Duda sarà sfidato al ballottaggio da Trzaskowski. Insomma, non ci sono clamorose sorprese dalla Polonia. Il primo turno delle elezioni presidenziali, svoltesi domenica 28 giugno 2020, hanno visto un’ottima affluenza al voto (64%, mai così alta dal 1995) dell’elettorato, nonostante le misure di prevenzione del covid-19, che ha raggiunto il suo picco appena dieci giorni prima del voto. Per il resto, i risultati sono abbastanza allineati a quanto presagivano i sondaggi e a quanto avevamo anticipato nell’articolo di presentazione di tutti gli undici candidati e i loro programmi. Tutto conferma che la partita è assolutamente contendibile al ballottaggio del prossimo 12 luglio, quando sarà lotta per l’ultimo voto.
(Andrzej Duda nella foto di copertina: Senat RP, flickr CC 2.0 BY-NC-ND)
Il Presidente uscente Duda primo (43,4%), è plebiscito nei piccoli paesi e tra gli anziani
Con il 99,8% di sezioni scrutinate, il presidente uscente Andrzej Duda, del partito di destra sociale Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) è il vincitore relativo, ottenendo un buon risultato di 8,4 milioni di voti, pari al 43,4% delle scelte. La percentuale è analoga a quella che gli ha confermato la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera (Sejm) e di 48 senatori su 100 al Senato nelle ultime elezioni parlamentari, svoltesi a novembre 2019; è leggermente superiore a quella dei sondaggi della settimana precedente al voto, che lo davano tra il 40% e il 43%.
Come da tradizione elettorale, si confermano roccaforti PiS i comuni con minor numero di abitanti e i voivodati sud-orientali: in 5 su 16 (e soprattutto nella regione della Podcarpazia, al confine con l’Ucraina e la Slovacchia, ma anche nelle campagne attorno a Cracovia) Duda ha già la maggioranza assoluta, così come tra gli ultracinquantenni, tra i contadini, tra gli operai, i disoccupati e i pensionati. Definito in Italia impropriamente “populista”, in realtà è percepito come establishment e partitocratico: non mette in discussione l’appartenenza all’Unione Europea, ma all’interno di essa rivendica gli interessi nazionali; dal punto di vista sociale è fautore di numerosi piani di sussidi economici con l’obiettivo di incrementare il reddito medio, consolidare le istituzioni fiscali, aumentare la popolazione in età lavorativa e limitare la fuoriuscita di capitali all’estero.
Trzaskowski supera il 30%, forte in città e tra i liberi professionisti
Lo sfidante Rafał Trzaskowski, anch’egli 48enne, raggiunge quota 30,3%, confermando le aspettative pre-elettorali che si spingevano dal 29% al 32%. Trzaskowski, sindaco di Varsavia del principale partito di opposizione Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska, PO), aderente al Partito Popolare Europeo ma con un programma tendenzialmente liberale. Trzaskowski è stato designato a metà maggio, dopo la rinuncia della vicepresidente del Sejm Małgorzata Kidawa-Błońska in protesta per chiedere il rinvio delle elezioni, previste inizialmente per il 10 maggio. Il risultato è migliore rispetto al 27,2% delle elezioni legislative di novembre e al 20% scarso con cui partiva a metà maggio. Anche questa volta i consensi maggiori vengono dalle regioni settentrionali e occidentali, confinanti con la Germania, e dalle città: al crescere del numero di abitanti, cresce il suo consenso, soprattutto tra imprenditori, liberi professionisti e laureati.
