Italexit non retrocederà da obiettivo uscita Ue: TP intervista Thomas Fazi

Pubblicato il 28 Luglio 2020 alle 14:24 Autore: Eugenio Galioto

Abbiamo incontrato Thomas Fazi, una delle menti di Italexit. Obiettivo del nuovo partito: erodere il terreno delle destre, “sovraniste” per opportunismo.

Thomas Fazi
Italexit non retrocederà da obiettivo uscita Ue: TP intervista Thomas Fazi

La settimana appena trascorsa si lascia alle spalle due fatti destinati a cambiare il panorama politico italiano dei prossimi anni. E sono due elementi – uno di politica interna, l’altro di politica europea – profondamente intrecciati: l’esito della trattativa europea sul Recovery fund e il bilancio Ue 2021-2027 e la nascita di un nuovo partito “sovranista”: Italexit di Gianluigi Paragone, il quale a inizio luglio ha concesso a Termometro Politico un’intervista esclusiva.

Oggi abbiamo incontrato Thomas Fazi, una delle “menti” del progetto politico di Italexit, giornalista economico, coautore, assieme a Bill Mitchell, uno dei massimi esperti della “Teoria della moneta moderna”, del libro “Sovranità o barbarie. il ritorno della questione nazionale“.

Italexit non retrocederà da obiettivo uscita Ue: TP intervista Thomas Fazi

Fazi (Italexit): “le destre hanno cavalcato l’anti-europeismo, ma il loro sovranismo è di facciata”

Da sempre voce dell’anti-europeismo, Fazi è fermamente convinto che le opzioni cosiddette “sovraniste” in campo in Italia siano destinate a fallire il loro scopo, perché non sono caratterizzate da una natura anti-liberista, e dunque sono sostanzialmente organiche e compatibili con l’Unione europea delle banche e dei mercati finanziari. Italexit, invece, è un progetto che Fazi non esita a definire “socialista“, benché si collochi “oltre la destra e la sinistra”, poli di alternanza di un unico disegno “globalista” e “neoliberista”, sintetizzato in ultima istanza da ciò che è oggi l’Unione europea.

“Il nostro modello di politica economica si rifà alla Costituzione, in questo differiamo da Farage” – racconta Fazi a Termometro Politico, intervenendo sulle polemiche dei giorni scorsi circa l’endorsement di Farage a Paragone. E aggiunge: ” è un modello di “economia mista” caratterizzato da una forte attenzione per i diritti sociali e del lavoro, in una visione radicalmente anti-liberista”.

Riguardo all’intervento di acquisto della BCE dei titoli di debito per far fronte alla crisi pandemica – il famigerato Quantitative easing del programma Pepp – Fazi ritiene si tratti del “minimo indispensabile per tenere in piedi l’architettura europea”, ma “siamo soggetti alle decisioni arbitrarie della BCE che un domani potrebbe decidere di ridurre o cessare il programma di acquisto titoli”. Questo perché – chiarisce Fazi – “nei Paesi che detengono sovranità monetaria, il governo dichiara le proprie intenzioni di spesa e la Banca Centrale si adegua”, mentre “nell’euro-zona il rapporto tra Banca centrale e governo è totalmente ribaltato”, per cui “l’euro-zona vive un’anomia istituzionale che non ha pari nel mondo”.

“Erodere il terreno delle destre, occupando il campo lasciato vuoto dalle sinistre”: il piano di Italexit

Non risparmia parole di accusa contro la sinistra liberal “che ha perso qualsiasi legame con le istanze sociali e socialiste” della propria tradizione storica: “l’unica ragione per cui le destre oggi godono del consenso” che un tempo era prerogativa delle forze di sinistra si deve al fatto che queste forze oggi “si sono appiattita su posizioni liberiste, europeiste e filo-establishment“. “Sono queste forze di sinistre – aggiunge Fazi – a regalare il Paese alle destre”. Per questo, “la nascita di un nuovo polo politico – Italexit appunto – che ponga al centro della propria azione politica i diritti sociali, il lavoro, la Costituzione e la difesa della sovranità nazionale è la cosa che spaventa di più le destre, perché significa cominciare ad erodere il terreno che hanno avuto gioco facile occupare in maniera strumentale in questi anni”.

Incalzato sulla ricetta di Italexit per uscire dall’Ue e dall’euro, senza gravi ripercussioni finanziari e sull’instabilità dei mercati, Fazi ribadisce che “non è il momento per svelare le carte”, ma assicura che Italexit si è dotata dei migliori economisti “che hanno studiato a fondo la questione”.

“Il Recovery fund? Completa il commissariamento definitivo dell’Italia”

E a proposito della trattativa europea, svoltasi la settimana scorsa, Thomas Fazi definisce “sorprendente” la retorica sul Recovery fund, perché “dopo mesi e mesi di trattative estenuanti, quello che siamo riusciti ad ottenere è che nel corso dei prossimi anni riceveremo una somma di denaro equivalente a quella che la maggior parte dei Paesi al mondo ha messo in campo autonomamente, ricorrendo alla propria banca centrale e a forme di monetizzazione“. I fondi che otterremo, peraltro – spiega Fazi – saranno gestiti dalla Commissione europea, cioè “un organismo svincolato da qualunque meccanismo democratico”. Si certifica in questo modo il commissariamento definitivo dell’Italia.

A chi agita contro il sovranismo gli spettri del default, Fazi chiarisce: “la verità è che fuori dall’euro l’Italia non sarebbe un paese al collasso: al contrario, tornerebbe ad essere semplicemente un paese ‘normale’, che potrebbe tornare a fare affidamento su tutti i normalissimi strumenti di politica economica di uno Stato – tra cui il finanziamento monetario della spesa pubblica – per sostenere il proprio sistema sanitario e più in generale il proprio tessuto economico e sociale, senza necessariamente incorrere in conseguenze disastrose, invece di essere ridotto a elemosinare i soldi necessari per vivere ai suoi ‘partner’ europei, che non perdono occasione di umiliare e ricattare il nostro paese”.

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L'autore: Eugenio Galioto

Sociologo, un passato da ricercatore sociale e un presente da analista politico. Scrivo principalmente di economia e politica interna. Amo il jazz, ma considero l'improvvisazione qualcosa che solo i virtuosi possono permettersi.
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