Corte Costituzionale tedesca, la BCE risponde all’ultimatum: “ecco le carte”
Corte Costituzionale tedesca, la BCE risponde all’ultimatum: “ecco le carte”. La BCE difende l’accountability e l’indipendenza del proprio operato
Ci sono evoluzioni sul fronte della controversia che ha coinvolto la BCE e la Corte costituzionale tedesca. A maggio scorso, una sentenza della corte costituzionale tedesca aveva dichiarato incostituzionale per lo stato tedesco il q.e. di Draghi.
La sentenza ha suscitato un vivo dibattito internazionale, risvegliando i “sovranisti” di mezza Europa che hanno visto nella decisione della Corte tedesca una manifestazione di autonomia e indipendenza dello Stato dalle decisioni delle istituzioni europee sovranazionali.
Oggi, però, la soluzione sembrerebbe essere vicina.
Di fatti, sta per scadere l’ “ultimatum” di 3 mesi che la Corte costituzionale tedesca ha lanciato alla BCE affinché possa giustificare il Quantitative Easing del 2011-’12, dimostrando “in modo comprensibile e comprovato che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal PSPP non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica economica e fiscale risultanti dal programma.”
La BCE ha reagito prontamente con la decisione di mettere sul tavolo dei giudici tedeschi documenti confidenziali che mostrerebbero la legalità del Q.E.
Sarà probabilmente grazie a tali rapporti riservati – esito dei report che si sono svolti a Francoforte, durante le consuete riunioni di politica monetaria – che si riuscirà a mettere fine alla controversia.
La BCE difende l’accountability e l’indipendenza del proprio operato
La BCE ha tutto l’interesse nel difendere l’indipendenza e la legittimità del proprio operato, nonché la propria autorevolezza. Dunque, non c’era ragione di dubitare una mossa del genere. Rendendo trasparenti e accessibili i propri documenti riservati, la BCE sceglie di mettere a nudo quel Re che la Corte costituzionale tedesca vorrebbe deporre. In tal modo, la BCE acquista autorevolezza e credibilità agli occhi di chi avrebbe potuto pensare che fosse un’istituzione opaca, le cui decisioni non democratiche si ripercuotono sulla politica economica degli stati e dei parlamenti democraticamente eletti.
Ma i tedeschi insistono. L’economista e direttore del Walter Eucken Institut Lars Feld, fedelissimo della Merkel, ha pochi giorni fa ribadito: “ci deve essere una maggior convinzione che non si possa lasciar fare tutto alla BCE, per salvare le economie degli stati membri. Bisogna che i singoli governi contribuiscano dal lato fiscale per garantire la stabilità. Dal punto di vista tecnico, i paletti che Karlsruhe (la Corte costituzionale tedesca, Ndr) ritiene essenziali perché non si scivoli nella monetarizzazione del debito, impediscono alla banca centrale di comprare titoli senza alcun limite”.
Corte Costituzionale tedesca: il regolamento dei conti con la Corte di giustizia europea
Le parole di Field non sono un sasso nello stagno, ma esprimono un sentimento diffuso che torna ad essere egemone nel Paese nevralgico dell’Unione europea: un ritorno alla centralità della nazione che per gli europeisti più convinti risulta inconcepibile.
Infatti, da un punto di vista strettamente giuridico, per molti europeisti, la Corte Costituzionale tedesca ha invaso illecitamente il campo della Corte di Giustizia di Lussemburgo che è il massimo organo giudicante dell’Unione Europea, nonché l’unica Corte titolata a dirimere controversie che riguardano l’operato della BCE e delle istituzioni della UE.
Infatti, fa notare Pier Gaetano Marchetti “la tesi per cui i singoli stati tramite le loro corti supreme possono essi giudicare se l’azione di una istituzione europea sia rispettosa del principio di proporzionalità o di altri standard, indipendentemente dalla valutazione della Corte di Giustizia europea, ha in sé una enorme potenzialità disgregatrice”.
Considerazione condivisa, tra l’altro, anche da Antonio Padoa-Schippa secondo cui “la sentenza di Karlsruhe (la Corte Costituzionale tedesca, Ndr) pretende ingiustamente di accreditare la legittimità di una interpretazione a livello nazionale di una pronuncia della Corte di Giustizia europea, che è la sola Corte legittimata a pronunciarsi sui Trattati dai quali è retta la BCE”. Con la lucidità dell’osservatore attento agli interessi tedeschi sull’Europa, ha poi aggiunto: “Disattendere l’autonomia della BCE, che proprio la Germania ha voluto, appare comunque paradossale. Ma non penso che ciò accadrà. Anche a Berlino sono ben chiari a molti gli immensi vantaggi che sono derivati ai tedeschi dal mercato unico e dalla moneta comune”.
In ogni caso, la sentenza dell’Alta Corte Costituzionale tedesca appare come una vera e propria frecciata per regolare i conti con la Corte di Giustizia europea.
C’è chi vede nella sentenza dei giudici tedeschi un’operazione politica, piuttosto che sovranista o anti-integrazionista, avente come obiettivo quello di frenare eventuali scelte della BCE e della Commissione UE contrarie agli interessi dei Paesi frugali come l’Austria e l’Olanda che, da sempre orbitano attorno a “Madre” Germania.
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