Stop al blocco licenziamenti a partire da martedì 18 agosto 2020. Il divieto di licenziamento, voluto per contrastare gli effetti sul mondo del lavoro determinati dall’emergenza sanitaria da coronavirus, era stato imposto fino al 17 agosto, tant’è che anche questo limite ha portato alla proroga della cassa integrazione, al fine di consentire ai lavoratori di mantenere il proprio posto e alle aziende di non fallire. Facile a dirsi, più difficile a concretizzarsi. A partire dal 18 agosto 2020, infatti, sono sei i casi in cui il lavoratore può essere licenziato. Andiamo a scoprire quali sono.
Stop blocco licenziamento: i 6 casi in cui si può essere allontanati
Il Decreto Agosto ha introdotto 6 casi in cui è possibile essere licenziati, 6 casi che sono diventati “operativi” solo dal 18 agosto. Ecco quali sono:
- Cessazione definitiva dell’attività d’impresa: le aziende in cessazione definitiva dell’attività con messa in liquidazione della stessa possono procedere al licenziamento dei lavoratori.
- Incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro in seguito ad accordo collettivo aziendale e con il lavoratore: in questo caso il licenziamento è possibile solo previo accordo collettivo aziendale di incentivo all’esodo, tramite accordo con il singolo dipendente per la risoluzione consensuale del rapporto lavorativo.
- Fallimento società con cessazione di attività: l’azienda che procede verso la cessazione dell’attività dopo il fallimento può procedere al licenziamento dei lavoratori dipendenti, fatta eccezione per quelli che lavorano in rami operativi non coinvolti dalla cessazione dell’attività.
- Al termine delle 18 settimane di cassa integrazione: la cassa integrazione è stata prorogata, ma una volta fruita tutta, è possibile procedere con il licenziamento del lavoratore;
- Al termine dei 4 mesi di esonero contributivo;
- Cambiamento organico con chiusura definitiva di una parte dell’azienda.
Gli ultimi tre casi non sono esplicitamente previsti dal decreto, ma sono comunque delle eventualità da considerare, e su cui diversi esperti sono concordi, che potrebbero portare al licenziamento del lavoratore dipendente.
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