Il Vaticano e l’omofobia

omofobia

Le sconcertanti tesi dell’Arcivescovo Tomasi in sede ONU in materia di “diritto all’omofobia”

 

Il 22 marzo 2011 si è tenuto alla sede dell’ONU di Ginevra un dibattito generale dell’area Human Rights dedicato all’implementazione della Dichiarazione di Vienna tramite un programma di azione definito.

 

[ad]I temi trattati sono stati molteplici, e se tutti i convitati sono stati concordi nel definire i diritti umani una condizione imprescindibile per lo sviluppo della società umana ed una necessità inalienabile dei popoli, alcuni distinguo sono arrivati sulla definizione stessa di tali diritti.

Particolare scalpore ha suscitato l’intervento di Silvano Maria Tommasi (nella foto), Arcivescovo di Asolo (Veneto) dal 1999 e Osservatore permanente della Santa Sede per le Nazioni Unite dal 2003.

Di seguito il discorso integrale di Tommasi, come riportato da Radio Vaticana:

 

 

 

Mr. President,

 

the Holy See takes this opportunity to affirm the inherent dignity and worth of all human beings, and to condemn all violence that is targeted against people because of their sexual feelings and thoughts, or sexual behaviours.

 

We would also like to make several observations about the debates regarding “sexual orientation”.

 

First, there has been some unnecessary confusion about the meaning of the term “sexual orientation”, as found in resolutions and other texts adopted within the UN human rights system. The confusion is unnecessary because, in international law, a term must be interpreted in accordance with its ordinary meaning, unless the document has given it a different meaning. The ordinary meaning of “sexual orientation” refers to feelings and thoughts, not to behaviour.
Second, for the purposes of human rights law, there is a critical difference between feelings and thoughts, on the one hand, and behaviour, on the other. A state should never punish a person, or deprive a person of the enjoyment of any human right, based just on the person’s feelings and thoughts, including sexual thoughts and feelings. But states can, and must, regulate behaviours, including various sexual behaviours. Throughout the world, there is a consensus between societies that certain kinds of sexual behaviours must be forbidden by law. Paedophilia and incest are two examples.
Third, the Holy See wishes to affirm its deeply held belief that human sexuality is a gift that is genuinely expressed in the complete and lifelong mutual devotion of a man and a woman in marriage. Human sexuality, like any voluntary activity, possesses a moral dimension: it is an activity which puts the individual will at the service of a finality; it is not an “identity”. In other words, it comes from the action and not from the being, even though some tendencies or “sexual orientations” may have deep roots in the personality. Denying the moral dimension of sexuality leads to denying the freedom of the person in this matter, and undermines ultimately his/her ontological dignity. This belief about human nature is also shared by many other faith communities, and by other persons of conscience.
And finally, Mr. President, we wish to call attention to a disturbing trend in some of these social debates: people are being attacked for taking positions that do not support sexual behaviour between people of the same sex. When they express their moral beliefs or beliefs about human nature, which may also be expressions of religious convictions, or state opinions about scientific claims, they are stigmatised, and worse – they are vilified, and prosecuted. These attacks contradict the fundamental principles announced in three of the Council’s resolutions of this session. The truth is, these attacks are violations of fundamental human rights, and cannot be justified under any circumstances.
Thank you, Mr. President.

 

 

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Dal punto di vista meramente formale è innegabile che l’Arcivescovo Tomasi sia stato ineccepibile. La Convenzione di Vienna riporta, all’articolo 31:

 

 

 

1. A treaty shall be interpreted in good faith in accordance with the ordinary meaning to be given to the terms of the treaty in their context and in the light of its object and purpose.

 

[…]

 

4. A special meaning shall be given to a term if it is established that the parties so intended.

 

 

 

 

Al tempo stesso, l’idea dell’orientamento sessuale definito in base al pensiero e non al comportamento ha riscontro in svariati riferimenti bibliografici, tra cui www.equalityhumanrights, il documento dell’ILO ABC OF WOMEN WORKERS’ RIGHTS AND GENDER EQUALITY o la relazione di Amnesty International CRIMES OF HATE, CONSPIRANCY OF SILENCE.

 

 

 

[ad]Sulla base di queste premesse l’arcivescovo Tomasi costruisce il suo percoso logico: la definizione di orientamento sessuale, ovvero del diritto dell’uomo definito dalla Convenzione di Vienna, si limita a sentimenti e pensieri. Solo sentimenti e pensieri in termini di preferenza sessuale possono essere definiti un diritto, e non i comportamenti. In effetti, continua Tomasi, è innegabile come la legge non possa intervenire per censurare e punire deviazioni sessuali quando queste sono allo stadio di desiderio, ma può farlo e lo fa quando si esplicano a livello di comportamento; l’Arcivescovo cita incesto e pedofilia, due esempi abbstanza forti.

