Cosa cambia con la vittoria del Sì al Referendum costituzionale 2020
Cosa cambia con la vittoria del Sì al Referendum costituzionale 2020? La modifica riguarda gli articoli 56, 57 e 59 della Carta fondamentale, quelli che delineano la composizione del Parlamento. Con la vittoria del Sì si riduce il numero di deputati e senatori. Ecco cosa succede nello specifico.
Referendum costituzionale 2020: come cambia la Costituzione
Con la vittoria del Sì al referendum costituzionale 2020 i seggi in Parlamento vengono ridotti di 345 unità: dagli attuali 945 scenderanno a 600. Nel dettaglio, i deputati passeranno da 630 a 400 mentre i senatori da 315 diventeranno 200.
Da sottolineare che la riduzione investe anche i parlamentari che vengono eletti dai residenti all’Estero: i deputati eletti nella circoscrizione estero da 12 diventano 8 mentre i senatori da 6 passano a 4. Dunque, con la vittoria del Sì, cambia la ripartizione dei senatori per ogni Regione: diventano minimo 3, prima erano 7, per ciascuna di esse (invariato il numero di rappresentanti in Senato per il Molise, resteranno 2, e Valle D’Aosta, rimane 1, parallelamente le Province autonome di Trento e Bolzano vengono equiparate alle Regioni).
Infine, con la vittoria del Sì e la conseguente modifica ai suddetti articoli della Costituzione, viene appianata l’ambiguità interpretativa relativa al numero dei senatori a vita: in aula non potranno essere più di 5 nel complesso (non era ben chiaro finora se 5 fosse il limite di senatori a vita in aula o il numero di nomine a disposizione di ogni Presidente della Repubblica).
Un lungo elenco di tentativi
Referendum costituzionale 2020: la vittoria del Sì alla consultazione popolare sul taglio dei parlamentari arriva in fondo a una lunga serie di tentativi di modificare la composizione del Parlamento. Il dibattito in merito a una riduzione di deputati e senatori – fissati a 630 e 315 rispettivamente solo nel 1963 via riforma costituzionale avanzata durante il quarto governo Fanfani – si scalda negli anni 80. Una delle prime ipotesi fu quella di assegnare un deputato ogni 110mila abitanti e un senatore ogni 200mila.
Un progetto di riduzione che avrebbe portato il numero di deputati a 500 e quello dei senatori a 200 proposto dalla commissione bicamerale presieduta da D’Alema venne bocciato nel corso della XIII legislatura. In quella successiva, fu il Governo Berlusconi a far approvare in Parlamento una riforma costituzionale che prevedeva una riduzione a 518 deputati e 252 senatori. La riforma venne bocciata dagli elettori chiamati a esprimersi sempre via referendum nel giugno 2006. Stessa sorte ebbe, nel 2016, il tentativo di Renzi di abbassare il numero dei senatori a 95.
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