Recovery fund: trovato l’accordo, Italia incassa sussidi e più prestiti
Recovery fund: trovato l’accordo, Italia incassa più sussidi e più prestiti. L’Olanda rinuncia alla possibilità di porre veti all’accesso agli aiuti
La quarta giornata del vertice europeo sul Recovery fund con i Premier dei Ventisette Paesi membri si è conclusa quasi alle 6 del mattino di oggi.
Ad annunciare l’accordo finalmente raggiunto sul Recovery fund, dopo giorni di veti incrociati e dardi infuocati tra Falchi del Nord – cosiddetti “frugali” -, capitanati dall’Olanda, e Paesi mediterranei, con in testa Italia e Spagna, è Charles Michel con un tweet all’alba. Il Presidente del Consiglio europeo parla di “Deal” e annuncia che i capi di Stato e di governo dell’Ue hanno conseguito l’agognato accordo sul Recovery Fund.
La seduta del Consiglio europeo, 92 ore di negoziati, è passato come il negoziato più lungo della storia, battendo il record del vertice di Nizza di vent’anni fa.
Venendo ai punti dell’accordo, sarà prevista una mutualizzazione del debito da parte della Commissione europea. Spetterà ai singoli Parlamenti nazionali esprimersi su questi eurobond “light” che andranno a costituire una parte del fondo del Recovery fund costituito da sovvenzioni.
Ma la parte più consistente del Recovery fund sarà costituita da prestiti, così come fortemente voluto dai Paesi “frugali”. La base del Next generation Ue licenziato dalla Commissione Ue resta sostanzialmente inalterata, ma è diverso il rapporto tra il volume dei prestiti (aumentato) e quello delle sovvenzioni (diminuito).
Recovery fund: all’Italia 209 miliardi, Conte entusiasta
I termini ultimi dell’accordo sembrano premiare l’Italia che ottiene il 28% del totale: 208,8 miliardi di cui 82 di finanziamenti a fondo perduto e 127 di prestiti. Si tratta di 36 miliardi in più rispetto alla proposta di Next Generation Ue della commissione, la quale, tuttavia, a leggere le carte, si discostava già dalla narrazione giornalistica dei 172 miliardi. C’è da attendersi, quindi, che nei prossimi giorni le carte ci forniranno, anche in questo caso, altri numeri, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti netti, calcolati cioè detraendo i contributi da parte dell’Italia. In ogni caso, dei 36 miliardi in più, soltanto 2 miliardi saranno sotto forma di sovvenzioni, mentre i 34 restanti che vanno ad aggiungersi a quanto proposto dalla Comissione saranno sotto forma di prestiti.
In ogni caso, se si pensa che la volontà dell’Olanda e degli altri frugali era quella di ridurre al minimo le sovvenzioni e di vincolarli a riforme strutturali e potere di veto da parte anche solo di un Paese membro del Consiglio, il risultato per l’Italia, date le premesse, non può che essere considerato positivo.
Conte si è detto entusiasta e, con toni trionfalistici, ha spiegato che il Recovery fund “che abbiamo approvato è davvero molto consistente. Sono 750 miliardi, dei quali una buona parte andrà all’Italia. Il 28%, parliamo di 209 miliardi. Abbiamo anche migliorato l’intervento a nostro favore, se consideriamo la proposta originaria della Commissione Ue e della presidente von der Leyen”. Ha poi aggiunto: “Il governo italiano è forte. La verità è che l’approvazione di questo piano rafforza l’azione del governo italiano”.
L’Olanda rinuncia alla possibilità di porre veti all’accesso agli aiuti
Conte non si è lasciato sfuggire la stoccata finale ai Paesi frugali sia sul fronte dei sussidi del Recovery fund che avrebbero voluto fortemente limitare, sia sulla questione della governance, giacché i rigoristi esigevano il potere di veto ai recovery plain che i singoli Stati richiedenti i finanziamenti avrebbero presentato; un vero e proprio superamento della “linea rossa” delle regole dell’Ue, come ha avuto modo di definirla il Premier italiano. “Abbiamo respinto tentativi insidiosi di alterare la genuina vocazione di questo progetto europeo inserendo logiche intergovernative e la logica dei veti incrociati – ha dichiarato Conte – Non abbiamo rinunciato a indirizzare la ripresa verso quello che sono degli obiettivi politici ben precisi che condividiamo sia a livello europeo che a livello interno”.
Sulla governance del Recovery fund, dunque, l’Olanda e i frugali incassano una sconfitta: non ci sarà alcun veto dei Paesi membri. Il via libera ai finanziamenti dovrà avvenire in sede di Consiglio Ue a maggioranza qualificata in base alle proposte di recovery plain presentate dalla Commissione. Un Comitato economico e finanziario (Cef) avrà poi il compito di valutare e controllare il rispetto dei tempi e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali e di monitorarne l’azione.
Qualora un Paese, in sede del Cef (che sarà costituito dai ministri delle finanze dei Ventisette), ritenga ci siano vizi nell’operato di qualche Paese, può chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio europeo: questo è ciò che resta della proposta del “freno di emergenza” avanzato da Rutte e dagli altri frugali e fortemente ridimensionata, se non del tutto cancellata.
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