Poste Italiane: raccomandate ingannevoli, arriva la multa dell’antitrust
Poste italiane multata per raccomandate ingannevoli dall’antitrust per 5 milioni di euro, il massimo importo previsto dalla normativa vigente in questi casi. L’azienda si difende ritenendo l’accusa inaccettabile e annuncia un ricorso al Tar. I dettagli della vicenda.
Poste Italiane multata dall’Antitrust per 5 milioni di euro
Poste Italiane multata dall’Antitrust per 5 milioni di euro (l’importo massimo in base alla normativa vigente) “per aver adottato una pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo, consistente nella promozione, risultata ingannevole, di caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di Ritiro Digitale delle raccomandate”. Nello specifico, Poste utilizzerebbe in un certo numero di casi (in alcuni uffici anche nel 40% delle volte) il deposito dell’avviso di giacenza della raccomandata nella cassetta postale del destinatario anche quando sarebbe pienamente possibile consegnargliela in mano. Inoltre, sarebbero state riscontrate delle omissioni o informazioni fondamentali scritte in caratteri minuscoli nei messaggi pubblicitari relative al Ritiro digitale delle raccomandate (non si chiarisce abbastanza, in pratica, come sia riservato solo per quelle inviate digitalmente).
Danni anche al sistema giudiziario
Nella nota con cui si è data notizia della sanzione irrorata, l’Autorità garante ha voluto sottolineare come la condotta di Poste non abbia danneggiato soltanto i semplici consumatori ma anche il sistema giudiziario nazionale”. La condotta di Poste Italiane e, in particolare, la mancata consegna delle raccomandate, ha provocato “gravi danni al sistema giustizia” ha scritto l’Antitrust.
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I ritardi dovuti ad errate notifiche nell’espletamento dei processi, soprattutto penali, in sostanza ha portato alla prescrizione di numerosi reati, secondo quanto ricostruito dal Garante. All’azienda, tra l’altro, non risultava che tale servizio fosse oggetto di istruttoria: Poste si è difesa rilevando come si tratti di un’attività del tutto slegata da quella di consegna delle semplici raccomandate e di cui mai si era messa in discussione la correttezza.
Percentuale “fisiologica” di reclami
Detto ciò, anche rispetto alle accuse relative alle suddette semplici raccomandate Poste Italiane rifiuta ogni addebito: “nel 2019, sono state consegnati oltre 120 milioni di pezzi, ricevendo, nel medesimo periodo, meno di 1000 reclami relativi agli avvisi di giacenza, pari allo 0,00008% del totale delle raccomandate regolarmente gestite”, insomma, una percentuale “fisiologica” di proteste rispetto al volume del servizio erogato ha sottolineato l’azienda annunciando il ricorso al Tar rispetto all’irrorazione della sanzione. Intanto, le associazioni dei consumatori hanno chiesto un incontro per studiare delle forme di indennizzo per gli utenti eventualmente danneggiati. Le stesse hanno rilevato poi come la sanzione irrorata a Poste sia per loro di fatto una vittoria “a metà”: anche l’Antitrust ha effettivamente ammesso come la multa – seppur di importo consistente – non può fungere da deterrente per un’azienda che solo nel 2019 ha fatturato quasi 3,5 miliardi di euro.
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