Mes ultime notizie: il Movimento 5 Stelle, così come Lega e Fratelli d’Italia, è contrario allo strumento economico di sostegno di cui si sta discutendo fortemente in questi giorni. Molti forse non sanno il perché di questa contrarietà, che invero risale al lontano settembre 2012, quando Claudio Messora, autore di Byoblu, fece una lunga disamina sul Meccanismo europeo di stabilità, considerandolo “un trattato che istituisce un’organizzazione finanziaria che influisce pesantemente sulle nostre sorti economiche” e, ancora, “un programma di pesanti condizionalità ed espropri” che avrebbe ceduto parti di sovranità soggiogando economicamente un Paese ai diktat della Troika.
Mes ultime notizie: M5S contrario, dove e quando tutto è iniziato
Forte era l’esempio lampante della Grecia, messa in ginocchia dal ricorso obbligato al Mes. “Il Fondo monetario internazionale ha imposto la privatizzazione e quindi la cessione al mercato di tutti i più grandi asset del Paese, come gli aeroporti, le poste e le autostrade”, le parole di Messora ricordate da un recente articolo pubblicato sul Sole 24 Ore. Si iniziò a parlare di strozzinaggio europeo nei confronti dei singoli Stati, si criticava la norma del pareggio di bilancio, ci si scagliava contro l’indebitamento causato dal piano di salvataggio, si difendeva la sovranità di un Paese.
Il Movimento 5 Stelle, anche a causa di un rilancio del post nel blog di Beppe Grillo, si riunì attorno a questo concetto di Mes “malvagio” e il pensiero comune è rimasto tale fino a ora, anche se sono passati ormai 8 anni da quel lontano settembre 2012 e perfino il Mes (a cui molti Paesi come Spagna e Portogallo hanno fatto ricorso) è cambiato. Anche per questo motivo molti media parlano di posizione “ideologica” del M5S nei confronti del Mes attuale, piuttosto che razionale e coerente con i tempi che stiamo vivendo. Ma la verità che serpeggia oggi nel M5S è una sola: bisogna restare uniti per evitare di cadere. E l’unione politica ruota spesso attorno a un tema (e a un nemico) comune. E in questo caso, questo tema (e questo nemico) è il Mes. Non è un caso che nei programmi elettorali del Movimento, dal 2013 al 2018, si ribadisce l’intenzione di smantellare il Mes e la Troika.
Cosa potrebbe far cambiare idea al M5S?
Dopo la pandemia, ecco un nuovo piano di aiuti (Pandemic crisis support), che per l’Italia significherebbe avere circa 36 miliardi di euro, ovvero risorse fino al 2% del Pil, pagando un interesse annuo quasi nullo (0,1%), che servirebbero per finanziare un piano di ristrutturazione sanitaria del nostro Paese. Eppure c’è sempre quell’acronimo che resta: Mes. Il Movimento 5 Stelle è in crisi, la sua popolarità è lontana dai consensi di un tempo, dire sì al Mes equivarrebbe a istituzionalizzarsi, con possibili ricadute sul suo elettorato. Se il M5S fosse d’accordo con il Mes, infatti, perderebbe parte dei suoi elettori, ma non ne conquisterebbe nemmeno uno che oggi vota altri partiti. Servirebbe dunque un piano comunicativo piuttosto importante per giustificare il cambio di passo e prove generali all’interno del gruppo ce ne sono.
Per un Fabio Massimo Castaldo che parla di “condizionalità che restano” e timore che si scavalchino “le libere scelte politiche” dell’esecutivo nazionale, c’è un Primo Di Nicola che si pone contro un mero “no ideologico” e un Carlo Sibilia che apre così: “Se vediamo soldi a portata di mano e a buon mercato, non siamo certo stupidi a non volerli utilizzare, ma c’è bisogno di avere la certezza che non siano una trappola, studiando attentamente le clausole”. Se queste ultime non ci sono, allora non avrebbe più senso chiamarlo Mes, perché “è diventato altra cosa”. E l’impressione è proprio quella: che tutto ruoti attorno a un nome. Caduto quello, anche la posizione ideologica cadrebbe, e allora si potrebbe fare un passo indietro sulle proprie scelte.
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