di Cesare Salvi e l’area della Cgil Lavoro e Solidarietà che fa capo a Gianpaolo Patta.
Al congresso si è arrivati in un momento non propriamente favorevole per le forze politiche appena citate. I sondaggi, infatti, danno la Federazione tra l’1 ed il 3%, mentre in questo momento a crescere sembrano proprio i cugini di Sinistra, Ecologia e Libertà, il cui congresso fondativo si è concluso esattamente un mese fa. Ad aggravare la situazione, vi sono stati poi alcuni recenti episodi non proprio incoraggianti, come le dimissioni avvenute il 12 ottobre scorso del tesoriere di Rifondazione Sergio Boccadutri, “ex bertinottiano” che dopo il congresso di Chianciano decise di non lasciare il partito assieme alla componente vendoliana.
Fortunatamente, però, a rivitalizzare gli umori dei militanti e dei dirigenti della Federazione è arrivata l’inaspettata vittoria alle primarie di Milano di Giuliano Pisapia, su cui la Federazione aveva investito molto e che sembra aver portato una nuova ondata di entusiasmo, facilitando anche i rapporti con il partito di Vendola. È di pochi giorni fa, infatti, la videolettera che il segretario del Prc ha indirizzato al leader di Sel per costituire delle liste comuni in vista delle elezioni amministrative, specialmente a Milano.
Il tema e l’esigenza dell’unità (non soltanto con Sel), ha rappresentato proprio il nodo centrale sul quale si sono concentrati i numerosi interventi succedutisi nella due giorni romana, dove più di 600 delegati erano chiamati a pronunciarsi su due documenti politici: il primo, maggioritario e ampiamente condiviso, rispecchia la linea fin qui adottata dalla Fds, il secondo invece, presentato dal trozkista Bellotti (Prc – area “Falce e Martello”), era incentrato su posizioni di netta rottura con il centrosinistra.
La linea di maggioranza viene perfettamente rappresentata dall’intervento di Claudio Grassi (responsabile organizzazione del Prc) dal quale si evince anche la proposta che uscirà dal congresso: creare un soggetto politico che sia presente all’interno di ogni conflitto sociale, e che sia capace di fare da “sponda politica” a tutte quelle domande di cambiamento presenti nella società e nel mondo del lavoro.
Come raggiungere questo obiettivo? Secondo Grassi lo si può fare soltanto attraverso l’unità che dal suo punto di vista va declinata in tre modi: “unità per battere Berlusconi”; “unità delle forze a sinistra del Partito Democratico”, ed “unità della Federazione della Sinistra” che tradotto non può che significare la tanto attesa unità tra il Pdci ed il Prc divisi proprio nel teatro Egrife nell’ormai lontano 1998.
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