Oggigiorno i marketplace sono una realtà sempre più diffusa e sempre più sono i privati che se ne servono per effettuare i propri acquisti. Tra essi, indubbiamente il più conosciuto a livello mondiale è Amazon, ovvero una società con un fatturato annuo di miliardi e miliardi di dollari. Altri altrettanto noti sono, ad esempio, eBay e Airbnb. Qui di seguito vogliamo però capire cosa si intende, da un punto di vista giuridico, per marketplace, quali sono i lati positivi di esso e quali le responsabilità del singolo e del gestore della piattaforma. Facciamo chiarezza.
Marketplace: di che si tratta?
Non bisogna confondere un marketplace con il tradizionale shopping online: infatti, i marketplace sono una sorta di supermercato virtuale in cui il cliente può trovare di tutto, ovvero una pluralità di beni e servizi offerti da più aziende, in concorrenza tra loro. L’e-commerce tradizionale, invece, prevede una sola azienda che di volta in volta fornisce beni e servizi ai clienti collegati via pc o smartphone, come una sorta di negozio sul web.
I marketplace offrono dunque una gamma di prodotti molto più ampia e diversificata di un qualsiasi negozio online, perché lo scambio di beni o l’ottenimento di una certa prestazione e servizio avviene con da una parte il singolo cliente, e dall’altra l’azienda da questi prescelta per il suo acquisto, nell’ambito dell’ampio bacino di aziende, produttori e venditori che propongono nel marketplace i loro prodotti, raggruppati per tipologia, prezzo o altre variabili. Con un marketplace, insomma, è come avere un gigantesco centro commerciale virtuale, in cui ogni marchio cerca di accaparrarsi la maggior fetta possibile di guadagni; il semplice e-commerce, invece, prevede una sola azienda che fornisce beni e servizi. È chiaro dunque che per l’utente è molto più vantaggioso rivolgersi ad un marketplace, invece che ad un servizio di e-commerce tradizionale.
In buona sostanza, i marketplace vanno intesi come un intermediario, che permette una più agevole e rapida interazione tra cliente e fornitore/venditore. Anzi, tali piattaforme sono particolarmente pratiche perché danno di solito al fornitore – ovvero all’azienda – ogni strumento utile alla vendita e massimizzare i ricavi: supporto tecnico, schede prodotto, strumenti di analisi, pubblicità a pagamento ecc.
Oggi è talmente ampio l’utilizzo dei marketplace, che sono state istituite ulteriori piattaforme che, a loro volta, si occupano di confrontare i prezzi e di raggruppare gli annunci commerciali, secondo vari criteri: si tratta dei cosiddetti aggregatori o comparatori di prezzi.
L’efficace funzionamento di un marketplace dipende da più variabili, non soltanto dalle azioni dei venditori e dei clienti presenti in esso. Infatti, anche fattori come, ad esempio, la catena della logistica e le società di consegna, ma anche il marketplace stesso e le sue regole interne, sono determinanti ai fini del successo o dell’insuccesso di questa sorta di centro commerciale online.
Quali sono i vantaggi di questo canale di vendita?
Certamente per i privati acquirenti, i lati positivi del marketplace non mancano:
- tali luoghi virtuali permettono di individuare in breve tempo, e comodamente da casa, tutta una serie di beni e servizi;
- è possibile inoltre fare delle ricerche istantanee e filtrare i prodotti per prezzo, marca ed altre variabili;
- le condizioni di acquisto sono generalmente esposte in modo chiaro e dettagliato, garantendo la sicurezza della transazione commerciale, possibile anche a rate.
Specialmente il nome di un certo markeplace, ovvero la sua popolarità, gioca un ruolo chiave nella scelta del cliente di avvalersi di esso, o meno, per i propri acquisti. Ecco spiegato perché società come Amazon o eBay hanno visto, negli ultimi anni, salire i loro profitti in modo vertiginoso, mentre altri luoghi di e-commerce, molto più anonimi, non registrano vendite significative.
Anche per quanto riguarda i venditori, il marketplace rappresenta una interessante opportunità, in quanto:
- con esso, si ha la possibilità concreta di raggiungere molti più potenziali clienti, residenti anche all’estero;
- questo canale di vendita può consentire ad una certa azienda di guadagnare fama e prestigio, andando ad occupare le prime posizioni nel proprio settore, se non la leadership;
- inoltre, il marketplace fornisce tutta una serie di strumenti “di supporto” al venditore/produttore, che certamente contribuiscono ad incrementare le vendite.
Ci si potrebbe però domandare come fa un certo marketplace a generare profitto, tale anzitutto da consentirgli di restare attivo sul web. Ebbene, sono fondamentalmente 4 le fonti di reddito a favore dei markeplace:
- commissioni per l’ordine;
- commissioni dell’acquirente (previste per potersi avvalere di migliori condizioni di vendita);
- servizi di ambito pubblicitario come ad esempio banner, annunci ecc.;
- servizi di logistica e consegna.
Ovviamente, tanto più un marketplace è conosciuto e frequentato dagli utenti del web, tanto più le possibilità di profitto aumenteranno, come insegnano note piattaforme come Amazon o Alibaba, giusto per citarne alcune.
Quali sono gli aspetti legali di rilievo?
Giuridicamente parlando, la compravendita di beni o servizi sui cosiddetti marketplace fa sì che acquirente e venditore stipulino un vero e proprio contratto. La caratteristica di tale contratto è che il gestore ne resta escluso, tanto che sono i singoli produttori/venditori a doversi occupare di informare il potenziale cliente su quelli che sono i prodotti venduti e le caratteristiche di ciascun prodotto (prezzo, modalità di contatto, garanzie, tipologie di pagamento ecc.). Come detto sopra, infatti, il marketplace è un mero intermediario.
Sul piano della responsabilità contrattuale, essa grava ovviamente sul venditore, essendo autonomo soggetto che opera con libertà sul marketplace: se il bene venduto è difettoso, malfunzionante o comunque non conforme a quello proposto nel catalogo web, oppure se quanto venduto produce danni a persone o cose, è il venditore in primis a doverne rispondere, anche con risarcimento; tuttavia, una recente sentenza americana, che abbiamo già avuto modo di commentare qui e che potrebbe aprire a nuovi scenari normativi, ritiene Amazon responsabile dal punto di vista oggettivo, tanto da prevedere proprio per essa un obbligo di risarcimento.
Se ti interessa saperne di più su che cos’è e come funziona il diritto all’oblio online, clicca qui.
Concludendo, anche il gestore della piattaforma deve sottostare al rispetto di una serie di regole. Deve infatti includere nel marketplace uno spazio ad hoc, dedicato ad eventuali segnalazioni e reclami, ma anche deve dare luogo ad attività di controllo su quanto avviene nel marketplace stesso, in modo da verificare il rispetto, da parte di ciascun venditore, delle norme previste in materia dal Codice del Consumo del 2005 che – lo sottolineiamo – si applica anche alle attività di commercio online, essendo in gioco un contratto a distanza (di cui abbiamo già parlato qui con riferimento al diritto di ripensamento).
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