Elezioni regionali in Toscana, una stima sulla base delle elezioni precedenti e gli equilibri nazionali
Elezioni regionali in Toscana, una stima sulla base delle elezioni precedenti e gli equilibri nazionali
Le elezioni regionali in Toscana dal 1970 (data delle prime) in poi hanno avuto una copertura mediatica bassissima, dovuta a una ragione molto semplice, non sono mai state in bilico. Se fosse uno Stato USA sarebbe stato definito “solid“, a favore del PCI prima e del centrosinistra a trazione PDS-DS-PD dopo. Il più solid d’Italia, anche più dell’Emilia Romagna.
Solo nella tornata del 2000 il centrodestra è riuscito a toccare il 40%, rimanendo ben al di sotto nelle altre occasioni, con un centrosinistra che ha sempre vinto o con maggioranza assoluta o con cifre appena sotto il 50%, concedendosi anche il lusso della presentazione i candidati alternativi di sinistra radicale che storicamente sono sempre andati piuttosto bene, con il 6-7%
Questo fino a oggi. La prevalenza del centrodestra a livello nazionale, che supera il centrosinistra di molti punti, porta nella regione più rossa a un testa a testa. Non sono solo i sondaggi della vigilia a dirlo, ma anche l’osservazione dell’andamento delle elezioni precedenti. Ed è su queste basi che abbiamo fatto delle stime.
Considerando quanto in passato i risultati delle elezioni in Toscana siano stati diversi dai dati nazionali di quella tornata o dai sondaggi nazionali dello stesso periodo, e considerando quindi quali potrebbero essere ora calcolando le stesse differenze.
Elezioni regionali in Toscana, sulla base del passato è testa a testa oggi
Le elezioni prese in esame sono state le regionali del 2015, le politiche del 2018 e le europee del 2019. Il centrodestra per esempio ha avuto in Toscana risultati dell’85-90% più bassi di quelli nazionali, mentre il centrosinistra, inteso come il PD e i suoi alleati (liste civiche, Verdi, +Europa, ecc) con l’esclusione della sinistra radicale ha performato meglio del 30% nelle regionali del 2015, di ben il 47% alle politiche del 2018, probabilmente per un effetto Renzi, candidato in Toscana, e del 38% alle europee. La sinistra radicale ha sempre avuto in questa regione la propria roccaforte e mettendo nel conto Sinistra Italiana, LeU, Rifondazione Comunista, Partito Comunista ecc ha avuto risultati migliori di quelli nazionali anche del 50-60% nel 2015 e nel 2019. Hanno fatto eccezione le elezioni politiche del 2018 quando LeU ha avuto risultati simili in Toscana e in Italia. Il Movimento 5 Stelle è sempre andato peggio che nel resto del Paese, con risultati del 20-25% inferiori.
Abbiamo quindi fatto una media delle distanze tra voto toscano e nazionale nelle tre elezioni esaminate e applicate ai sondaggi attuali. Il risultato vedrebbe il centrodestra in leggero vantaggio, con il 40,3%, il centrosinistra al 38,1%, il M5S all’11,8% e la sinistra radicale al 5,5%.Se considerassimo solo le elezioni più recenti, le europee, come punto di riferimento il centrodestra scenderebbe al 39,7%, il centrosinistra salirebbe al 38,4%, la sinistra radicale al 6,6%.
Si tratta però di elezioni locali, con logiche quindi molto diverse da quelle nazionali, i fattori che entrano in gioco possono essere molti.
E se andasse come in Emilia Romagna?
Per arricchire il panorama abbiamo anche voluto vedere cosa succederebbe se le cose andassero come in Emilia Romagna a gennaio. Ovvero se le distanze tra voto toscano e nazionale cambiassero, rispetto alle distanze alle europee, come sono cambiate in Emilia tra voto regionale e europeo. In sostanza in Emilia Romagna la distanza del centrodestra dalla media nazionale è rimasta uguale, mentre è cresciuta, e non di poco, quella relativa al centrosinistra, che si è ritrovato con dati locali molto più migliorati rispetto a quelli nazionali. A spese del Movimento 5 Stelle, che crollando si è collocato in Emilia molto più lontano dalla media nazonale. Se succedesse qualcosa di simile in Toscana il centrosinistra vincerebbe con il 46,3% contro il 40,4% del centrodestra, un M5S che cadrebbe al 3,6% e una sinistra radicale che aumenterebbe all’8,5%.
Ora, vi sono considerazioni politiche da fare. Abbiamo imputato alla sinistra radicale i dati di Sinistra Italiana, che per esempio in Emilia era nel centrosinistra e in Toscana appoggia Fattori, in corsa solitaria con Potere al Popolo. E’ molto probabile che al di fuori dalla coalizione non abbia gli stessi risultati che in passato hanno avuto candidati dell’area o quelli ottenuti in alleanza con il PD, soffrendo il voto utile. D’altro canto in Emilia Romagna vi era stata una mobilitazione nazionale forte, con le Sardine, che aveva aiutato il centrosinistra, che ora non si scorge. Anche la popolarità di Bonaccini era decisamente superiore a quella di Giani. Per questi motivi un esito simil-emiliano appare molto improbabile. Più probabile è un voto utile anti-leghista dell’elettorato del Movimento 5 Stelle a favore di Giani. C’è poi il pericolo dell’astensione di quanti hanno timore di un contagio. E sono soprattutto gli elettori del M5S e del centrosinistra secondo le ultime rilevazioni che hanno più paura.
Per cui è presumibilmente utile fare una media tra uno scenario emiliano e uno che si basi sulle distanze dai dati nazionali nelle elezioni precedenti. In questo secondo caso abbiamo fatto una media delle due stima viste per prime e lo abbiamo messo a confronto con quello “emiliano”.
Il risultato è un leggero vantaggio del centrosinistra con il 42,3% sul 40,2% del centrodestra. Con Movimento 5 Stelle e sinistra radicale al 7,7% e 7,3%.
Questa la matematica pura. In base alle considerazioni già fatte è facile immaginare un risultato più piccolo per la sinistra radicale, ed essendo il peso della mobilitazione di sinistra minore che in Emilia, un vero e proprio testa a testa.