Quanto guadagnano oggi i parlamentari?
Circa un mese fa sono stati pubblicati i redditi dei parlamentari (deputati e senatori) per l’anno 2010. La notizia è stata ripresa con la consueta nonchalance dai media italiani, che si sono al solito concentrati su quale fosse l’onorevole avvocato, piuttosto che il leader di partito, più ricco della sua categoria. Poco si è detto invece sull’entità delle cifre, che rimangono altissime nonostante anno dopo anno tutti (maggioranza e opposizione) promettano di metterci mano per ridurle in maniera significativa.
Ma quanto spende lo Stato per mantenere direttamente i rappresentanti del popolo? Cercare di capire quanto denaro pubblico entri nelle tasche dei parlamentari italiani non è impresa facile. Non che sia difficile reperire i dati ufficiali, sia chiaro, ma le tante variabili in gioco fanno sì che gli stipendi mensili di deputati e senatori siano molto diversi da parlamentare a parlamentare.
La tabella che segue mostra le somme ricevute dai nostri rappresentanti, divise per categoria e per ramo parlamentare:
L’indennità parlamentare, unica forma di compenso prevista dalla Costituzione (art. 69), è lo stipendio netto mensile dei parlamentari (non è prevista la tredicesima mensilità). Sull’importo netto sono trattenute le imposte addizionali regionali e comunali che cambiano a seconda del domicilio fiscale del parlamentare. Nel 2006 l’indennità è stata ridotta del 10% sia alla Camera che al Senato.
La diaria, altro non è che il rimborso spese mensile per il soggiorno a Roma. Dall’inizio di quest’anno è stata ridotta di 500 euro in entrambi i rami del Parlamento. Non è quasi mai uguale per i parlamentari, poiché su di essa vanno a incidere i giorni di assenza nelle sedute con votazione elettronica: ogni volta che si lascia la poltrona vuota si prendono circa 200 euro in meno sul totale.
Come la diaria, anche i rimborsi spese forfettari, erogati per l’attività svolta durante il mandato elettorale, sono stati ridotti di 500 euro. Al Senato gran parte della somma viene destinata all’attività del gruppo parlamentare di riferimento.
Un notevole privilegio per i parlamentari è poter disporre di una tessera per la libera circolazione su tutto il territorio italiano. In più, ogni deputato dispone di un budget trimestrale per raggiungere gli aeroporti più vicini al luogo di residenza.
Altro capitolo è quello delle spese telefoniche, che vengono rimborsate in maniera diversa tra Camera e Senato: i deputati dispongono di circa 3000 euro annui (circa 260 € al mese) mentre ai senatori le spese sono incluse nel rimborso di 1650 euro mensili, comprensivi delle spese di viaggio.
Dall’indennità parlamentare lorda vengono detratti i soldi per ricevere l’assistenza sanitaria, nonché il vitalizio e la liquidazione. Quest’ultima equivale all’80% dell’indennità mensile lorda moltiplicato per ogni anno trascorso in parlamento. Questo significa che un deputato che abbia lavorato, mettiamo caso, un intero mandato (5 anni) prenderà un assegno pari a 58.518 euro.
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Per il vitalizio, che comunemente chiamiamo pensione, i calcoli sono poco più complessi. Si riceve al compimento dei 65 anni esclusivamente se si è concluso in modo effettivo un intero mandato parlamentare (5 anni). L’età pensionabile può essere abbassata fino al 60° anno di età (limite minimo) detraendo un anno per ogni anno di mandato oltre il quinto. L’importo dell’assegno varia da un minimo del 20% a un massimo del 60% dell’indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare. Nel caso in cui il parlamentare sia rieletto in Parlamento, o eletto in un ente governativo, o al Parlamento europeo e riceva un indennità pari o superiore al 40% dell’indennità parlamentare, il pagamento del vitalizio viene sospeso.
Alla luce di questi numeri viene da chiedersi come sia possibile che alcuni parlamentari dichiarino meno di 50mila euro annui, se la sola indennità totale annua supera questa cifra. In alcuni casi il “trucco” c’è, come per l’On. Pietro Marcazzan (Udc), il meno ricco dei parlamentari (10.330 euro dichiarati): essendo subentrato a una collega nel settembre 2010, l’On. Anna Teresa Formisano, ha dovuto dichiarare il suo stipendio da insegnante di lingue straniere. C’è da scommettere che il prossimo anno la dichiarazione dell’ex professore si gonfierà non poco, visto l’onorevole stipendio.
Giuseppe Ceglia