Ancora debolezza sulle piazze finanziarie internazionali nel corso della scorsa settimana, mentre la crisi dell’eurodebito continua a tenere banco. L’indice di riferimento del mercato azionario italiano il FTSE-MIB, in scia alle notizie per nulla incoraggianti, è sceso sotto i minimi degli ultimi anni, ed appare ancora ben impostato a segnare nuovi record negativi assoluti, mentre sul mercato dei titoli di Stato, lo spread fra BTP decennale italiano e omologo Bund tedesco ha chiuso venerdì a quota 438.
[ad]Il fallimento dei negoziati per la formazione di un nuovo governo in Grecia ha alzato le probabilità che il Paese decida di uscire dalla moneta unica europea e che, soprattutto, il fallimento del Paese e l’uscita dall’euro in modo disordinato (non si riesce a capire come possa avvenire in modo ordinato) possa innescare un effetto domino che coinvolgerebbe in breve l’Europa, la cui implosione non sarebbe scevra di conseguenze per il mondo intero. Le prossime elezioni, da tenersi il 17 giugno prossimo, potrebbero vedere la vittoria (probabilmente di Pirro, in un Parlamento ancora frammentatissimo) del partito della sinistra radicale SYRIZA, filoeuropeo ma fortemente contrario all’austerità sinora imposta alla Grecia.
Se SYRIZA dovesse riuscire a formare un governo, tuttavia, uno spiraglio per la risoluzione della crisi potrebbe esserci, poiché la posizione anti-austerità guadagna posizioni: sempre più governi europei si stanno rendendo conto che imporre nuove tasse e nuovi tagli senza progettare un’Unione politica più forte (a cominciare dal fisco, per continuare con gli investimenti e con i trasferimenti dal nocciolo teutonico verso la perifieria) più che una strategia d’uscita, è una strategia per avvitarsi dentro questa crisi. Ultimo in ordine di tempo a denunciare la schizofrenia teutonica, dopo l’elezione del presidente francese François Hollande, è il cancelliere dello Scacchiere britannico George Osborne, e si spera che il fronte si allarghi prima che sia troppo tardi.
I dati macro relativi all’Europa, infatti, mandano segnali contrastanti, in una permanente debolezza sul fronte più importante, quello della crescita, e la caduta della Grecia non farebbe altro che aggravare il calo del Prodotto Interno Lordo di qualche punto percentuale, e probabilmente non sarebbe che l’inizio, con una Spagna sempre più vicina ad implodere.
La settimana che inizia oggi, intanto, si preannuncia meno fitta di appuntamenti del solito: dopo un lunedì tranquillo, martedì pomeriggio conosceremo la rilevazione sulle vendite di case esistenti negli USA. Come noto, il mercato immobiliare è un utilissimo metro per tentare di “predire” il futuro dell’economia, poiché, innanzitutto, una ripresa del mercato immobiliare segnalerebbe un ritorno dell’ottimismo delle famiglie e quindi una ripresa dei consumi, a cominciare da quelli relativi al “ripple effect”, ovvero alla necessità per i nuovi proprietari di case di acquistare mobili ed altri oggetti per arredare l’immobile stesso. Mercoledì verrà rilasciato il dato relativo invece alle vendite di nuove case, importante per gli stessi motivi. Entrambe le rilevazioni dovrebbero segnalare un rialzo rispetto alle precedenti. Sempre mercoledì conosceremo le vendite al dettaglio nel Regno Unito e gli ordini all’industria nell’Unione Europea, previsti in ripresa, ma ancora in negativo.
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[ad]Giovedì, prima dell’apertura del mercati, la Germania rilascerà il dato sulla crescita del PIL, che secondo gli analisti si confermerà a +0,5% sul trimestre e +1,7% sull’anno. In seguito verranno rilasciate le stime preliminari dei sondaggi dei direttori degli acquisti, utili a tastare il polso del settore manifatturiero in particolare e avere inferenze sul futuro dell’economia nel corso delle prossime settimane: i Paesi interessati sono Francia, Germania e l’Unione Europea in generale, e le rilevazioni dovrebbero essere lievemente positive, ma segnalando ancora una contrazione dell’economia europea. Oltre Atlantico, nel pomeriggio conosceremo quante nuovi sussidi di disoccupazione sono stati richiesti nell’ultima settimana (secondo il consensus resteranno stabili), e quanti beni durevoli sono stati ordinati. Per quest’ultimo dato, gli analisti ritengono si possa registrare una crescita degli ordini che dovrebbero segnalare una tenuta dell’economia USA.
Venerdì da segnalare soltanto le vendite al dettaglio in Italia (previste a -0,1% dopo il +0,6& dell’ultima rilevazione) e la fiducia dei consumatori USA, che dovrebbe confermare che la medesima è tornata sui massimi degli ultimi anni, a 77,8 punti indice.