Siccome in un mercatino di Roma ho messo le mani su un Novelliere (I e II) rilegato in vera pelle, ho deciso di comprarlo per la folle cifra di 2,50 euro e godermelo a casa. Ed è straordinario come la morale e gli occhi con cui si leggono storie semplici sia cambiata.
Prendiamo la Novella LIX: Federico II di Svevia aveva fatto impiccare un nobile d’alto lignaggio, reo di non si sa bene quale misfatto. Era stato giustiziato sul posto, appeso a un albero senza tante cerimonie ed era stato diramato ordine che rimanesse lì appeso, in modo che fosse da monito per gli altri. La sera stessa, un cavaliere di passaggio aveva trovato il corpo, e indignato per l’umiliazione del poveretto aveva dato ordine di tirarlo giù e portarlo via.
Solo al calar delle tenebre aveva scoperto di avere disobbedito a Federico II.
Terrorizzato di fare la stessa fine dell’impiccato, il cavaliere vaga per le campagne a caccia di un cadavere morto di recente, così da appenderlo dov’era il primo. Arriva in una cascina dove trova una donna in lacrime. Le chiede perché piange e lei, disperata, gli dice di avere appena perso il marito e che voleva morire anche lei. Lui la consola dicendole che pianti e lacrime non resuscitano i morti, e le fa una proposta: se lei gli lascia la salma del marito, la prenderà in moglie lui.
Lei si innamora del suo salvatore, insieme riesumano il cadavere del marito e lo portano all’albero, dove lo appendono. Il cavaliere fa notare che il primo impiccato era senza un dente, e ha paura Federico II noti la differenza. Lei rompe un dente al cadavere e domanda quali altri mutilazioni aveva. Sconvolto dall’intraprendenza, il cavaliere deduce che se lei non si fa scrupoli a sfregiare il corpo di chi diceva tanto di amare, non sarà una buona moglie. Così se ne va per i fatti suoi e la lascia lì, con il corpo appeso del marito.
All’epoca la “cattiva” era la donna, oggi sarebbe l’uomo
Non serve essere mister Empatia per capire che in quell’epoca una donna non aveva alternative all’essere sposata, e il marito poteva essere un fior di infame; te lo dovevi tenere comunque. Se moriva non avevi grandi speranze di sopravvivere, quindi se trovavi qualcuno disposto a prenderti da vedova – e non illibata – non ci pensavi due volte.
Anche a costo di dover sfregiare il cadavere del tuo ex.
Tutto questo veniva occultato e dato per giusto, tanto che la novella ritrae il cavaliere come il furbo che si salva la ghirba e lei come quella senza scrupoli. Ma lei non solo non aveva alternativa: era stata anche l’unica propositiva. Se il marito aveva tutti i denti, il cavaliere finiva impiccato. Qual era la proposta del cavaliere, a parte trovare i problemi?
Leggere questa roba è la più smaccata dimostrazione di come giudicare uomini del passato con la morale di oggi sia un’idiozia. Perché la nostra morale attuale cambierà di nuovo fino a diventare smaccatamente sbagliata agli occhi delle future generazioni, e non solo: ci sono buone probabilità la morale futura ci indignerà oltre ogni limite. Quei pederasti degli antichi greci, per esempio, se sentissero cosa pensiamo dell’età del consenso ci riderebbero dietro.
Certo, sarebbe interessante valutare le persone di oggi con i valori del futuro, invece che del passato o del presente. O almeno sarebbe una linea difensiva interessante in tribunale.