Dopo aver esaminato nel dettaglio l’anzianità politica dei senatori della XVI legislatura, il medesimo studio è stato ripetuto, sempre sfruttando i dati messi a disposizione da Open Parlamento aggiornati al 10 marzo 2011, per i membri della Camera dei Deputati.
La grande differenza di numero tra deputati e senatori, con i primi in numero doppio rispetto ai secondi, tratteggia da subito quali dovrebbero essere le fisiologiche differenze tra le due Camere.
In primo luogo perdono di importanza i valori minimi e massimi, legati più a singole personalità che ai gruppi parlamentari nel complesso; di concerto, l’incremento del numero di elementi aumenta l’importanza del valore medio e della deviazione standard come indici per misurare il grado di rinnovamento della classe dirigente che occupa l’Aula.
Esaminando la tabella che mostra i parlamentari più longevi in termini di attività, si nota in realtà come siano sei i membri che hanno superato la soglia ideologica dei 10.000 giorni, a fronte – tenendo conto dei 30 giorni di discrepanza tra la rilevazione della Camera e quella del Senato – dei quattro del Senato. I due valori appaiono quindi in linea.
Dal punto di vista dei gruppi parlamentari si nota una certa omogeneità, con tre elementi UDC, due PD e un PdL. A questi si aggiungono due FLI – eletti nelle liste del PdL – e due appartenenti al Misto – uno eletto nelle fila dell’UDC e uno in quelle PdL.
Nella lista vi sono molti volti noti, e soprattutto due – Fini e Casini – che occupano il ruolo di leader di partito, a riprova del ruolo ancora considerevole che la generazione approdata alla politica negli anni ’80 ha nel Parlamento di oggi.
Se si valuta invece la data del primo ingresso in Parlamento, dove la “top ten” si allarga a dodici elementi a causa degli ex aequo, risultano essere otto i deputati entrati in Aula prima del 1980, contro i sei del Senato.
Analizzando il dato dal punto di vista dei gruppi parlamentari, si nota come la componente PD scenda ad un solo elemento, mentre restano due gli UDC – più uno ora nel Misto – e diventano quattro i membri del PdL, più due poi passati a FLI e due al Misto.
In questa seconda tabella compaiono molti nomi che non sono presenti nella prima, e che anzi mostrano valori relativamente bassi: questi dati evidenziano un fenomeno, relativamente comune in realtà nel Parlamento, che va ben oltre la mancata elezione per uno o due mandati di un particolare deputato, ma che ha invece visto il ritorno sulla scena, nelle ultime due legislature, di diversi onorevoli fuori dal Parlamento dai tempi della Prima Repubblica.
Se l’anzianità media della Camera è di circa un anno inferiore a quella del Senato, vi sono molte differenze tra le due Camere se si osserva lo spaccato dei gruppi parlamentari. È infatti in questo caso il gruppo Misto ad avere il valore medio più alto, prossimo ai 4.000 giorni, seguito da FLI, UDC, PdL, PD, Lega, IdV e, gruppo con la composizione più giovane, Responsabili.
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[ad]Rispetto al Senato, la vittoria del 2008 è stata sfrutta alla Camera in maniera più proficua, con 82 parlamentari alla prima legislatura su un totale di 228; la vera differenza tra le due Aule è però situata nei parlamentari con maggiore anzianità, ed in special modo tra coloro che hanno alle spalle due legislature.
Completamente differente rispetto al Senato è invece lo spaccato di FLI: alla Camera paiono infatti essere i membri più anziani ad aver voltato le spalle alla formazione di Berlusconi, segno del progressivo distacco tra la destra storica rappresentata dal MSI e la politica perseguita dal PdL. La presenza in questa formazione di veterani della politica come Fini e Tremaglia, unita alle scarse dimensioni del gruppo, rende l’anzianità media di FLI molto alta, ma l’elevata varianza è anche indice di una discreta presenza giovanile, anche se fondata più su coloro che sono alla seconda legislatura che sulle new entry, essenziale per dare un futuro alla formazione finiana.
Il Partito Democratico porta in Aula il medesimo numero di new entry del PdL, ma su un totale di gruppo inferiore di 22 unità. Questo fattore, unito all’ampia delegazione con alle spalle due legislature, è il motivo delle migliori prestazioni del PD rispetto al PdL in termini di capacità di rinnovamento generazionale.
Particolarmente interessante è però il raffronto tra PD e Lega Nord. I due partiti hanno un tempo medio molto simile (appena 50 giorni di differenza), ma i grafici mostrano un andamento molto differente. Il PD mostra l’andamento di un partito sostanzialmente stabile, con una struttura piramidale di andamento piuttosto dolce tra i vari gradini rappresentati dalle legislature. La Lega, come evidenziato anche dalla maggiore deviazione standard, mostra i segni caratteristici di un partito in forte espansione: un elevatissimo numero di giovani alla prima legislatura, ma un peso abbastanza rilevante rispetto al totale delle figure storiche. Non si può parlare quindi di ricambio generazionale e rinnovamento della classe dirigente per questa formazione, quanto piuttosto di mantenimento dei vecchi volti unito all’aggiunta di un gran numero di nuovi ingressi.
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L’Italia dei Valori mostra un andamento analogo a quello della Lega, anche se, essendo una formazione di per sé più giovane, non evidenzia al proprio interno elementi di particolare anzianità.
