Università e ripartenza: cosa succederà a settembre?
Università e ritorno in aula per lezioni ed esami: quali sono le indicazioni che emergono a livello ministeriale e dai vertici del mondo accademico? Facciamo il punto
In questi giorni uno dei temi più caldi, inclusi nell’agenda politica, è quello della riapertura scuole, di cui peraltro su queste pagine abbiamo già parlato diffusamente e parleremo ancora. D’altra parte, quella relativa all’insegnamento ed alla formazione scolastica non può che essere una questione delicata, coinvolgendo più di 8 milioni di studenti sparsi per la penisola che, a partire dal 14 settembre, dovranno fare i conti con una scuola, almeno per il momento, un po’ “diversa” dal solito, dovendo stare attenti a rispettare alcune regole di tutela della salute, come quella del distanziamento di almeno un metro e l’uso della mascherina, se tale distanziamento non è possibile averlo. Qui di seguito, tuttavia, vogliamo porre l’attenzione su un’altra questione altrettanto delicata, e degna dunque di considerazione: come funzionerà il ritorno alle lezioni all‘università? e quali sono state le parole usate dal ministro dell’università e della ricerca Gaetano Manfredi per fare il punto della situazione? Vediamolo.
Università e ritorno in aula: la tutela del diritto allo studio e le direttive da seguire
Come abbiamo già avuto modo di notare, la tutela di scuola e università e la garanzia dei servizi essenziali da esse offerti, trovano fondamento nella Costituzione, agli articoli 33 e 34, che difendono il valore del diritto allo studio. In un contesto come questo, è chiaro quindi che la questione della riapertura università è e resta centrale e va comunque affrontata.
Secondo i dati MIUR, anche gli studenti universitari iscritti in un ateneo italiano rappresentano una vasta collettività: infatti, sono più di un milione e mezzo coloro che hanno deciso di intraprendere un percorso formativo dopo il diploma di scuola superiore. Numeri importanti, dunque, che fanno intuire quanto sia rilevante risolvere anche la questione del ritorno in aula per gli studenti d’ateneo.
Due direttive – delineate dal Comitato tecnico scientifico – però sembrano già definire il nuovo scenario nelle università della penisola: distanziamento sociale ed uso della mascherina – portata da casa – per entrare in aula, biblioteca e ogni altro spazio condiviso. Potrà dunque essere tolta solo all’aperto. Ciò per garantire in modo certo e sicuro la ripartenza dei servizi formativi, a partire da inizio autunno. Il ministro Manfredi ha infatti chiarito che, a seguito dell’incontro tenutosi nell’ambito della Conferenza dei rettori italiani, la volontà dei vertici degli atenei italiani è quella di tornare alle ordinarie attività, il prima possibile. Ma soprattutto si vuole fare ritorno all’università senza prescindere dall’aula in presenza, ovvero dalla relazione docente-studenti, fondamentale sul piano formativo, oltre che interpersonale.
Università: aule piene soltanto al 50%
Tuttavia, come succede nelle aule scolastiche, anche nelle aule universitarie avremo uno scenario un po’ differente da quello consueto che – come ben sapranno coloro che l’università la frequentano o l’hanno frequentata – è sempre stato caratterizzato, negli ultimi anni, da aule spesso stracolme di studenti in ogni spazio. Ebbene, secondo il ministro Manfredi le lezioni ricominceranno in presenza, ma “con il riempimento al 50% delle aule con un’integrazione tra didattica in presenza e didattica a distanza“. I posti in aula saranno prenotabili dagli studenti, e sono già state ideate app per smartphone per consentire la prenotazione. Coloro che invece non potranno assistere alle lezioni, le seguiranno in streaming, ovvero in teledidattica.
Già previste, inoltre, istruzioni in tema di igienizzazione degli ambienti universitari: gli spazi dovranno, infatti, essere sanificati spesso e in ognuno di essi sarà possibile trovare gel igienizzanti per le mani, oltre che garantito il ricambio d’aria.
Attenzione particolare verso le matricole
Il numero uno del Ministero dell’università e ricerca ha poi aggiunto che: “Il nostro obiettivo è privilegiare le matricole perché vivono un momento di passaggio e devono avere la possibilità di capire come si frequenta un’università. Per i più grandi ci sarà maggiore didattica a distanza“. È chiaro che, soprattutto per coloro che dovranno frequentare per la prima volta le lezioni e dare di seguito i primi esami universitari, essere in aula e seguire la lezione “sul campo” è il modo più efficace per comprendere come il metodo di studio in ateneo sia ben diverso da quello tipicamente scolastico. Per coloro che, invece, sono iscritti da più tempo ci saranno maggiori occasioni di insegnamento a distanza, ovvero da remoto. D’altra parte, va pur ricordato che le università esclusivamente telematiche hanno registrato un vero e proprio boom dopo la fase di lockdown, rappresentando ormai un’alternativa concreta all’insegnamento tradizionale in aula.
Previsto un maggior coordinamento tra atenei ed enti locali
L’appena citato boom delle lezioni da seguire via pc viene, in qualche modo, “controbilanciato” da un significativo calo delle immatricolazioni presso gli atenei tradizionali, anche a seguito dell’epidemia da covid-19. Secondo il ministro Manfredi è dunque necessario attuare un programma di investimenti a favore di chi intende intraprendere gli studi universitari, attraverso un aumento dei premi delle borse di studio e una correlata diminuzione delle tasse universitarie, spesso di ammontare non esiguo. Ma non solo: dal ministro Manfredi ha auspicato, nelle prossime settimane e mesi, un maggior coordinamento tra università e regioni, con un piano di agevolazioni sia sugli alloggi per gli studenti fuori sede, sia sul piano dei trasporti, per chi si sposta giornalmente da una località all’altra, per seguire le lezioni e dare gli esami.
Concludendo, non resta che attendere ancora qualche settimana per capire come in concreto si evolverà la situazione e come sarà il ritorno alle lezioni all’università, tenendo però già ora ben presenti le indicazioni e le istruzioni delineate dal Ministero dell’università e ricerca.
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