Come secondo pilastro del suo ragionamento, Tomasi porta il concetto di volontarietà dell’orientamento sessuale: la separazione tra l’identità personale e la sessualità diventa quindi motivo ulteriore per non considerare i comportamenti sessuali come diritti dell’uomo, relegandoli al rango di azioni volontarie e quindi soggette alla legge.

Poiché i comportamenti sessuali sono censurabili e non sono oggetto della Convenzione di Vienna, diventano a loro volta violazioni dei diritti dell’uomo le leggi contro l’omofobia e in generale gli atteggiamenti antiomofobi, in quanto lesivi del diritto di libertà di espressione e libertà di religione di chi crede che l’omosessualità sia una malattia o comunque una forma deviata e innaturale di sessualità.

Il messaggio di fondo delle opinioni e intenzioni vaticane è quindi evidente: non solo l’omosessualità dovrebbe essere da regolare legalmente alla stregua di pedofilia e incesto, ma le leggi contro l’omofobia devono intendersi al contrario come delle limitazioni alla libertà di espressione.

Il costrutto logico dell’Arcivescovo appare però costruito su misura per le tesi che intende dimostrare, e tralascia alcuni aspetti che di fatto possono e devono essere presi in considerazioni prima di arrivare alle conclusioni.

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[ad]In primo luogo colpisce l‘asimmetria del ragionamento di Tomasi: se consideriamo equivalenti il diritto di orientamento sessuale ed il diritto di espressione o di religione, si nota come nel castello logico dell’Arcivescovo il primo debba essere limitato alla sfera sentimentale e personale, mentre il secondo abbia bisogno, per realizzarsi appieno, della sfera comportamentale e quindi sociale. Secondo Tomasi, quindi, l’omosessualità – come esempio di libertà di orientamento sessuale – dovrebbe essere vissuta solo col pensiero, mentre la discriminazione degli omosessuali – come esempio di libertà di espressione – avrebbe bisogno della dimensione sociale per essere pienamente vissuta. Perché? Perché questa differenza? Tomasi non lo spiega.

La dimensione sociale concessa alla discriminazione degli omosessuali per l’Osservatore permanente della Santa Sede dovrebbe arrivare fino alla regolamentazione per via di legge. Le ragioni addotte da Tomasi derivano dal fatto che già oggi la legge regola alcuni comportamenti sessuali, portando come – legittimi – esempi pedofilia ed incesto. Qui si notano nel ragionamento dell’Arcivescovo due forzature, due tentativi inconsci di coprire con richiami emotivi l’assenza del ponte logico necessario a sostenere il ragionamento. Da un lato Tomasi tenta di racchiudere le possibilità di azione tra l’appartenenza ai diritti umani e la regolamentazione legale: in realtà vi sono mille comportamenti umani che non ricadono in nessuna delle due categorie. Al tempo stesso il fatto che alcuni comportamenti sessuali siano vietati dalla legge, ed il fatto che in generale i comportamenti sessuali possano essere oggetto di disciplica legislativa non implica che tali comportamenti debbano in generale essere oggetto di intervento degli Stati, né che i comportamenti attualmente censurati lo siano a causa del loro status di tendenze sessuali o in generale per giudizi morali. Perché la pedofilila, a cui Tomasi paragona l’omosessualità forse nella speranza che la forza dell’immagine chiuda la mente alle domande che dovrebbero invece essere poste, è vietata dalla legge? Perché lo stupro è vietato dalla legge, anche eterosessuale? La risposta è semplice: sono casi in cui quella che da un lato è libertà di espressione – in questo caso delle pulsioni sessuali – diventa dall’altro lato violenza. Chi subisce lo stupro non è consenziente. I minori, ma se è per questo anche ad esempio i diversamente abili, in quanto categoria sensibile e indifesa della popolazione, hanno da questo punto di vista ancora più tutele: la definizione di cosa è violenza verso la loro sfera personale diventa quindi ancora più ampia.

Le affermazioni di Tomasi si scontrano quindi con questo insuperabile blocco: il castello logico da lui costruito da un lato chiede il divieto per legge di pratiche condivise e accettate da tutti coloro che ne prendono parte, e dall’altro invece chiede la libertà di espressione verso atti che, per chi li subisce, costituiscono una forma di violenza e di privazione del libero arbitrio.

La valenza dell’intervento di Tomasi, dal punto di vista politico, è nulla: il dibattito, presso le nazioni Unite, è un atto dal valore legislativo nullo, e al più potrebbe servire solo come indicazione di voto per mozioni o risoluzioni, o come strumento politico di convincimento verso gli indecisi. Le posizioni molto forti espresse dall’Osservatore permanente della Santa Sede sono quindi da interpretare al di fuori del contesto politico, e sono la vera opinione del Vaticano in materia di omosessualità e omofobia. Un’opinione in aperto contrasto, a quanto pare, con quelli che sono i diritti dell’uomo.

 

(Blog dell’autore: Città Democratica)