Coronavirus ultime notizie: terza ondata e rapporto con Parkinson. L’ipotesi
Coronavirus ultime notizie: uno studio mette in relazione l’infezione da Sars Cov 2 e l’insorgenza del morbo di Parkinson. Potrebbe essere uno degli aspetti fondamentali di quella che è stata definita la “terza ondata” dell’epidemia. Cosa dice l’indagine nello specifico?
Coronavirus ultime notizie: il Sars Cov 2 punta il sistema nervoso
Uno studio australiano, recentemente pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease, mette in relazione l’infezione da nuovo coronavirus e l’insorgenza del morbo di Parkinson. I neurologi che hanno condotto l’indagine non sono ancora certi sulle modalità con cui il Sars Cov 2 raggiunge il cervello ma, d’altra parte, sottolineano come sia ormai acclarato che ciò succeda. A dimostrarlo, per esempio, la perdita o la riduzione dell’olfatto: un sintomo che in base ad alcune statistiche viene riscontrato in tre casi su quattro. Anche se di per sé questo sintomo potrebbe non preoccupare più di tanto indica come il virus punti a colpire sistema nervoso.
Danni neurologici a lungo termine?
Coronavirus ultime notizie: indagando proprio la perdita dell’olfatto, gli scienziati australiani sono arrivati a formulare l’inquietante ipotesi per cui l’infezione da Sars Cov 2 potrebbe causare danni alle cellule cerebrali e, quindi, innescare un processo neurodegenerativo con una delle conseguenze principali, appunto, l’insorgenza del Parkinson. Potrebbe essere una delle caratteristiche principali della “terza ondata”, un’ondata “silenziosa”, dell’epidemia arrivano a scrivere i ricercatori ricordando, tra l’altro, come il rischio di contrarre il Parkinson o altre malattie neurologiche abbia subito un’impennata anche dopo la diffusione dell’influenza spagnola.
D’altra parte, proprio rilevare la perdita dell’olfatto potrebbe permettere un’individuazione precoce dei soggetti più a rischio mentre ora si fa per lo più affidamento alle manifestazioni motorie della malattia che si mostrano in una fase decisamente più avanzata. Il lavoro dei ricercatori autori dello studio, dunque, si sta concentrando sull’elaborazione di un protocollo di screening basato sulla perdita dell’olfatto che permetta di intervenire con terapie neuroprotettive prima dell’eventuale sviluppo del Parkinson o nei primi momenti della patologia.
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