Un’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat ha individuato i punti chiave del rapporto tra gli italiani e il conto corrente di cui sono titolari, in particolar modo sotto l’aspetto conoscitivo dei costi di gestione e delle spese in uscita relative allo stesso. È stata l’emergenza sanitaria a far emergere alcuni aspetti chiave del rapporto tra i correntisti e la loro banca di fiducia.
Conto corrente, quanto mi costi?
Il conto corrente ha un costo, che riconduce alle spese di gestione dello stesso, ma anche alle commissioni applicate su alcuni servizi che l’istituto di credito offre. Costi che possono essere azzerati in alcune banche, se il cliente accetta di aderire ad altri servizi offerti dall’istituto stesso. Costi che possono essere dati in offerta o in promozione (e quindi azzerati per un certo periodo tempo) se si diventa nuovi clienti di una banca, in particolar modo online. Certo è che durante l’emergenza sanitaria, con le cattive notizie che arrivavano da media e analisti, gli italiani, già di per sé risparmiatori, hanno ben pensato di valutare più adeguatamente il quaderno delle spese e dei costi in uscita, accorgendosi in realtà dei costi del proprio C/C.
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Costi conto corrente: c’è consapevolezza?
La consapevolezza che il conto corrente ha un costo c’è, ma diverse persone non sanno a quanto ammonti effettivamente questo costo. Tralasciando l’imposta di bollo per le giacenze superiori a 5.000 euro, per la quale le banche non possono fare nulla, al canone annuo del conto vanno aggiunte altre spese che però fanno parte di una quota variabile, come ad esempio prelevare presso Atm di altre banche, oppure le commissioni su bonifici e ricariche. Stando all’analisi sopraccitata, prima della pandemia, il 17,3% considerava il costo del conto corrente una voce pesante sul proprio budget e la maggior parte del campione intervistato avrebbe voluto intervenire, agendo per una sua riduzione. La percentuale, dopo l’emergenza sanitaria, è scesa al 16,1%, visto che l’asse delle priorità si è spostato altrove.
Circa 5.900.000 persone non conoscono esattamente i costi del proprio conto corrente, ovvero il 15% della torta totale: il 16,6% di questo campione è di genere femminile, contro un 12,5% di rappresentanza maschile, mentre la fascia di età media più “ignorante” in materia si attesta tra i 45 e i 54 anni. Nel periodo del lockdown, inoltre, il 14,6% dei correntisti italiani ha denunciato un aumento dei prezzi del conto corrente: ipotesi plausibile ma non veritiera. È infatti presumibile che molte persone, visto il contesto, si siano accorte di quanto costasse effettivamente il proprio conto, non ricordando di aumenti già stabiliti in passato, anche in maniera unilaterale, e accettati tacitamente.
Cambiare C/C: chi vuole farlo e perché
Il 16,9%, oggi, vorrebbe attuare un risparmio più consistente sul conto corrente, visto maggiormente come un parcheggio per i propri soldi e non certo una possibilità dove il denaro aumenti di valore (per questo ci sono i conti deposito, che però presentano tassi di interesse piuttosto bassi). Infatti, nel periodo del lockdown solamente il 4,8% dei correntisti ha cambiato conto, anche a causa delle difficoltà imposte dal lockdown. Dato più interessante è rilevato dalle motivazioni, visto che il 27% dei correntisti ha optato per il cambiamento perché il conto precedente non aveva un home banking adeguato o non aveva proprio questo tipo di servizio. Il 32,9% del campione analizzato che vorrebbe cambiare conto, invece, ha affermato che lo farà nel breve futuro, ma non prima di aver trovato l’offerta giusta.
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