Riforma intercettazioni 2020: nuove norme in vigore e cosa cambia
Riforma intercettazioni 2020: nuove norme in vigore e cosa cambia
Non è la prima volta che ci occupiamo della complessa ed articolata materia delle intercettazioni (ad esempio qui ce ne siamo occupati in relazione alle intercettazioni in caso di dichiarazione dei redditi non presentata). Ora ritorniamo sull’argomento, dato che dal primo settembre 2020 è entrata in vigore una nuova normativa, ovvero è oggi vigente la riforma intercettazioni. In effetti, il varo è stato pochi giorni fa, in quanto la questione coronavirus ha comportato il rinvio dell’entrata in vigore del provvedimento in materia, approvato dalla Camera e risalente allo scorso febbraio. Vediamo allora più nel dettaglio la riforma intercettazioni e cosa è opportuno ricordare.
Prima di individuare quali sono le sostanziali novità contenute nella riforma, dobbiamo però ricordare che le nuove regole valgono soltanto per i procedimenti penali iscritti a partire dal primo settembre 2020. Ciò significa che le suddette nuove regole non sono retroattive: per le indagini già partite e tuttora corso restano valide le regole pre-riforma.
Secondo le intenzioni dei promotori della citata riforma, le intercettazioni oggi sono più penetranti ed estese, con un uso più corposo dei mezzi investigativi.
Ecco dunque quali sono i tratti essenziali della riforma intercettazioni, che di fatto modifica, in modo sostanziale, la legge Orlando entrata in vigore durante il Governo Gentiloni:
- anzitutto, ai giornalisti viene garantita maggiore libertà di informazione, dato non sarà più ritenuta violazione del segreto di ufficio la scelta di pubblicare, per scopo giornalistico, intercettazioni o parti di esse;
- uso più esteso di software appositi per captare i contenuti delle conversazioni: si tratta dei noti trojan, ovvero virus-spia ora applicati anche ai reati commessi dagli incaricati di pubblico servizio, e non soltanto dai pubblici ufficiali (reati contro la PA con pena detentiva al di sopra dei 5 anni). Tuttavia il provvedimento che autorizza tale uso, ovvero il decreto del PM, dovrà essere adeguatamente motivato e spiegare nel dettaglio perchè va utilizzato questo strumento investigativo così invasivo, e non altri strumenti. Inoltre, potranno essere utilizzati esclusivamente software che rispettano tassativi requisiti ministeriali;
- per quanto riguarda l’attività degli avvocati difensori, ad essi la riforma intercettazioni riserva maggiori poteri, dato che grazie ad essa ora possono visionare i fascicoli che attengono alle intercettazioni. In buona sostanza, il materiale intercettato andrà fatto confluire in un apposito archivio digitale, liberamente consultabile ed esaminabile dai legali delle parti coinvolte nel procedimento penale. Gli avvocati potranno insomma ascoltare le conversazioni intercettate ed estrarne copia. Pertanto, in virtù della riforma intercettazioni, agli avvocati ed alle parti saranno garantiti i diritti di difesa, essendo consultabili i contenuti delle conversazione, a meno che dal deposito possa scaturire un grave pregiudizio per le indagini preliminari. In quest’ultima ipotesi, tuttavia, sarà possibile comunque consultare gli atti in modo ritardato, ma non oltre il termine di chiusura delle indagini preliminari;
- per quanto riguarda il ruolo del PM, esso è potenziato dato che la riforma intercettazioni prevede l’aumento dei poteri per questo magistrato. Infatti, sarà compito del PM, e non più della polizia giudiziaria, individuare e selezionare quelle parti di conversazione, rilevanti per le indagini e destinate dunque ad essere trascritte e a confluire negli atti del procedimento. Il PM dovrà anche attivarsi affinchè le intercettazioni non siano alterate o compromesse in alcun modo, conservando quindi l’originale integrità.
Concludendo, si tratta – come si può ben notare – di novità assai significative e verso le quali non sono mancate le critiche di illustri giuristi ed addetti ai lavori. Infatti, se da una parte abbiamo l’impulso nella direzione di una sempre maggiore digitalizzazione della macchina giudiziaria, dall’altra abbiamo rischi di interferenze in quel delicato settore rappresentato dalla norme sulle tutela della privacy e della reputazione individuale. Insomma, spetterà ai magistrati di volta in volta chiamati a decidere, rispettare e far rispettare il delicato equilibrio tra la tutela della riservatezza delle persone coinvolte nel procedimento penale e le esigenze d’indagine. Sarà soltanto la prassi giudiziaria dei prossimi mesi ed anni, a dirci quanto è e sarà efficace ed utile questa riforma intercettazioni.
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