Il Codice della Strada, talvolta, sa essere molto rigoroso nei confronti degli automobilisti che non rispettano le regole della circolazione stradale. Se in molte circostanze, la multa è la conseguenza più ovvia dopo un’infrazione – e gli automobilisti ben sanno quanto una sanzione di questo tipo possa essere pesante dal lato economico – è però vero che la legge prevede una ulteriore sanzione, più grave, nei confronti di chi viola le regole del CdS. Stiamo parlando della revoca patente di guida, ovvero una punizione di non rara applicazione pratica. Qui di seguito vogliamo focalizzarci proprio sulla revoca, osservandone i presupposti e facendo luce su come l’automobilista possa comportarsi nell’ipotesi la sua patente venga revocata. Facciamo chiarezza.
Revoca patente: di che si tratta? Le ragioni
Le sanzioni accessorie previste dal nostro Codice della Strada prevedono, insieme alle varie sanzioni amministrative, la possibilità della sospensione patente o della più grave revoca patente. Ma che cosa si intende formalmente per revoca? Ebbene, con la revoca patente abbiamo un provvedimento con cui viene disposta la cancellazione del documento di guida: ciò può accadere per le più diverse ragioni. Fattori che sono alla base della revoca sono, ad esempio: essere trovati dalle forze dell’ordine alla guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti; la recidiva di una precedente violazione delle regole del CdS; essere individuati dalla polizia mentre si guida contromano; la perdita dei requisiti psicofisici (perché magari in età molto avanzata o per qualche patologia invalidante che non permette il rinnovo della patente); l’omicidio stradale colposo; i motivi di pericolosità sociale o, ancora, la sostituzione della propria patente con un’altra rilasciata da uno Stato estero. Anche la circolazione durante il periodo di sospensione della patente o in caso di patente ritirata, può portare alla citata revoca. Come si può ben notare, dunque, tante sono le possibili situazioni pratiche che conducono a tale pesante conseguenza sanzionatoria: d’altra parte, la gravità di tali situazioni giustifica la decisione della revoca.
Chi dispone la revoca patente?
Il citato provvedimento di revoca patente, se collegato ad una condotta di guida non idonea e ad una infrazione alle regole CdS (o anche ad un reato inerente la circolazione stradale), è emesso dal Prefetto. In tali circostanze, l’agente delle forze dell’ordine che ha accertato la violazione delle regole del CdS deve darne comunicazione al Prefetto entro e non oltre i cinque giorni successivi. Il Prefetto poi sarà tenuto a redigere l’ordinanza di revoca patente e di consegna immediata del documento alla prefettura. Invece, nel caso di perdita dei requisiti psicofisici in modo permanente (per anzianità, malattia ecc.), la sanzione accessoria della revoca della patente è definitiva e viene accertata dall’unità sanitaria locale territorialmente competente, nonché disposta dal Dipartimento per i trasporti terrestri (motorizzazione civile).
Quali rischi a guidare con patente revocata?
È chiaro che, in ipotesi di revoca patente, l’interessato dalla sanzione accessoria citata, non può guidare alcun mezzo. Se lo fa, le norme sono molto severe, perché prevedono un’ammenda oscillante tra un minimo di 2.257 ed un massimo di 9.032 euro. Inoltre, nelle ipotesi di recidiva nei due anni successivi, sussiste il rischio concreto dell’arresto fino ad un anno.
Che cosa fare in caso di revoca?
A questo punto è lecito chiedersi cosa può fare l’automobilista che ha subito la revoca patente. Ebbene, rimarchiamo subito che in caso di perdita permanente dei requisiti di idoneità psicofisici, la revoca costituisce un provvedimento definitivo e irreversibile. In altre parole, pur astrattamente volendo, non sarà più ammesso riavere la patente di guida. Negli altri casi, è possibile recuperare la patente. In ipotesi di revoca per violazione delle regole del codice della strada, la durata della revoca del documento di guida è pari a due anni, dal giorno in cui è divenuto definitivo il provvedimento. Invece, tre anni di revoca, laddove la citata sanzione accessoria sia stata inflitta per guida sotto effetto di droghe o alcol. Analogamente, se la perdita dei requisiti psicofisici è soltanto legata ad un periodo, laddove cessi detta perdita, il patentato potrà svolgere una nuova visita psicofisica per riavere il documento di guida e superare quindi la revoca patente. In questo specifico caso, si potrà fare richiesta alla motorizzazione civile, sulla scorta dell’esito positivo della visita medica.
Concludendo, esiste però anche la via del ricorso, laddove l’automobilista si convinca che il provvedimento della PA si illegittimo, ingiusto o infondato. A seconda del motivo che ha condotto alla revoca, potrà essere competente a decidere il Ministero dei Trasporti, il giudice di Pace o anche il Tar. È anche possibile ottenere l’annullamento della revoca in esame, ma non solo: l’interessato potrà anche chiedere il risarcimento danni all’autorità. Egli dovrà però provare non soltanto l’illegittimità del provvedimento di revoca patente, ma anche e soprattutto la sussistenza di un danno patrimoniale o esistenziale, derivato dal divieto di guidare. Va da sè che per tutte queste attività sarà doveroso farsi assistere da un valido avvocato, ferrato in materia di CdS e circolazione stradale.
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