Sospensione patente 2020: come fare ricorso e quando è possibile
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Abbiamo svariate volte parlato di Codice della Strada e delle regole da osservare mentre si è alla guida, ed ovviamente continueremo a farlo, stante la evidente attualità dei fatti che hanno a che fare con la circolazione dei veicoli. D’altronde tutti gli automobilisti sanno o dovrebbero sapere che, quando si è alla guida, è necessario rispettare sempre le prescrizioni di cui al Codice citato. L’ignoranza in merito alla legge vigente o un improvviso blackout della memoria non sono scusate, insomma. Talvolta è la voglia di rischiare al volante spingendo eccessivamente il piede sull’acceleratore – specialmente quando si è neopatentati e si vuol provare l’ebbrezza dell’alta velocità – talvolta il timore di arrivare in ritardo ad un appuntamento, ma non solo: moltissime sono le cause di trasgressione alle regole di circolazione. Violare le disposizioni di cui al CdS può comportare però anche serie conseguenze e sanzioni di vario tipo, per l’automobilista poco prudente o poco rispettoso delle norme. Tra queste, vogliamo qui focalizzarci in particolare sulla sospensione patente: come comportarsi in caso si ritenga ingiusto il provvedimento di sospensione della patente di guida? è possibile fare ricorso nelle circostanze si ritenga eccessiva la pena inflitta? Vediamolo.
Sospensione patente: di che si tratta?
La patente di guida, come tutti gli automobilisti ben sanno, consiste in quel titolo di abilitazione, necessario all’utilizzo di un mezzo a motore nella rete viaria italiana. Il percorso per ottenerlo prevede di frequentare le lezioni di una scuola guida e di guida, cui far seguire il superamento della prova di teoria e della prova pratica di guida. Tuttavia, il rilascio di questo documento non comporta il diritto per l’automobilista di poter contare sempre, ed in ogni caso, sulla sua efficacia e validità. Infatti, in ipotesi di trasgressioni non lievi a quelle che sono le regole del CdS, scatta la sospensione patente. Tra le più importanti violazioni, segnaliamo la guida in stato di ebbrezza, l’eccesso di velocità e la guida pericolosa. Inoltre, la patente di guida può essere sospesa anche laddove in sede di rinnovo si accerta la momentanea perdita dei requisiti psico-fisici, obbligatori per mettersi al volante.
Dal punto di vista tecnico-giuridico, la sospensione patente è da intendersi un esempio di sanzione amministrativa accessoria: infatti, essa si deve accompagnare sempre ad una sanzione principale, tanto da non poter mai essere inflitta come pena singola. Va altresì ricordato che, in base alla gravità del comportamento dell’automobilista che ha violato una o più regole del CdS, la citata sanzione principale può essere di carattere pecuniario (ovvero la multa), oppure può avere carattere penale. È sempre comunque il Prefetto della località in cui c’è stata la violazione, la figura istituzionale, tenuta per legge, ad infliggere detta sospensione patente, a seguito di richiesta formale inoltrata da parte delle forze dell’ordine o della magistratura. Nell’ordinanza di sospensione, il Prefetto deve in particolare indicare il periodo di tempo nel quale vale la sospensione, che varia a seconda della gravità della violazione, ovvero della regola violata: la sospensione è compresa tra un minimo di 15 giorni ed un massimo di ben 5 anni.
Come facilmente intuibile, a sospensione della patente implica il divieto di circolare sull’intera rete viaria italiana per l’automobilista che la subisce. La patente è di fatto ritirata.
Come funziona il ricorso contro la sospensione
L’automobilista potrebbe però ritenere che la sanzione accessoria rappresentata dalla sospensione patente sia ingiusta, eccessiva o comunque sproporzionata alla realtà dei fatti. Ebbene, la legge gli consente di tutelarsi in via giudiziaria, per ottenere una diminuzione del tempo di sospensione o per riottenere subito la piena efficacia del suo documento di guida. Bisognerà comunque servirsi del supporto di un avvocato, perché le norme non prevedono che il privato possa difendersi da solo, ovvero tale possibilità è ammessa solo in caso di ricorso al Prefetto, che vedremo tra poco.
Ci si può opporre alla sospensione patente innanzi ad un giudice oppure innanzi allo stesso Prefetto che ha emesso l’ordinanza. In ogni caso, e in attesa che sia emesso un giudizio sul ricorso contro la sospensione patente, se la sospensione viene violata, l’automobilista va incontro ad ulteriori sanzioni non lievi, quali la revoca della patente, una pena pecuniaria di alcune migliaia di euro e il fermo amministrativo del mezzo.
Ecco, in estrema sintesi, i rimedi contro la sospensione patente:
- ricorso al giudice di pace: da farsi nel termine di 60 giorni dalla data della notifica del provvedimento al guidatore. Il giudice di pace potrà o rigettare il ricorso perché infondato, oppure accoglierlo e disporre la revoca dell’ordinanza di sospensione, permettendo di nuovo al guidatore di circolare da subito con il suo mezzo;
- ricorso al prefetto: da farsi nel termine di 30 giorni dalla notifica della sanzione accessoria. Tale ricorso è sempre ammesso, tranne che in alcune particolari circostanze, come ad esempio l’aver già fatto ricorso al giudice di pace, oppure il fatto che la sospensione è stata decisa perché è in gioco un possibile illecito penale. Il ricorso, scritto, datato e firmato, può essere presentato sia con posta ordinaria mediante raccomandata a/r sia con PEC. L’interessato può domandare di essere ascoltato negli uffici della Prefettura. Il Prefetto potrà dunque o rigettare il ricorso, notificando la scelta entro 150 giorni (è ammesso contro il rigetto, il ricorso al giudice di pace); o non pronunciarsi, dando luogo ad una ipotesi di silenzio-assenso (passati 210 giorni dalla presentazione della domanda di annullamento), che di fatto dà ragione al ricorrente; oppure può accogliere il ricorso, dando ragione all’automobilista.
Concludendo, come si può ben notare, gli strumenti di tutela, per l’automobilista che ritiene di essere stato ingiustamente sanzionato, non mancano.
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