In materia di successioni ed eredità, ovvero temi che già svariate volte abbiamo trattato perché sempre attuali ed in grado di riguardare la vita e gli interessi di ogni individuo, c’è un termine che è usato tipicamente nel linguaggio dei giuristi, ovvero giudici, notai ed avvocati. Stiamo parlando del cosiddetto “testatore“, ovvero di un soggetto di cui di seguito vogliamo approfondire la figura, cercando di capire chi è, che ruolo ha e perché è necessario da un punto di vista giuridico. Facciamo chiarezza.
Testatore: chi è per il diritto?
Il diritto ha un suo preciso linguaggio tecnico, conseguentemente appare opportuno chiarire alcuni termini, consueti per gli addetti ai lavori, ma molto meno per chi non mastica norme e leggi tutti i giorni. Secondo le norme di diritto civile, chi è di fatto il testatore? Ebbene, tale figura altro non è che colui che farà o ha fatto il testamento. Ne abbiamo già parlato qui: la suddivisione dei beni che compongono l’eredità può aversi secondo uno dei due seguenti percorsi: in mancanza di testamento, in base alle regole del Codice Civile (successione legittima); oppure, in presenza di un testamento, facendo riferimento a quanto deciso dal testatore, ovvero il proprietario dei beni ereditari fino al momento della morte.
E non bisogna confondere il termine “testatore” con un altro termine che si riferisce sempre alla persona che passa a miglior vita, ma in altra chiave: ci riferiamo al “de cuius“. Con questo termine latino, si intende infatti il soggetto della cui eredità si tratta, sia che abbia fatto testamento sia che non l’abbia fatto; il testatore invece è proprio colui che di sua volontà ha redatto o redigerà l’atto con le sue ultime volontà. Inoltre, si è testatori indipendentemente dalle modalità con cui si redige il testamento (con assistenza del notaio oppure in forma olografa).
I requisiti per poter redigere testamento
Data la chiara delicatezza del ruolo di testatore, la legge ha previsto alcuni requisiti obbligatori per poter validamente fare testamento. Li ricordiamo schematicamente:
- età di almeno 18 anni;
- capacità di agire, vale a dire la capacità del soggetto di compiere atti validamente idonei ad incidere sulle situazioni giuridiche di cui ha titolarità. Tale capacita si acquista compiuti i 18 anni (art. 2 c.c.).
In altre parole, deve sempre trattarsi di un maggiorenne con capacità di intendere e volere, ma non solo: c’è un ulteriore requisito obbligatorio, rappresentato dall‘assenza – nei confronti del testatore – di sentenze di interdizione. In particolare, l’interdetto non può scrivere testamento a partire dalla data nella quale è pubblicata la sentenza di interdizione.
Rimarchiamo però un dettaglio degno di nota: la capacità di intendere e volere deve sussistere al momento della redazione del testamento e, pertanto, la sua eventuale assenza non rileva se si verifica dopo la redazione dell’atto di testamento, o prima di essa. Chi scrive il testamento deve quindi essere nel pieno possesso delle sue facoltà mentre lo redige e non deve, ad esempio, essere sotto l’effetto di droghe o alcol. Analogamente, la sua volontà non deve essere coartata da alcun soggetto. In mancanza del pieno possesso e/o esercizio delle proprie facoltà, il testamento è pertanto da ritenersi impugnabile, in modo da ottenerne l’annullamento.
Concludendo, ricordiamo ancora un aspetto interessante: secondo le norme vigenti, il cosiddetto “inabilitato” può comunque fare testamento, senza dover essere assistito o autorizzato da nessuno: anche la sua volontà deve infatti esprimersi in modo pienamente libero. Analogamente, anche la persona sottoposta ad amministrazione di sostegno può redigere testamento, divenendo quindi testatore: per legge infatti è libero di compiere ed è capace di compiere ogni atto che non sia subordinato all’assistenza o rappresentanza dell’amministratore.
Come si può vedere, il ruolo del testatore è quindi essenziale in materia successoria: chi decide di essere testatore deve essere garantito per quanto attiene all’esercizio dei suoi poteri ed alla redazione scritta delle proprie ultime volontà. Ecco perché la legge prevede le citate norme.
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