Reddito di cittadinanza: decurtazione per cifre non spese. Quando scatta
Reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza: ecco i tagli per chi non spende tutto l’importo accreditato. Le norme di riferimento ed il meccanismo
È scritto nelle norme in tema di reddito di cittadinanza: se il destinatario di tale misura di sostegno contro la disoccupazione, non spende il denaro accreditato sulla RdC card, ovvero la carta prepagata in cui viene inserito materialmente l’importo del reddito, scatta la decurtazione dello stesso. In altre parole, allo Stato è riconosciuto il diritto di riprendersi nel mese successivo quanto non speso o prelevato, e ciò fino al 20% del reddito non consumato. Vediamo più nel dettaglio questo meccanismo.
Reddito di cittadinanza e tagli: il fondamento nelle norme
Come accennato, il meccanismo in questione è stato messo nero su bianco, tramite l’adozione del decreto attuativo di cui all’art. 3, comma 15 del D.L. n. 4 del 2019 (il cosiddetto “Decretone”), convertito con modificazioni nel Decreto 2 marzo 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 163 del 30 giugno 2020, avente il titolo: “Tempistiche per la fruizione del beneficio economico spettante ai nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza“.
Ora, ad integrazione ed attuazione di quanto sopra, è arrivato anche il messaggio di istruzioni dell’INPS (qui consultabile), che conferma la decurtazione: chi non sfrutta, per l’intera somma accreditata, il reddito di cittadinanza o la pensione di cittadinanza sarà tenuto a restituire le quote rimaste non spese. Insomma dette somme verranno recuperate dallo Stato. Il meccanismo funziona in automatico, ovvero scatterà la decurtazione il mese successivo.
Le suddette decurtazioni inizieranno dal prossimo settembre; come accennato, infatti, l’interessato deve spendere quanto previsto nel reddito (o pensione di cittadinanza): non può limitarsi dunque ad accantonare le somme. Il meccanismo in oggetto fa riferimento all’uso della carta Rdc per il pagamento di bollette, acquisto di cibo e altre spese consentite e coperte dalla carta. Ogni importo mensile va speso tutto, entro il mese successivo a quello di erogazione: altrimenti, scatterà il “taglio”, ossia una trattenuta dalla somma versata nel mese seguente.
Il perché del meccanismo di decurtazione
Ci si potrà domandare il perché di questo taglio alla misura di sostegno: ebbene, secondo il legislatore, la decurtazione è una conseguenza logica del mancato uso delle somme versate che, in quanto tale, è incompatibile con la situazione di difficoltà economica di chi riceve periodicamente reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza. In parole povere, viene prelevata quella parte della somma che, evidentemente, non serve al percettore, per soddisfare i suoi bisogni. Nel dettaglio, il meccanismo segue questo percorso: se l’ammontare non viene interamente speso dal beneficiario, quando il saldo restante al termine di ogni mese oltrepassa l’importo mensile del Reddito erogato quello stesso mese, scatterà la sottrazione della somma eccedente, che sarà appunto trattenuta nella prossima mensilità.
Vi sono però due limiti al meccanismo di decurtazione:
- il taglio non può oltrepassare il 20% dell’importo dell’assegno mensile da decurtare;
- se la somma eccedente è al di sotto degli 8 euro, non scatta alcun taglio.
Riassumendo: a che cosa deve stare dunque attento il percettore della pensione o reddito di cittadinanza? Ebbene, deve spendere ogni quota mensile accreditata entro il termine del mese successivo, per evitare la decurtazione: sarà essenziale dunque controllare con attenzione a quanto ammonta il saldo residuo della carta del reddito di cittadinanza.
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Concludendo, ricordiamo ancora che la prima decurtazione mensile scatterà dal settembre 2020, ma non sarà la sola. È prevista infatti una seconda decurtazione, semestrale, a partire da febbraio 2021. In quest’ultimo caso, il conteggio è appunto su base semestrale e fa riferimento agli eventuali arretrati erogati: si tiene conto di un lasso di tempo di 6 mesi per quanto riguarda l’incasso e la spesa di quanto versato come reddito di cittadinanza. Analogamente al meccanismo visto sopra, laddove il saldo residuo semestrale sia superiore al valore mensile massimo del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza incassati nel semestre, scatterà il taglio della differenza, al netto degli arretrati erogati e dell’ultimo accredito ottenuto.
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