Aprile 2012 sarebbe dovuto essere un mese dominato dalla politica estera, con le elezioni presidenziali francesi, e dall’approssimarsi delle elezioni amministrative in molte città italiane, tra cui Palermo e Genova.
[ad]Sarebbe dovuto essere un mese in cui discutere di economia e di Europa, di alleanze e riposizionamenti strategici, e l’imminente scadenza elettorale avrebbe, sempre in teoria, imposto alle televisioni un rispetto particolarmente stringente delle regole della par condicio, principio che il periodo elettorale ha sempre visto rispettato.
Questo scenario, come evidenzia il consueto report mensile pubblicato dall’AGCom, è stato tuttavia spazzato completamente via dall’affaire Lega, lo scandalo che ha colpito al cuore il Carroccio e che ha condotto alla fine dell’era Bossi alla guida del partito. Più che di Hollande e Sarkozy, di Doria e Orlando, i temi politici dominanti di questo strano mese di aprile sono stati le lauree albanesi di Renzo Bossi, la guardia del corpo di Rosy Mauro, i diamanti e i lingotti di Belsito, il fascicolo secretato “The Family” e i soldi buttati dalla finestra del Senatùr. Con buona pace, in tutto e per tutto, anche della par condicio pre-elettorale.
Il mese ha visto un totale di 275 ore di informazione politica televisiva. Poiché da marzo sono stati modificati i criteri di valutazione dell’AGCom con l’inserimento di diverse nuove testate (estensione del TGLa7 e di SkyTG24 rispettivamente a La7D e Cielo, e introduzione di TGCOM24 e RepTV30), diventa impossibile una valutazione ad ampio spettro con i dati medi sul lungo periodo, o un confronto mirato con le elezioni amministrative del 2011. Resta solo la possibilità di un confronto con il mese precedente, rispetto al quale si è assistito ad un incremento di circa 14 ore (+5%). L’incremento risulta relativamente modesto, portando alla conclusione che l’evento mediatico Lega Nord sia andato a sovrascrivere l’attenzione per gli appuntamenti elettorali piuttosto che aggiungersi ad esso.
Dati AGCom aprile 2012 |
La tabella dei dati grezzi permette da subito di quantificare il fenomeno: la Lega Nord diventa per la prima volta primo partito italiano in termini di esposizione mediatica, risultando l’ente in assoluto più considerato su TG2, TG3, Rainews24, TG4, TG5, Studio Aperto, TGCOM, TGCOM24, TGLa7, MTVFlash, SkyTG24 e Rainews. Un vero primato per la formazione padana, sia pure ben poco lusinghiero considerati i temi trattati.
Le altre forze politiche ne sono uscite ridimensionate di conseguenza, in particolar modo il PD che tocca il suo minimo dell’anno. Persino i componenti delle istituzioni, pur mantenendosi a livelli generali molto alti, risultano danneggiati a causa della sovraesposizione mediatica della Lega Nord.
Dati AGCon 2012 aggregati per Istituzioni – Maggioranza – Opposizione |
Lo stravolgimento dei dati grezzi rispetto alle passate rilevazioni si riflette naturalmente sull’istogramma della distribuzione temporale tra maggioranza, opposizione e istituzioni, che raggiunge per la prima volta dall’insediamento del Governo Monti un livello di equilibrio impensabile considerando la differente ampiezza delle formazioni che compongono le varie entità. Per la prima volta la componente istituzionale scende non solo sotto la soglia della maggioranza assoluta, ma persino sotto quella del 40%, mentre l’opposizione supera, sempre per la prima volta, la maggioranza: scenari sicuramente inediti in una situazione in cui l’opposizione è costituita praticamente solo da Lega Nord e Italia dei Valori.
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Nel contesto di una situazione così alterata dallo scandalo leghista, le testate che hanno dato maggiore spazio alle istituzioni sono state TG1 e Rainews, quelle che hanno privilegiato la maggioranza sono state RepTV30 e TG3 e infine quelle che hanno offerto il maggiore risalto alle forze di opposizione si sono rivelate Studio Aperto e TG4.
Dati AGCom aprile 2012 aggregati per area politico-culturale |
[ad]Analogamente viene modificato il grafico relativo alla distribuzione del tempo politico nei telegiornali: la destra leghista raggiunge un faraonico 46,50% medio nel tempo di informazione televisiva, schiacciando tutte le altre formazioni politiche.
È interessante osservare come sia stato il centro ad essere maggiormente penalizzato dallo spostamento a destra delle tematiche di discussione in televisione, con una riduzione del tempo a disposizione di oltre il 60% sul mese precedente. A ruota, il centrosinistra cala del 44%, la sinistra radicale del 38% ed il centrodestra del 32%. In controtendenza i partiti non allineati alle principali formazioni politiche, in lieve aumento rispetto al mese di marzo.
