Finanziamenti pubblici: cosa sono, come si accede e limiti
Spesso nelle notizie giornalistiche sono menzionati i cosiddetti “finanziamenti pubblici“, ma in che cosa consistono esattamente e quali sono i requisiti per ottenerli? In effetti, contestualmente ad un certa notizia in cui sono citati, molto spesso non c’è anche il tempo per chiarire la loro funzione ed utilità: ce ne occuperemo noi ora, in modo da sgomberare il campo dai dubbi sull’argomento.
Finanziamenti pubblici: il contesto di riferimento e il divieto, con deroghe, degli aiuti di Stato
Tutti sappiamo che la crisi economica che ormai si protrae da diversi anni, ha messo in forte difficoltà non poche famiglie ed imprese. Infatti, ricorrere a prestiti in denaro è diventata una pratica quotidiana per chi non riesce a far fronte alle spese per i figli e per la casa, o per chi svolge un’attività di lavoro non sufficientemente remunerativa.
Il punto interessante è capire qui come funzionano i finanziamenti pubblici, ovvero domandarsi se è possibile ottenere aiuti dallo Stato ed enti pubblici e, se sì, in che modo ed entro quali vincoli.
E’ noto che l’accesso al credito vede come primario riferimento la banca o la società finanziaria che, con strumenti quali le cessioni del quinto, i prestiti, i mutui ma non solo, di fatto pongono il cittadino in una situazione di indebitamento o sovra-indebitamento. Spesso si tratta di una sorta di tunnel nel quale trovare una via di uscita non è facile.
In questo contesto, ci si chiede appunto se, accanto ai finanziamenti di tipo privato, ovvero riconducibili ad attività di impresa come quelle degli istituti di credito, è possibile parlare anche di finanziamenti pubblici e con quali criteri. Ci si chiede insomma se il cittadino che ha bisogno di denaro per le proprie necessità, ha di fronte una concreta alternative alle banche, rappresentata proprio dalla PA.
Volendo dare una definizione generale di finanziamenti pubblici, possiamo affermare che sono il mezzo privilegiato con il quale lo Stato aiuta il sistema produttivo a compiere gli investimenti necessari per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e per il miglioramento l’intera performance dell’impresa.
Ebbene, bisogna ricordare che il diritto dell’Unione Europea vieta gli aiuti di Stato per tutte le imprese, situate su uno degli Stati membri UE. Si tratta di un divieto integrale, in via generale, ma che è giustificato da ragioni di lotta alla concorrenza sleale tra soggetti economici operanti in uno stesso settore di riferimento.
Tuttavia, le norme europee ammettono delle eccezioni alla regole generale del divieto e pertanto abbiamo ipotesi di finanziamenti pubblici alle imprese, ammessi se mirati a correggere e compensare situazioni di squilibrio di mercato, oppure se mirati a raggiungere finalità di comune interesse collettivo (come ad esempio in materia di sanità).
Regola interessante, e che va assolutamente menzionata, è quella contenuta nel Trattato istitutivo dell’Unione Europea, inerente ai cosiddetti “aiuti de minimis“. In base a tale norma, gli aiuti versati ad una stessa impresa sono legittimi se non superano la soglia di 200.000 euro in un triennio (o 100.000 euro per le imprese dell’ambito dei trasporti). Pertanto, in questi casi i contributi di Stato sono ammessi e validi.
I bandi per ottenere fondi
Come si può notare, dunque, i finanziamenti pubblici non sono sempre vietati ed anzi, se ne parla spesso con riferimento alla cosiddetta “progettazione nazionale ed europea”. Infatti, sussiste libertà di erogazione di aiuti economici, laddove un ente qualsiasi – come ad es. un’impresa, una associazione ecc. – partecipi alle procedure previste dai bandi nazionali ed europei, finalizzati a concedere fondi in denaro, per attività meritevoli. Questi bandi ammettono i finanziamenti pubblici, perchè sono redatti allo scopo di conseguire obiettivi europei comuni, ed in grado di migliorare l’assetto economico di tutta l’area UE.
Per poter contare su tali finanziamenti pubblici, l’impresa interessata deve però presentare un progetto ad hoc, che abbia tutti i requisiti segnalati nel bando in questione (come ad esempio i soggetti pubblici e privati impiegati nell’attività del progetto, la durata, i destinatari, il budget ecc.). In queste circostanze, è preferibile farsi assistere da professionisti della materia, che sapranno elaborare un valido progetto con cui conseguire i finanziamenti. In ogni caso, il bando o avviso pubblico prevede requisiti di accesso e criteri di selezione trasparenti.
Va altresì ricordato che i soggetti che mettono a disposizione detti fondi sono solitamente lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, le Camere di Commercio e l’Unione Europea. Quest’ultima in particolare mette a disposizione sia i fondi europei diretti, erogati direttamente su indicazione della Commissione UE, sia i fondi indiretti, ovvero erogati con l’intermediazione di uno Stato membro.
Tipi di contributi: quali sono?
Che tipologie di finanziamenti pubblici esistono? ovvero come vengono in concreto erogati questi aiuti? Sono domande legittime, cui cercheremo di seguito di dare una risposta. Ebbene, in primis abbiamo i contributi a fondo perduto, il cui ammontare non deve dunque essere restituito, e non ci sono interessi da pagare. Abbiamo poi i finanziamenti pubblici a tasso zero o a tasso agevolato, ovvero prestiti dati a tasso zero o che comportano un sostanziale abbattimento di una certa percentuale (che dipende dal bando) del tasso di interesse di riferimento.
Interessante è anche l’agevolazione attraverso gli interventi in conto garanzia, nella finalità di facilitare l’accesso al credito per le imprese, con l’emissione da parte dell’ente pubblico finanziatore di una fideiussione a favore dell’istituto di credito, che dà un prestito all’impresa beneficiaria dell’agevolazione.
Concludendo, dovrebbe essere dunque chiaro che attivarsi per ottenere agevolazioni finanziarie pubbliche, ovvero finanziamenti pubblici, comporta di ottenere i mezzi finanziari idonei ad abbassare il costo del finanziamento rispetto alle forme di finanziamento ordinarie (ad es. tramite banca) e per frenare il rischio d’impresa, attraverso la limitazione dell’utilizzo di capitale proprio.
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