Hołownia, il conduttore dei talent esordisce al 13,9% e non vuole Duda
La scalata di Trzaskowski sembrava aver indebolito nei sondaggi soprattutto il candidato indipendente Szymon Hołownia, conduttore televisivo di talent show, che se si fossero svolte le elezioni il 10 maggio come inizialmente previsto avrebbe potuto sfidare Duda al ballottaggio. Nonostante ciò, il presentatore è riuscito a conquistare oltre 2 milioni e mezzo di preferenze, pari al 13,9%, poco sopra la media dell’ultimo periodo. Geograficamente insiste sulle stesse zone in cui ha consensi maggiori Trzaskowski, ma ha un elettorato più giovane e pesca anche dagli ex astenuti. Sebbene anche Hołownia sia un esponente dell’opposizione al PiS e idealmente più vicino a Piattaforma Civica, le rimprovera di aver fatto prevalere le logiche di partito anziché appoggiare direttamente lui al primo turno; ha dichiarato che non voterà per Duda, ma lasciando intendere che per il suo probabile appoggio a Trzaskowski occorre sottostare qualche condizione che gli sottoporrà.
Il nazionalista liberista Bosak stabile al 6,8%: oltre un milione di giovani che fanno gola a Duda
Krzysztof Bosak, nazionalista della destra liberista, come ampiamente previsto anche nel nostro articolo, ha preso il 6,8% dei voti, piuttosto uniformemente sul territorio, con una lieve punta del 9% in Podcarpazia e un forte sostegno tra i giovani, dove raggiungerebbe il 22% stando ai sondaggi. Ora la sua Konfederacja euroscettica – che al ballottaggio «incoraggia i suoi sostenitori a votare secondo la loro coscienza e ragione» – si pone come terza forza politica in Polonia.
Kosiniak-Kamysz e Biedroń, risultati deludenti per due potenziali alleati europeisti di Trzaskowski
Bosak ha infatti superato sia Kosiniak-Kamysz (2,4%), leader del Partito Popolare ruralista, sia l’attivista antiomofobia Robert Biedroń (2,2%), sostenuto dal centrosinistra. Kosiniak-Kamysz a novembre raggiunse l’8,6%; va detto che il suo partito è abituato a magri risultati quando presenta un proprio esponente alle presidenziali, tuttavia i sondaggi gli prospettavano un consenso almeno doppio, sebbene il rinvio delle elezioni da maggio a giugno lo abbia logorato.
Anche Robert Biedroń è parso molto sottotono: sebbene in termini assoluti porta a casa qualche migliaio di voto in più rispetto a quanto prese cinque anni fa la candidata Magdalena Ogórek, la percentuale di Biedroń è più bassa, a causa dell’affluenza maggiore di questa tornata; eppure si pensava che l’attivista avesse un consenso maggiore, anche considerando che meno di un anno fa la coalizione socialdemocratica che lo appoggia raggiunse il 12,6% e 49 scranni parlamentari, dei quali 19 per la formazione politica “Wiosna” da lui fondata. Biedroń ha assicurato il suo sostegno a Trzaskowski, sul quale tra l’altro era già confluito metà dell’elettorato socialdemocratico, forse nel timore di un’elezione al primo turno di Duda.
Kosiniak-Kamysz sostiene che il voto a Trzaskowski sia stato frutto di una polarizzazione divisiva e di una scelta del “male minore”; tuttavia rivendica che la propria campagna elettorale era programmatica anziché impostata sullo scontro anti-Duda, come invece avrebbe fatto Trzaskowski, il quale ha presentato il suo programma solamente l’ultimo giorno di campagna elettorale. Per cui, almeno per il momento, preferisce non offrire un appoggio esplicito. Va ricordato comunque che alle europee dello scorso anno entrò a far parte della Koalicja Europejska assieme al partito di Trzaskowski, anch’egli aderente al Partito Popolare Europeo, e pure alle ultime legislative si verificò un accordo di desistenza al Senato per scalzare i senatori del PiS.
Le briciole degli altri cinque candidati: a chi?
Restano ampiamente sotto l’1% i restanti candidati: allo 0,2% Stanisław Żółtek e Marek Jakubiak; 0,1% per Paweł Tanajno, Waldemar Witkowski e Mirosław Piotrowski. Complessivamente questi oltre 150.000 voti potrebbero avere un certo valore nella partita del ballottaggio.
