Ballottaggio a Genova: strategie ed appelli dei candidati
A Genova non si andava al ballottaggio dal lontano 1997. Questa volta a contendersi la carica di sindaco saranno, com’è noto, i due professori di economia Marco Doria ed Enrico Musso. Le analisi elettorali sul voto del primo turno hanno evidenziato, da un lato, la debolezza del centro-destra, che si era presentato con due candidati diversi (Vinai per il Pdl e Rixi per la Lega), e dall’altro, la crescita a livelli inattesi del Movimento 5 Stelle (M5S) ed un buon risultato delle liste civiche. Questa situazione ha provocato l’assenza di un candidato propriamente di centro-destra al ballottaggio, sostituito da uno centrista, che tuttavia aveva già corso per la poltrona di sindaco nel 2007 con l’appoggio della Casa delle Libertà. L’ottimo risultato dei grillini, inoltre, ha impedito la vittoria al primo turno del favorito Doria. Paolo Putti del M5S ha probabilmente rosicchiato al candidato di centro-sinistra i voti necessari per vincere e ha persino rischiato di giungere al ballottaggio contro ogni pronostico.
La distanza tra Doria, che ha ottenuto circa 127.000 voti (48,5%), e Musso, che ne ha ottenuto circa 39.000 (15%), è notevole, quasi incolmabile, ma diversi aspetti rendono particolarmente interessante approfondire le strategie messe in atto dai due candidati in questi pochi giorni che hanno separato primo e secondo turno.
Il primo punto interessante riguarda gli apparentamenti e le indicazioni di voto. Doria non ha direttamente cercato il sostegno di alcun partito affermando, fin dal principio, di voler proseguire la propria campagna a contatto diretto con i cittadini. In effetti il professore ha continuato il proprio tour della città facendosi affiancare dai neoeletti presidenti dei municipi – tutti provenienti dalle fila della sua coalizione-. Anche i big del centro-sinistra hanno dovuto adattarsi a questo schema e, invece dei classici comizi di piazza, Bersani e Vendola hanno seguito il candidato sindaco in giro per la città. Tuttavia, Doria non ha potuto non fare i conti con gli elettori del movimento di Grillo che può rappresentare un bacino utile di voti. Secondo uno studio del sondaggista Luca Sabatini, pubblicato su Repubblica (17-05-2012), il 43% dei voti per Putti derivano da ex elettori del PD, il 19% dall’Idv e il 14% da altre formazioni di sinistra. Nonostante i grillini abbiano esplicitamente evidenziato le loro distanze da entrambi i candidati e lasciato libertà di voto ai propri elettori, Doria ha tentato di “corteggiarli” dando risalto ad alcune proposte che potevano essere da loro condivise, in particolare sul tema del maggior rigore nei partiti e sull’impegno a ridurre i costi e gli sprechi della politica.
[ad]Sulla carta Enrico Musso era il candidato con maggiori necessità di raccogliere il sostegno di altre formazioni di centro-destra per colmare il divario che lo separa dall’avversario. In realtà solo una lista sosterrà ufficialmente la sua candidatura (la lista civica Enrico Musso sindaco). Dopo la disfatta del primo turno, nel Pdl (che ha ottenuto il 9,2% dei voti rispetto al 22,6% di Fi del 2007) è avvenuta una spaccatura tra sostenitori e detrattori di Musso. Questa divisione ha impedito la definizione di una linea comune sul sostegno al candidato dell’Udc. Solo alcuni, ad esempio l’ex presidente della Regione Biasotti, hanno deciso di appoggiarlo esplicitamente. A sua volta Musso non ha mai chiesto direttamente questo appoggio, ma lo ha fatto per lui il segretario regionale dell’Udc, Rosario Monteleone, con un appello all’unione dei moderati.
La Lega Nord, invece, ha deciso di chiedere ai propri elettori di non andare a votare, portando avanti la linea di netta opposizione nei confronti di tutto e tutti che il partito sta praticando a livello nazionale dalla nascita del Governo Monti in avanti.
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