In tempo di pandemia da Covid-19 ogni virus rappresenta un rischio (e fa anche notizia). Nelle ultime settimane abbiamo sentito parlare di almeno 3 virus: uno, il Nipah Virus, è stata una fake news (o meglio: è esistito, ma 2 anni fa). Il secondo, attualmente emerso nelle cronache dei media e proveniente dalla Cina, è sotto sorveglianza (a quanto riportano dall’Oms). Il terzo, infine, è il Lyssavirus, ha ucciso un gatto ad Arezzo che, prima di morire, ha morso la padrona e altre tre persone. C’è da preoccuparsi? Quali sono i sintomi? E il contagio si può trasmettere da gatto all’uomo?
Lyssavirus: cos’è e com’è avvenuta l’infezione al gatto
Alla base del Lyssavirus c’è, come molto plausibilmente anche nel Covid-19, un pipistrello. Il gatto di Arezzo, infatti, è stato infettato dal cosiddetto West Caucasian Bat Lyssavirus. Secondo gli esiti degli studi effettuati su un campione di cervello del gatto, si è cercato di delineare una storia clinica di come sia potuta accadere l’infezione, scoprendo che è stato il frutto di numerose casualità. Come spiega il professor Canio Bonavoglia (ordinario di malattie infettive presso il Dipartimento di medicina veterinaria all’Università di Bari) al Corriere della Sera, “il passaggio del virus dal pipistrello ad animali domestici è come fare sei al superenalotto”. Insomma, un miracolo della statistica. La catena di trasmissione potrebbe essere stata la seguente, teorizzata dal professor Bonavoglia: “Un esemplare colpito da Lyssavirus è caduto a terra, paralizzato dalla malattia. Il gatto si è avvicinato ed è stato morso, quindi ha contratto l’infezione”.
Questo tipo di lyssavirus è stato isolato per la prima volta nel 2002 in un pipistrello del Caucaso. Il virus causa la rabbia, che sappiamo essere contagiosa anche per gli esseri umani, ai quali il virus può essere trasmesso da animali malati. Il Lyssavirus, infatti, è il virus della rabbia: Lyssa, infatti, era la dea greca del furore. In tempo di coronavirus, come dicevamo, c’è subito il timore che si possa scatenare un’altra epidemia. Tuttavia l’Associazione nazionale medici veterinari italiani, per voce del suo presidente Marco Melosi, ha voluto prontamente rassicurate tutti: “L’animale domestico ha sviluppato un’encefalite che si è manifestata anche con aggressività anomala”, sfociata nel morso alla padrona e ad altre tre persone.
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Sintomi nei gatti: ecco quali sono
I sintomi principali determinati dal lyssavirus nei gatti sono cambiamenti improvvisi di comportamento, anomala aggressività con tendenza a mordere chi è accanto, paralisi, difficoltà se non impossibilità nella deglutizione. “Non siamo di fronte a un caso di rabbia classica, per cui anche la vaccinazione disponibile potrebbe non essere efficace”, le parole di Melosi riportate da Wired. “Gli esperti lo stanno ancora studiando”, ma da quanto emerso finora, sembra comunque “molto improbabile la trasmissione da animale a essere umano”. Infatti, “dopo due settimane dai morsi ricevuti sia i proprietari sia il veterinario stanno bene”.
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