Acquisto telefono da un privato: come funziona e quando è possibile

Acquisto telefono da un privato: come funziona e quando è possibile

Acquisto telefono da un privato: come funziona e quando è possibile

L’Italia con più di 40 milioni di smartphone si colloca ai primi posti nel mondo per utilizzo di questo tipo di dispositivo elettronico: è un dato di un recente rapporto Auditel-Censis, che ci fa capire quanto sia stretto il rapporto tra cittadini italiani e nuove tecnologie. Ma in quali modi è possibile l’acquisto telefono? ovvero, è possibile evitare le tradizionali tipologie di vendita e comprarlo anche nuovo – magari per convenienza e per risparmiare – fuori dal negozio, da un privato? Cerchiamo qui di seguito di fare chiarezza, anche alla luce di una illuminante sentenza della Corte di Cassazione.

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Acquisto telefono cellulare: le 3 modalità e la sentenza della Cassazione sul tema

Sappiamo tutti che la modalità più diffusa di acquisto telefono è quella presso un negozio specializzato o un grande magazzino: in questi casi, il solo pericolo per il compratore è che venga in possesso di un prodotto malfunzionante o rotto. La garanzia di due anni però copre questo tipo di problemi e comporta la sostituzione o riparazione del cellulare, senza alcun ulteriore onere per l’acquirente.

Pienamente legittimo è anche l’acquisto telefono usato da privato: in questi casi, però, la legge non tutela l’acquirente da eventuali rischi, dato che non sussiste alcuna garanzia. Nella malaugurata ipotesi che il proprietario del dispositivo venda un prodotto danneggiato, e senza informare l’altro privato compratore, potrebbe rischiare di essere coinvolto in una causa con la quale l’acquirente può ottenere indietro il denaro speso.

Il punto più interessante è però capire cosa succede in caso di cellulare venduto nuovo da privato: è possibile e legittimo ciò? Ebbene, secondo l’accennata e recente sentenza della Cassazione, ovvero la n. 25578 del 2020 (consultabile qui), colui che compie l’acquisto telefono nuovo da privato, potrebbe subire un’incriminazione per il reato di ricettazione. Secondo la Suprema Corte, infatti, deve darsi come scontata la malafede di chi opta per vie diverse da quelle usuali di vendita. In altre parole, è legittimo sospettare che il prodotto abbia a che fare con un furto (o peggio, una rapina), e sono quindi doverosi degli accertamenti in merito, che possono anche chiarire una responsabilità penale dell’acquirente.

Che cosa ha chiarito la Suprema Corte?

In verità, la Cassazione conferma un consolidato orientamento della giurisprudenza sul tema, e chiarisce – una volta per tutte – che si applicano le norme e le pene previste dal reato di ricettazione (art. 648 Codice Penale), laddove sia accertato in tribunale che la disponibilità del cellulare è ingiustificata dalle modalità con cui è avvenuto l’acquisto. Insomma, se il cellulare nuovo è comprato da privato, ovvero “fuori dai canali ordinari e legittimi di circolazione” – queste le parole della Corte – ma in assenza di una plausibile giustificazione in merito, si può essere certamente condannati per ricettazione.

Nel caso concreto su cui si è espressa la Suprema Corte, infatti, l’imputata non aveva dato valide giustificazioni in relazione alla sospettata provenienza illecita del prodotto. I giudici della Cassazione hanno dunque desunto, da ciò, un acquisto avvenuto con dolo di ricettazione, ovvero – in parole povere – con la volontà di compiere qualcosa di illecito.

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In via generale, e secondo questa autorevole giurisprudenza, le alternative possibili sono due, per restare nell’ambito della legalità e non rischiare incriminazioni: o il potenziale acquirente evita l’acquisto telefono nuovo da privato per il sospetto di atti illeciti all’origine o di provenienza furtiva, oppure dà spiegazioni convincenti, in ipotesi di causa in tribunale per accertare l’eventuale ricettazione; se non le dà, il giudice potrà ben concludere per la sussistenza di un acquisto in malafede. La Corte di Cassazione ha parlato esplicitamente infatti di “attendibile spiegazione dell’origine del possesso della cosa“, la sola che può salvare dall’attribuzione di responsabilità penale.

Concludendo, e considerando un altro rilevante passo della sentenza in oggetto, anche l’accettazione del rischio che il prodotto – in questo caso un telefono cellulare – abbia una illecita provenienza e, ciò nonostante, la scelta di procedere con l’acquisto, vanno ritenuti elementi tali da configurare il dolo (in questo caso detto “eventuale”, secondo il gergo dei giuristi) e la responsabilità penale per ricettazione.

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