L’ennesima operazione di make up del reale effettuato dalla politica e seguito a ruota da buona parte della stampa, si consuma sul tema migranti e Covid.
Covid e migranti: un’evidente correlazione?
Quando lo scorso 25 luglio Marco Minniti ha detto a Il Foglio che “C’è un’evidente correlazione tra immigrazione e Covid, e negarlo fa vincere Salvini”, l’ex Ministro dell’Interno ha scatenato la rabbia dei social di area che l’hanno definito “di destra”, “salviniano”, addirittura “razzista”. Alla stregua di una delatore da zittire in fretta e furia, anche gli ex compagni di partito e gli alleati di oggi, si sono affrettati a mettere a posto i pezzi confermando la linea denunciata dallo stesso, quella del negazionismo più convinto.
La sintesi perfetta la offre la Boschi tre giorni dopo su Il Corriere della Sera dove spiega che il virus non lo portano i migranti dato che tecnicamente è stato esportato dagli italiani in Africa con gli aerei e non da loro con i barconi.
Il medico di Lampedusa Bartolo, chiede al PD di dissociarsi dall’uscita di Minniti, e di prendere posizione in direzione contraria. Il tentativo di salvaguardia della reputazione degli immigrati prosegue e in un impeto buonista, Boccia confonde la nazionalità dei contagiati con il luogo di esposizione e dichiara che “sbagliato guardare alle frontiere, il 75% dei contagi sono italiani”.
Anche Matteo Villa dell’Ispi si attiva con grafici e tabelle per smentire l’ex capo del Viminale. “L’aumento degli sbarchi in Italia non è in nessun modo correlato con l’aumento del numero dei positivi” spiega e su twitter aggiunge: “I migranti non portano il Covid”. La stampa immigrazionista retwitta a mani basse.
Insomma, non solo gli immigrati sono CovidFree, se non lo importano, evidentemente il virus in Africa nemmeno c’è.
I migranti sono pericolosi untori?
Sul versante opposto la narrativa è l’esatto contrario per cui gli immigrati sono pericolosi untori. Una visione del mondo sintetizzata con il consueto garbo Salvini: “Il governo importa migranti infetti che sputazzano e infettano”.
Ma l’emergenza sanitaria, non è solo terreno per il solito doppio binario del buonismo contrapposto al cattivismo, è anche scenario di comportamenti al limite dello schizoide che vedono per protagonisti entrambi gli schieramenti. Da un lato la maggioranza prolunga lo stato d’emergenza, dice che non va abbassata la guardia ma se si tratta di immigrati “il virus non c’è”. Dall’altro, ci sono le opposizioni che ridimensionano la pericolosità del contagio al limite del negazionismo però poi, se di mezzo ci sono gli immigrati, e non certo i ragazzi in discoteca, il virus c’è ed è pure pericoloso.
Ora, è vero che gli immigrati irregolari, dal momento in cui entrano nel circuito dell’accoglienza, sono monitorati maggiormente di chi arriva in modo regolare. Chi sbarca infatti, viene sottoposto a tampone e quarantena ufficiale. È altrettanto vero però che proprio perché irregolari, molti immigrati non hanno nessun interesse a farsi riconoscere e contenere. Specialmente dopo che il Ministro Lamorgese ha dichiarato che i tunisini verranno rimandati indietro. Perché mai un migrante economico teoricamente prossimo al rimpatriato, dovrebbe farsi la quarantena senza tentare la fuga?
La risposta ce la offre la cronaca da settimane con decine di casi di migranti in fuga dai centri, da Pozzallo al centro accoglienza Mondo Migliore di Rocca di Papa dove tre migranti positivi sono fuggiti proprio ieri. Se come dice l’Ispi la percentuale dei positivi oscilla tra l’1,5 e il 2% di chi sbarca, su 8526 arrivi da luglio gli irregolari positivi sono 170. In assenza di centri in grado di garantire fin da subito il necessario isolamento e distanziamento, il rischio di contagio è continuo.
Il fatto che non ci sia una correlazione tra aumento degli arrivi di immigrati e aumento del contagio o che non sia statisticamente rilevabile, non vuol dire che il rischio non ci sia. Seppur modesto il rischio esiste e se non si controlla aumenta.
Puntare i riflettori sull’Africa?
Covid e migranti: c’è un altro aspetto di cui tenere conto. In questi giorni l’Italia sta puntando l’attenzione su Paesi a rischio come Spagna, Malta, Grecia e Croazia. Per settimane i fari sono stati puntati anche su Paesi come gli USA dove fa scalpore che vi siano state ad oggi oltre 200 mila vittime. Dell’Africa invece, terra d’origine della maggior parte degli immigrati irregolari, non si parla anche se sembra piuttosto realistico ritenere che la scarsità dei laboratori di analisi incida sui numeri ufficiali incredibilmente bassi. Forse non è un caso infatti se su un milione di casi di contagio, la metà riguarda il solo Sudafrica, il Paese più avanzato del continente e forse in grado di effettuare controlli maggiori rispetto agli Stati da cui proviene buona parte dei migranti che attraversano il Mediterraneo.
Ancora una volta negare che i migranti portino il virus o che pongano delle criticità specifiche significa fare puro negazionismo. Così come sostenere che vadano in giro a sputare e a contagiarci tutti. In un gioco di specchi che avvelena il dibattito politico e a ruota la copertura mediatica dell’argomento, da un lato si vuole alimentare la paura e la rabbia, dall’altro si nega tutto perché l’immagine dell’immigrato non va sporcata.
L’uscita di Minniti poteva essere l’occasione per iniziare una discussione nel merito, per aprire un confronto. Invece è solo un’altra occasione persa.
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