Alla fine i “frugali” sembrano aver la meglio. La proposta di un compromesso tra l’Olanda, Austria, Danimarca, Finlandia e i Paesi mediterranei sul Recovery fund avanzata dal Presidente del Consiglio Charles Michel è stata respinta dai “Falchi del Nord”.
La proposta di Michel era semplice: bloccare gli aiuti verso uno Stato qualora non ci fosse il consenso dei governi. Ma è sull’unanimità che si sfascia la trattativa, con il Premier olandese Rutte che vorrebbe la possibilità di frenare gli aiuti anche per un solo veto di un governo e gli altri che contestano che tale opzione sarebbe “contro le regole dei trattati europei”. Il Presidente austriaco Kurz rincara la dose, volendo restringere ancor di più il volume delle sovvenzioni previste nel Recovery fund della Commissione Ue: 500 miliardi di finanziamenti a fondo perduto sarebbero troppi.
Al Consiglio la trincea dei “frugali”. Sul fronte opposto Conte e Sanchez.
La giornata di ieri è stata contrassegnata dal clima acceso tra il Presidente Conte, alleato del premier spagnolo Sanchez, e i Paesi “frugali” sul Recovery fund, nella fattispecie sulla possibilità che un singolo Paese ponga il veto sui finanziamenti da erogare a quei Paesi i cui Recovery plan non fossero “graditi” a uno dei Paesi membri del Consiglio europeo.
Il Premier Conte ha saputo muoversi su un terreno sdrucciolevole, andando a toccare il tasto dolente per l’Olanda del dumping fiscale, esigendo che sia affrontata in sede europea “una riforma organica della politica fiscale europea“
Il Presidente del Consiglio italiano ha parlato espressamente di approccio “ben poco costruttivo” da parte di alcuni Paesi che “dimostra scarsa consapevolezza sulla crisi epocale che l’Europa sta vivendo e sulla necessità di una pronta ed efficace reazione”. La proposta olandese di bloccare gli aiuti del Recovery fund attraverso un veto di un singolo Paese membro dell’Ue è “inaccettabile giuridicamente e politicamente perché altera l’assetto istituzionale europeo”, mentre è necessario secondo Conte “affrontare una volta per tutte” la questione dei surplus commerciali (riguardo il non rispetto delle regole da parte della Germania) e dei dumping fiscali “per competere ad armi pari”. Dunque, secondo il Premier, “l’Italia ha deciso di affrontare, di sua iniziativa, un percorso di riforme che le consentano di correre ma pretenderà una seria politica fiscale comune”.
Dal canto suo, l’Olanda ha replicato, innescando una battaglia sugli “sconti” sul contributo al bilancio comunitario: secondo Rutte lo sconto da 1,5 miliardi sul contributo olandese al bilancio comunitario 2021-2027 sarebbe troppo poco ed esige uno sconto maggiore per evitare quello che ritiene un aumento “sproporzionato” della sua quota “come conseguenza della Brexit“. Punto, questo, sostenuto anche dagli altri Paesi “frugali”, Austria in testa che chiede di tagliare in modo sostanziale l’ammontare degli aiuti rispetto ai 750 miliardi proposti dalla Commissione Ue e i 500 ridimensionati dalla Merkel.
Per quanto riguarda gli sconti, Svezia e Danimarca ottengono 25 milioni in più rispetto alla proposta di Michel, mentre l’Austria intasca 50 milioni in più. Per l’Olanda, la proposta di Michel prevedeva di mantenere al 20% i costi di raccolta dei dazi doganali per conto dell’Ue, anziché ridurli al 10%, ma l’Olanda chiede di più sui rebate, nonostante il porto di Rotterdam sia il principale snodo mercantile marittimo di tutta l’Europa.
Recovery fund: La proposta di Michel e la battaglia condotta dai “frugali”
Oltre al “freno di emergenza”, la proposta di Recovery fund avanzata da Michel contiene una rimodulazione nel rapporto tra il volume dei prestiti e quello delle sovvenzioni, a favore del primo. I finanziamenti a fondo perduto, nella nuova proposta, scenderebbero a 450 ( dai 500 secondo la revisione proposta dalla Merkel alla proposta di Recovery fund della Commissione Ue). I Prestiti, invece, aumenterebbero da 250 a 300 miliardi. Si prevede, però, un rafforzamento della Recovery and Resilience Facility di ben 15 miliardi, facendo aumentare il volume (da 310 a 325 miliardi) delle allocazioni dirette ai Paesi. Il taglio dei 50 miliardi, invece, riguarderebbe i trasferimenti previsti dalle altre voci del programma costituente il Recovery fund,
Inoltre, nella versione di Recovery fund proposta da Michel, il 60% dei fondi sarebbe distribuito in base a Pil e disoccupazione degli ultimi 5 anni e il 40% in base al calo della crescita nell’ultimo anno.
Sul cosiddetto “freno di emergenza” per l’elargizione dei fondi, la proposta di Michel prevede di bloccare l’esborso, avanzando le pregiudiziali nei confronti di un Paese al Consiglio europeo o all’Ecofin. Ma in quest’ambiguità sta il nocciolo della questione dello scontro tra Italia (e Paesi del Sud) da una parte e Olanda (e “frugali”) dall’altra.
L’Ecofin riunisce i ministri delle Finanze dell’eurozona ed è un’istituzione le cui decisioni sono prese principalmente a maggioranza qualificata, tranne le questioni fiscali decise all’unanimità. Per contro, nel Consiglio Europeo, le decisioni vengono prese all’unanimità o, a seconda dei casi, a maggioranza qualificata, a seconda dei casi.
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