L’outsider Grillo, di fatto l’unico vincitore delle amministrative, ha scombussolato il già traballante quadro politico nostrano. Il comico genovese ha sia ammiratori che detrattori. E’ tacciato di essere un demagogo, abile a cavalcare l’onda anti-casta e anti-euro complice la crisi economica in fieri. Sicuramente è il protagonista più discusso e corteggiato del momento. Ed è curioso anche rilevare che timidi (ma non troppo) tentativi di approccio con il Movimento 5 Stelle arrivino dal Pdl, uno dei partiti più criticati da Grillo negli ultimi anni.
Il Cav infatuato del comico – Non è ovviamente un caso che il partito del Cavaliere trovi nelle roboanti dichiarazioni del comico (“Equitalia bersaglio perché è diventata terrore di ogni italiano”) un approdo familiare. Berlusconi è sempre stato un fautore della politica di riduzione delle tasse. Promise e attuò l’eliminazione dell’Ici sulla prima casa e ora il suo partito è uno dei più accesi contestatori dell’Imu creata dai tecnici di Monti. Inoltre, sui giornali di destra, la guerra ad Equitalia e al governo delle tasse si fa sempre più aspra.
[ad]Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, nell’editoriale di martedì 15, dichiara senza mezzi termini che per questo Stato “non più democratico” siamo tutti evasori: “Si può ancora chiamare così un Paese in cui le persone non sono innocenti fino a prova contraria, ma sono ritenute colpevoli fino a che non sono in condizioni di dimostrare la propria innocenza? In materia fiscale siamo a questo: il contribuente è da considerarsi evasore fino a quando non dimostra di aver pagato le tasse. Una inversione dell’onere della prova che ormai è comunemente accettata”. Un attacco in piena regola che si conclude con una proposta (non troppo) ironica: “Già che ci siamo, si potrebbe vedere di allargare il concetto di stalker non solo a coloro che importunano una persona, ma anche ai governi che con un eccesso di gabelle infastidiscono i contribuenti”. Per questo nel Pdl crescono gli estimatori di Grillo, tanto che a Parma si era ipotizzato un appoggio al candidato del M5s Federico Pizzarotti, poi fatto rientrare in fretta e furia dopo le proteste degli ex An.
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[ad]Grillo malvisto a sinistra – Tra i detrattori del comico genovese spicca il segretario del Pd Bersani che in più di un’occasione ha attaccato Grillo. Bersani inizialmente aveva difeso veemente il Presidente della Repubblica Napolitano dagli attacchi del comico poi a chiusura della scorsa campagna elettorale aveva profetizzato sibillino “Populismi fanno finta di partire da sinistra e sbucano sempre a destra”. Bersani in realtà ha paura che il successo di Grillo eroda l’elettorato di sinistra e complichi la sua ascesa a Palazzo Chigi prevista per il 2013. Se si andasse infatti a votare ora il segretario del Pd vincerebbe a mani basse ma in un anno tutto può cambiare e visto il successo del M5s meglio stare all’erta.
Sull’Unità, Francesco Boccia si chiede perplesso quale sia la ricetta di Grillo per uscire dal guado della crisi finanziaria. E il risultato è tranchant : “L’uscita dall’euro, il ritorno alla lira, da svalutare del 40-50%, l’istigazione al non pagare le tasse o ancora l’auspicio che i Bot non vengano ripagati. A chi gioverebbe tutto questo? Di certo non agli italiani né tantomeno a tutti coloro che ogni giorno ci scrivono chiedendo di prendere in considerazione una difesa del risparmio modello Argentina. Complimenti, quindi, non c’è che dire. Sarebbe stato difficile, se non impossibile, trovare un modo migliore per massacrare la parte più debole della società”. A sinistra Grillo non piace proprio.