Jakubiak ha parlato dell’eventualità di una vittoria di Trzaskowski nei termini di una “disgrazia”, lasciando intendere il suo sostegno a Duda. Così pure Piotrowski, che pone come condizione del suo sostegno la «piena protezione della vita» e il ritiro della ratifica della Convenzione di Istanbul, la quale con la scusa di contrastare la violenza sulle donne introdurrebbe l’ideologia gender, secondo i detrattori; sicuramente Piotrowski è più vicino a Duda.
Żółtek, esponente della destra liberista (non troppo distante da Bosak) che si lamenta di essere più popolare su internet che non nelle urne, ha dichiarato che non voterà il presidente uscente; ma al momento neppure Trzaskowski: «Se fosse favorevole al taglio delle tasse e cambiasse il suo approccio all’Unione Europea, allora lo sosterrei. Ma non lo farà». Così pure Tanajno, libertario pro-democrazia diretta, afferma di non sostenere candidati al ballottaggio.
Il sindacalista Witkowski, dichiarando di voler prima ascoltare i suoi elettori, non ha escluso alcuna soluzione – neppure il voto per Duda – e in molti si sono scatenati: gran parte si orienterà per Trzaskowski in funzione anti-PiS per tutelare lo stato di diritto, l’alternanza democratica, i diritti delle minoranze LGBT e la cooperazione europea, qualcuno si asterrà ma ci sono anche elettori che preferiscono guardare a Duda e alla direzione economica che ha scelto il PiS: sussidi per le famiglie, aumento dello stipendio minimo, intervento pubblico nell’economia.
I polacchi all’esterno scelgono Trzaskowski, pure in Italia (ma non a Roma)
Se Duda ha il sostegno dei polacchi residenti in Canada e negli USA – soprattutto negli stati centrali – nella maggior parte degli altri paesi, Gran Bretagna compresa, ha prevalso Trzaskowski in questo turno di elezioni. Anche in Italia la maggioranza relativa dei voti (47,1%) l’ha ottenuta il sindaco di Varsavia, contro il 31,5% del presidente uscente. Se il seggio “Roma 1” vede prevalere Duda (45,4% VS 35,7%), a “Roma 2” Trzaskowski ha il 46,4% e in quello più popolato del consolato di Milano – che copre i polacchi che vivono nell’Italia settentrionale – il candidato della Piattaforma Civica ha quasi il triplo dei voti dello sfidante: 56,9% contro il 19,2% di Duda.
Come andrà il ballottaggio?
La partita è davvero aperta. Ipotizzando uno schieramento compatto, Trzaskowski (30,3%) oltre a Biedroń (2,2%) dovrebbe avere l’appoggio di Hołownia (13,9%) e Kosiniak-Kamysz (2,4%), oltre a qualche briciola dai minori (0,2%), per un totale di circa 49% per il sindaco di Varsavia.
Duda (43,4%) avrebbe invece il sostegno di gran parte dell’elettorato di Bosak (6,8%) e di altri minori, superando il 50%. Alla vigilia delle elezioni, per via di una sovrastima di Biedroń e Kosiniak-Kamysz, sembrava che i rapporti di forza fossero invece 51 per Trzaskowski contro 49 per Duda; ora sono invertiti, ma non è detto che l’elettorato di Bosak che agisce “secondo coscienza” sia compatto a favore di Duda quanto lo saranno invece gli elettori anti-PiS che si orienteranno per Trzaskowski. È vero, Duda è meno europeista e condivide molte idee tradizionali in ambito sociale, eppure l’“assistenzialismo” del PiS è ben lontano dalle proposte radicalmente liberiste e anti-partitocrazia che propone l’estrema destra polacca.
Trzaskowski probabilmente punterà a mantenere compatto l’elettorato in funzione antagonistica a Duda, ritenuto una debole marionetta di Kaczyński che presiede il PiS. Dal canto suo, Duda potrebbe marcare le posizioni “identitarie” per convincere chi ha votato Bosak, senza mettere troppo in evidenza le misure di welfare che sono care al proprio elettorato.