Il partito centrista di Casini dimostra invece una forte incapacità di rinnovamento interno, come mostra lo scarso numero di esponenti entrati in Parlamento nell’ultima legislatura. Oltre al peso rilevante delle figure storiche, colpisce il peso rilevante della quota di coloro che hanno alle spalle due legislature, come se l’UDC vivesse ancora della rendita di un ricambio generazionale avvenuto in occasione delle elezioni del 2006.
[ad]Particolarmente interessanti sono infine i grafici relativi al gruppo Misto e a quello dei Responsabili, rispettivamente la formazione più anziana e più giovane della Camera dei Deputati.
Il Misto rappresenta tutti coloro che, per ideologia o per calcolo, si sono posti al di fuori delle consuete formazioni partitiche – assieme naturalmente agli esponenti delle minoranze linguistiche. Dall’analisi emerge che a fare questa scelta sono soprattutto gli anziani della politica, nomi storici come La Malfa o Tabacci fuoriusciti dai partiti con i quali erano stati candidati.
Al contrario il gruppo dei Responsabili è nato recentemente per coagulare in un’unica formazione i delusi di FLI e gli esponenti del Misto che volevano sostenere esplicitamente il govenro e tornare nella maggioranza senza aderire però a PdL o Lega. Il gruppo, come si vede, è molto giovane, e se da un lato possono insorgere dubbi sui reali propositi di parlamentari giovani, senza pacchetti di voti legati alla propria personalità e quindi senza garanzie certe di rielezione se dovessero contare solo sulle proprie forze, dall’altro per Berlusconi è un segnale positivo essere riuscito a raccogliere un gruppo di giovani, tra cui possono celarsi i dirigenti del domani, in suo sostegno.
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Dall’analisi regione per regione si vede come ve ne siano solamente tre – Abruzzo, Calabria e Molise – a superare la soglia psicologica del valore medio di 3.000 giorni, ma più di tutto colpisce come una regione in grado di produrre ben 99 deputati come la Lombardia abbia un valore molto prossimo a tale soglia, anche tenendo conto che due dei dieci parlamentari con maggior anzianità sono stati eletti in questa regione.
Se per ciascuna regione si esamina lo spaccato dei gruppi parlamentari, è possibile osservare in dettaglio il comportamento dei partiti sul territorio. Come per il Senato, si possono prendere a titolo esemplificativo una regione a maggioranza di centrosinistra, una in cui domina il PdL ed una a trazione leghista.
[ad]In Emilia Romagna i tre principali partiti – PD, PdL e Lega – presentano valori relativamente vicini, con il PD circa 200 giorni sotto al PdL e la Lega circa 200 sotto al PD. Tutte e tre le formazioni hanno incrementato il numero di deputati (di uno PD e PdL, di due la Lega), dimostrando a conti fatti un’analoga capacità di svecchiamento della classe dirigente.
In Sicilia la situazione è completamente differente. Sebbene il PdL sia in grado di contare su una delegazione di deputati doppia rispetto al PD, doppia è anche l’anzianità parlamentare dei suoi deputati. In una regione in cui è sempre storicamente stato debole, il centrosinistra ha quindi puntato su un rinnovamento sostanzioso della propria classe dirigente, in presenza per di più di un calo di tre unità della propria delegazione di parlamentari, laddove il PdL non ha saputo approfittare della propria posizione predominante e di un incremento di quattro parlamentari per eseguire un’adeguata operazione di inserimento di nuove leve tra i propri deputati dell’isola.
In Veneto, infine, la violenta espansione della Lega ha portato ad un incremento di ben undici unità, a scapito di PD (-3) e soprattutto PdL (-5). Eppure, in questa situazione, è stato ancora il PD a portare in Parlamento i deputati con la minore anzianità, segno di come nel PdL si sia cercato principalmente di conservare l’elezione di coloro che già erano stati eletti in passato, e nella Lega ci si sia limitati invece a fare spazio alle nuove leve sfruttando i maggiori posti a disposizione, senza un vero ricambio.
Utilizzando infine il sesso dei deputati come elemento discriminante ai fini dell’analisi, emerge come le donne – il 21% circa del totale – abbiano un’anzianità di circa 700 giorni inferiore a quella dei colleghi maschi.
Dallo spaccato per gruppo parlamentare, conteggiando semplicemente il numero di donne presenti in ciascuna formazione spicca il valore del PD, in grado di vantare delle quote rosa intorno al 40% e di contenere da solo il 45% delle donne dell’intera Camera dei Deputati.
Analizzando per anzianità, e prendendo in esame per validità statistica solo i gruppi con una componente femminile di almeno dieci elementi (PD, PdL e Lega), emerge come sia ancora il PD a fare meglio della formazione berlusconiana, mentre il Carroccio riesce a fare meglio di entrambe sfruttando il maggior numero di posti a disposizione ottenuti nella XVI legislatura.
Alla Camera ancora più che al Senato si evidenziano quindi le differenze tra centrosinistra e centrodestra in termini di ricambio generazionale e capacità di presentazione e inserimento di nuovi parlamentari. L’unica notizia positiva per il futuro del berlusconismo come modello di destra è l’elevata anzianità dei componenti di FLI, che li presenta più come nostalgici del MSI che come forza di rinnovamento verso una nuova destra, e al contrario la bassa anzianità media dei Responsabili, un gruppo per ora unito solo dalla volontà di sostegno al governo ma che in futuro potrebbe costituire, se saprà trovare un’identità politica, una vera e propria terza gamba per la maggioranza a sostegno di Silvio Berlusconi.
Matteo Patané
(Blog dell’autore: Città Democratica)