Furbetti del cartellino: chi sono, come si segnalano e cosa dice la legge
Furbetti del cartellino: chi sono, come si segnalano e cosa dice la legge
Abbiamo già parlato recentemente dei furbetti del cartellino, chiarendo perchè sono chiamati così e, soprattutto, che cosa rischiano secondo la legge italiana, a comportarsi in modo difforme da quelli che sono i doveri di comportamento di un onesto lavoratore. D’altronde le notizie di cronaca spesso ci raccontano di fatti inerenti dipendenti pubblici e privati, che violano i doveri in tema di rispetto dell’orario di lavoro ed aggirano dunque le regole sulla timbratura del cartellino sul luogo di lavoro. Di seguito vogliamo occuparci di un aspetto collegato a questo annoso problema: come si segnalano i furbetti del cartellino? ovvero, come contribuire ad impedire tali incresciosi episodi? Vediamolo.
Furbetti del cartellino e rispetto dell’orario di lavoro come dovere contrattuale
Come appena accennato, l’assenteismo del dipendente è una vera e propria piaga che affligge sia realtà private, sia uffici pubblici. Danneggia infatti la produttività del luogo di lavoro e pregiudica le prestazioni e la resa dei colleghi; allo stesso tempo, l’assenteismo rallenta i servizi al pubblico – in caso di uffici aperti al pubblico – e di fatto può impedire ai cittadini di ottenere una certa prestazione con tempestività.
Ecco allora perchè è legittimo chiedersi cosa fare in caso si scoprano furbetti del cartellino dediti ad attività diverse da quelle lavorative.
Ben sappiamo che datore di lavoro e lavoratore, a seguito della firma del contratto di lavoro, debbono rispettare tutta una serie di diritti e doveri. Il dipendente, in particolare, deve osservare tutta una serie di doveri e, tra essi, di certo non secondario è l’obbligo di rispettare l’orario di lavoro. Per contribuire a garantire il rispetto di quest’ultimo obbligo, solitamente i datori di lavoro si servono di strumenti elettronici o meccanici che servono appunto a rilevare la presenza del lavoratore in ufficio. Si tratta insomma del meccanismo con il quale il dipendente avvicina il cartellino di riconoscimento – ovvero una carta che identifica inequivocabilmente il dipendente per nome, cognome e numero di matricola – al sistema di rilevazione inserito in ufficio, e questo sistema può quindi rilevare l’orario di entrata ed uscita dal luogo di lavoro.
Come reagire ai casi di assenteismo? Le strategie
Ebbene, ci si potrà certamente domandare se è possibile reprimere o contrastare con successo questo tipo di comportamenti con cui i furbetti del cartellino violano i più elementari doveri contrattuali, tra cui anche quello di diligenza.
La risposta è positiva: si può agire contro queste condotte inappropriate con due strategie differenti:
- a priori, ovvero prima del compimento degli atti che violano le regole in tema di orario di lavoro, l’azienda o l’ente può servirsi delle più recenti tecnologie, che si basano sulle impronte digitali o sul riconoscimento facciale; per tale via, aggirare le regole in tema di orario di lavoro diviene praticamente impossibile;
- a posteriori, ovvero dopo i fatti in questione, gli interessati, vale a dire colleghi e cittadini, possono segnalare l’accaduto alle autorità competenti perchè provvedano ad occuparsi dell’illecito.
Negli ultimi anni, ed in particolare con il contributo della legge Severino del 2012, è stato previsto ed introdotto anche in Italia – sulla scorta della positiva esperienza all’estero – il cosiddetto whisteblowing, ovvero la segnalazione di attività illecite nell’amministrazione pubblica, da parte del dipendente che le abbia scoperte per motivi di lavoro. Si tratta di norme che tutelano anche il segnalatore dei furbetti del cartellino, dato che è previsto che colui il quale – nell’interesse dell’integrità della PA – segnali al responsabile della prevenzione della corruzione dell’ente (di solito un dirigente amministrativo, o negli enti locali il segretario) o all’autorità nazionale anticorruzione (Anac) o ancora all’autorità giudiziaria ordinaria o contabile le condotte illecite o di abuso di cui sia venuto a conoscenza in ragione del suo rapporto di lavoro, non possa essere – per motivi correlati collegati alla segnalazione – sottoposto a sanzioni, demansionamento, licenziamento, trasferimento e non può essere neanche sottoposto ad altre misure organizzative che lo danneggiano dal punto di vista lavorativo.
La segnalazione dei comportamenti non rispettosi dei doveri di lavoro può riguardare svariati tipi di illecito, non soltanto quelli che hanno a che fare prettamente con la violazione delle regole in tema di orario di lavoro e i furbetti del cartellino. In altre parole, le segnalazioni possono certamente riguardare ogni tipo di condotta o atto contrario alla legge, e non deve per forza trattarsi di reato.
Come detto sopra, anche i comuni cittadini possono fare denuncia di quanto scoperto. In particolare però, il dipendente che intende attivarsi contro i furbetti del cartellino deve scaricare un modulo ad hoc presente sul web e compilarlo indicando i propri dati, il fatto o i fatti contestati, la data, il luogo e la firma. In altre parole, non è ammessa la segnalazione in forma anonima. Compilato il modulo, va inviato al responsabile della prevenzione della corruzione dell’ente o ad una delle autorità sopra indicate e va tenuto conto che l’iter deve concludersi entro 60 giorni dalla data di inoltro.
Concludendo, colui che effettua la segnalazione come lavoratore, è garantito contro eventuali ripercussioni, minacce e vendette dal fatto che la PA è tenuta a mantenere segreta l’identità del segnalatore, assicurandogli dunque riservatezza totale. Le strutture pubbliche debbono inoltre impedire l’accesso agli atti riferiti al documento di denuncia, in modo da non potersi risalire al nome e cognome del segnalatore.
Come si può notare dunque, le tutele non mancano: spetta però ai dipendenti pubblici, ed eventualmente ai cittadini, attivarsi al momento opportuno e con tempestività contro i furbetti del cartellino.
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