Studio Aperto e TGCOM24 sono stati i telegiornali maggiormente orientati a parlare dello scandalo Lega Nord, mentre il centrodestra ha tenuto banco soprattutto su RepTV30 e TG3. Il centro moderato è stato rappresentato in particolar modo da TG2 e TG1; il centrosinistra, infine, ha i suoi baluardi su RepTV30 e TG1.
Dati AGCom 2012 |
Dati AGCom 2012 aggregati per Istituzioni – Maggioranza – Opposizione |
Dati AGCom 2012 aggregati per area politico-culturale |
Le tabelle relative allo storico offrono l’evidenza immediata di quanto l’incremento del tempo dedicato alla Lega Nord abbia sconvolto i trend dei mesi precedenti con picchi spropositati di attenzione mediatica. Sarà interessante osservarne il tempo di riassorbimento, ovvero il tempo di ritorno a situazioni precedenti l’esplosione dell’inchiesta su Belsito, nei prossimi mesi.
Ben più che il valore numerico in sé stesso, i dati AGCom di aprile 2012 permettono di affrontare un tema che spesso uscite demagogiche e superficiali relegano al ruolo di frase di circostanza o aboutade. Esiste un complotto contro la Lega Nord per punirla in qualche modo della sua opposizione al Governo onti? Si è trattato di giustizia ad orologeria scatenata a poca distanza dalle elezioni amministrative per colpire nel momento più delicato il partito di Bossi?
Naturalmente si esclude in questa sede un’analisi di tipo giudiziario, ma è anche vero che nella politica odierna l’immagine dei partiti viene più facilmente distrutta da una campagna mediatica ostile che da una sentenza di condanna nelle aule della giustizia. Da questo punto di vista è evidente che il tempo dedicato alla Lega Nord da tutti i telegiornali nazionali è stato oggettivamente elevatissimo, soprattutto in proporzione ad altri eventi come alle inchieste su Lusi e Penati nel centrosinistra e ai numerosi scandali che travagliano il centrodestra dalla giunta lombarda alle presunte vicinanze di Cosentino con la camorra.
Non è inoltre da sottovalutare il fatto che, in una sorta di faida del tutto interna al centrodestra, siano state le reti Mediaset ad aver maggiormente calcato la mano sulla Lega Nord, offrendo al Carroccio le percentuali più alte in termini di esposizione mediatica.
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[ad]Diventa quindi obbligatorio parlare di complotto, di attacco frontale, di premeditazione finalizzata la distruzione del partito di Umberto Bossi?
In realtà la tesi non appare probabile, non tanto per l’effetto ottenuto – analizzando i dati televisivi avendo in mano i risultati delle amministrative di maggio permette di comprendere quanto la Lega Nord abbia patito dal caso Belsito – quanto per l’eterogeneità degli attori coinvolti: diventa arduo pensare ad un sodalizio non già tra i politici, ma tra giornalisti, editori, conduttori di destra e di sinistra con lo scopo di affossare la Lega Nord.
Vi è in effetti una spiegazione molto più sempice per il comportamento effettivamente abnorme delle emittenti televisive: una regola basilare dell’antropologia politica consiste nella riduzione di una formazione, con tutte le sue contraddizioni e le sue complessità, ai suoi tratti caratteristici fondamentali, a quegli elementi salienti in grado di contraddistinguerla dalle altre e renderla in qualche modo unica nel panorama politico di riferimento. Una rottura rispetto a questi elementi fondamentali costituisce quindi necessariamente un evento di grande portata, una sorta di tradimento molto più grave di eventi magari più rilevanti ma relativi a temi meno significativi nella caratterizzazione del partito.
L’accusa di favoreggiamento verso un’organizzazione criminale da parte di un esponente del PdL ha meno rilievo tanto mediatico quanto di scalpore nell’immaginario collettivo, proprio perché il tema della legalità non è e non è mai stato il tratto distintivo di questa formazione. Lo stesso, anche se non al medesimo livello, può essere detto per il PD: i temi distintivi della formazione di Bersani sono l’economia ed il lavoro, mentre la giustizia è un aspetto, per quanto importante, di minor rilievo nel DNA del partito.
La Lega Nord, invece, è nata espressamente come reazione alla casta di “Roma Ladrona”, come il partito dei cappi sventolati in parlamento, del “Berlusconi mafioso” e del mito dell’onesto uomo del Nord Italia alla riscossa contro uno Stato centrale corrotto e ladro. Ciò che oltre un decennio di governo non è riuscito a fare, malgrado alleanze e spartizioni di potere del tutto analoghe a quelle delle altre formazioni politiche, è accaduto invece con l’inchiesta su Belsito: la Lega si è ritrovata un partito spezzato, privo della propria forza motrice originaria, di quel tratto distintivo che in qualche modo ne giustificava l’esistenza.
Ciò su cui i media si sono catapultati non è quindi l’affaire sulla gestione allegra dei fondi della Lega Nord, ma è al contrario la fine di un partito – o almeno di un suo modo di esistere – così come lo avevamo conosciuto ormai dal lontano 1989.