Parliamo spesso di truffe effettuate tramite l’odiosa pratica del phishing: questa consiste nell’inviare delle e-mail alle vittime che replicano logo e interfaccia grafica dell’ente o istituto ufficiale di riferimento, che può essere Inps o Agenzia delle Entrate, ma anche Poste o una qualsiasi banca. In realtà sono messaggi ingannevoli che spesso contengono allegati che includono malware o link esterni in cui si richiede di inserire informazioni sensibili e dati personali, dati che poi vengono sottratti dai malintenzionati e usati per fini criminosi.
Falso rimborso fiscale Inps: truffe phishing, il comunicato
Con un comunicato del 14 agosto 2020 l’Inps ha informato i cittadini di nuove truffe di phishing in corso. “L’Inps segnala che sono ancora in atto tentativi di frode tramite phishing nei confronti degli utenti. Si invita a ignorare tutte le email che propongono di cliccare su un link per ottenere pagamenti e rimborsi da parte dell’Istituto o che segnalino, nel testo, presunte differenze nel travaso dei contributi previdenziali, invitando a cliccare sul link contenuto nell’e-mail”. Oltre alla sollecitazione a ignorare questo tipo di messaggi avente come oggetto un presunto e fittizio rimborso fiscale, forma di tutela che viene spesso ripetuta e ribadita dagli stessi enti istituzionali che nelle loro pagine pubblicano comunicazioni anti-frode per mettere in stato di attenti i contribuenti, l’Inps ricorda che “tutte le informazioni sulle prestazioni sono consultabili esclusivamente accedendo al portale istituzionale. È necessario, pertanto, fare attenzione alle comunicazioni che si ricevono, non cliccare sui link di queste email e verificare sempre l’indirizzo di provenienza”.
Non è la prima volta che l’Inps mette in guarda i contribuenti dalle truffe di phishing. Proprio due anni fa, sempre intorno a Ferragosto, come abbiamo scritto in questo articolo, erano in corso truffe di phishing aventi come oggetto falsi rimborsi fiscali, architettati appositamente per sottrarre dati sensibili ai poveri malcapitati. Anche allora, come oggi, le raccomandazioni dell’Istituto erano le stesse, precisando che nessun ente o istituto richiederebbe mai informazioni riservate via e-mail o per via telefonica.
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