Grecia, nominato governo tecnico, si ri-vota il 17 giugno. La sinistra è in testa nei sondaggi

Il capo di Stato greco Karolos Papoulias ha scelto oggi un magistrato – il presidente del Consiglio di Stato, Panayiotis Pikrammenos – come premier di un governo provvisorio che dovrà portare la Grecia a nuove elezioni fissate per il 17 giugno.  La scelta ricade dunque su un uomo di legge, espressione delle istituzioni democratiche. Ma il clima è tutt’altro che tranquillo: la gente comincia ad avere paura di una sempre più probabile uscita del Paese dall’eurozona e – anche se non è ancora assalto alle banche – negli ultimi tre giorni i greci hanno ritirato almeno 800 milioni di euro dai loro conti correnti. Ci giungono voci, tutte da verificare, che l’esercito sarebbe stato posto a presidio degli istituti bancariallo scopo di evitare, in caso di crack definitivo, un assalto agli sportelli.

foto La Presse

 

I banchieri, da parte loro, minimizzano affermando che non c’è stato sinora alcun assalto alle banche e che non ci sarà. Come non ci saranno problemi di liquidità perché, spiegano sempre i responsabili degli istituti finanziari, nei conti di aziende e privati cittadini nelle banche greche sono depositati oltre 165 miliardi di euro. Dal canto suo, il presidente della Bce, Mario Draghi, alla domanda se l’uscita della Grecia dall’euro lo preoccupa, ha risposto “no comment“.

[ad]Mentre si attende quindi il prossimo voto, fra un mese, gli umori della gente sembrano mutare. All’iniziale volontà incendiaria, che ha portato molti voti alle formazioni euroscettiche, sembra sostituirsi una più ponderata richiesta di cambiamento che non sacrifichi la moneta unica a favore di una nuova dracma senza valore.

A conferma di ciò un sondaggio di ieri indica Syriza, il partito di sinistra guidato da Alexis Tsipras, al 32% delle preferenze. Una percentuale che in Parlamento si tradurrebbe in circa 146 seggi (151 su 300 è la maggioranza necessaria per formare il governo). Tsipras, all’indomani del voto del 6 maggio scorso che ha visto Syriza diventare il secondo partito nazionale, ha dichiarato di non volere che la Grecia abbandoni la moneta unica né tantomeno che esca dall’Unione. Quello che il leader di sinistra chiede è una ridefinizione dei trattati.

La vittoria di Syriza potrebbe realmente mutare la situazione greca ed europea? Difficile a dirsi, certo l’Eurogermania farà il possibile per non cedere nemmeno un metro alla Grecia. La cancelliera tedesca Angela Merkel si è però detta stamane pronta a discutere un programma di stimoli per far tornare a crescere l’economia della Grecia e ribadisce il suo impegno a far restare la Grecia nell’euro. Un impegno, è bene ricordarlo, non filantropico: l’uscita di Atene dalla moneta unica sarebbe un disastro per la finanza tedesca che, tra l’altro, detiene gran parte del debito pubblico ellenico.

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[ad]Intanto Antonis Samaras, leader di Nea Demokratia (ND, centro-destra) ha incontrato Dora Bakoyannis (leader della minuscola Alleanza Democratica), da lui stesso espulsa da ND due anni fa, nel tentativo di riassorbirla con altri transfughi nel partito o quanto meno di fare fronte comune contro Syriza.

La Grecia si avvia dunque a nuove elezioni in un clima di tensione interno e sotto pressione dall’esterno. Il momento è delicato ed è certo che, qualunque cosa accada, avrà ripercussioni sui Paesi europei. La speranza è che si tratti di un contaglio positivo anche se non mancano, e ne parleremo, elementi di turbamento. Il fatto che il cognome del nuovo premier Pikrammenos significhi “addolorato” non è un buon segno.

Da EastJournal

di Matteo Zola