La Romania paese ospite al salone del libro di Torino
Quest’anno il Salone del Libro di Torino ha spento venticinque candeline. In occasione di questo importante traguardo, ha fatto capolino tra i Paesi ospite dell’edizione oltre alla Spagna, la Romania.
Una presenza centrale quella romena al salone di Torino: sono, infatti, oltre un milione i cittadini romeni presenti nel Belpaese, di questi quasi centomila solo a Torino. Assai ricco il programma messo a punto dall’Istituto Romeno di Cultura di Venezia per la kermesse piemontese: decine di incontri con gli autori contemporanei più significativi, oltre che concerti, mostre e proiezioni.
Da segnalare l’incontro con lo scrittore Dumitru Țepeneag, esponente dell’onirismo romeno, che ha appena pubblicato “La belle Roumaine” per i tipi della Aìsara, piccola e coraggiosa casa editrice sarda. Țepeneag entra di diritto nel novero degli scrittori d’esilio, con un romanzo che mette in scena un triangolo amoroso ambientato tra Francia, Germania e Romania, romanzo che è solo l’ultimo di una serie di conclamati successi letterari. Oltre ad altri ospiti di alta caratura come Mircea Cărtărescu, scrittore romeno più tradotto al mondo, Norman Manea e Dan Lungu, il Padiglione Romania ha incluso nella sua rosa di appuntamenti anche una poetessa dai toni dark e vellutati come Ruxandra Cesereanu, personalità enigmatica che ha da poco pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “Coma”, a cura della casa editrice Aracne.
Il Padiglione Romania ha presentato una vasta scelta di libri e in lingua italiana e in lingua romena, diffusi da editori come Voland, Aracne, Fazi, Tropea, Aìsara, libri che sono stati oggetti di grande interesse da parte di un pubblico attento, a occhio e croce ripartito equamente tra estimatori romeni ed italiani. Un’occasione di confronto per gli emigranti che qui hanno potuto avvicinarsi ai grandi classici del loro Paese, ma anche ad una nuova letteratura d’esilio (o di scrittori esiliati, a seconda della corrente di pensiero). Tra i curiosi, molti giovani romeni con le loro famiglie e un discreto numero di signore italiane interessate alla cultura romena, segno di un dialogo intergenerazionale e di un desiderio di conoscenza reciproco ormai irrinunciabili.
A completare la proposta culturale, un’esposizione fotografica sul penitenziario di Sighet (sito nella regione settentrionale romena del Maramureş), dove i “nemici di classe” della dittatura venivano rinchiusi sotto lo stretto controllo della Securitate. Una vetrina, quella del salone del libro di Torino, che gli operatori culturali romeni e italiani hanno saputo valorizzare al meglio, calibrando nomi di grande richiamo con recenti proposte letterarie, sotto l’egida dell’Istituto culturale romeno di Venezia, che si riconferma centro vivace di proposte di dialogo tra Romania e Italia.
di Silvia Biasutti