Economia, proposte di destra e di sinistra
Le diverse ricette economiche per far fronte alla crisi: maggioranza ed opposizione a confronto
Il 13 aprile 2011, nel corso della seduta 136 del Consiglio dei Ministri, è stato approvato il Documento di Economia e Finanza Pubblica, il piano di bilancio che l’Italia deve annualmente presentare all’Unione Europea.
[ad]Tale documento è composto da tre parti: un programma di stabilità, un’analisi delle tendenze della finanza pubblica, e per finire un Programma Nazionale per le Riforme, contenente i principali punti in cui la politica deve concentrarsi in campo economico per seguire il rilancio e la crescita del Paese e accompagnarlo all’uscita della crisi economica. Proprio su quest’ultimo punto si gioca uno scontro – per una volta veramente politico – tra maggioranza ed opposizione, perché il Partito Democratico ha pubblicato sul proprio sito un contro-PNR, presentando a sua volta la propria ricetta economica.
L’analisi e la comparazione dei due documenti è quindi una rara e preziosa occasione per misurare le proposte dei due principali schieramenti italiani su un tema vitale della vita del Paese.
Per confrontare le opposte visioni politiche del governo e dell’opposizione le due proposte verranno scomposte in aree tematiche, analizzate poi singolarmente.
Lavoro e occupazione
Le proposte del Partito Democratico sono incentrate sulla lotta alla precarietà: introduzione del salario minimo garantito e degli ammortizzatori sociali, detassazione dei contratti a tempo indeterminato e maggiori tasse sui contrari flessibili, in maniera da renderli economicamente equivalenti per i datori di lavoro.
I due schieramenti, su questo punto, appaiono sostanzialmente concordi a livello di intenti. Il Partito Democratico si mostra maggiormente propositivo, specificanto tre proposte concrete, laddove la proposta del governo ha più l’aria di una generica dichiarazione di intenti a cui devono ancora fare seguito le definizioni degli interventi specifici.
Fisco
Per il centrodestra la priorità è ridurre il numero delle imposte, che attualmente si aggira sulle 400 unità, con una generale semplificazione del quadro normativo vigente. Il centrosinistra privilegia invece ulteriori strumenti di raffinamento del calcolo delle imposte – in particolare l’IRPEF – in modo da arrivare a livelli di tassazione sempre più personalizzati, con l’obiettivo ultimo di eliminare le ingiustizie sociali legate alle una tantum.
Il centrodestra propone uno spostamento progressivo del carico fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette, quindi dalla produzione al consumo di ricchezza; il centrosinistra risponde invece proponendo un trasferimento del carico fiscale dalla produzione all’immagazzinamento della ricchezza, con l’aliquota al 20% sui redditi da capitale – titoli di Stato esclusi.
Entrambi gli schieramenti auspicano poi un taglio delle tasse; il centrosinistra, in questo ambito, specifica chiaramente anche quantità e direzione, proponendo l’abbassamento al 20% dell’aliquota IRPEF oggi al 23%.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)