Quarantena e smart working sono compatibili? Ecco la risposta
Con un recente messaggio, l’Inps precisa i termini entro cui un lavoratore in quarantena o sorveglianza precauzionale può svolgere le proprie mansioni in smart working.
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Quarantena e smart working sono compatibili?
Nel messaggio 3653/2020, l’Inps ha chiarito che un lavoratore dipendente in quarantena o in sorveglianza precauzionale, in quanto considerato “fragile” a norma di legge, può continuare a svolgere sulla base dell’accordo sottoscritto con il proprio datore di lavoro le proprie mansioni in smart working ma rinunciando così a ricorrere alla tutela previdenziale prevista in caso di malattia. Infatti, precisa sempre l’ente, se il lavoratore continua a lavorare – seppur in smart working – viene a mancare il requisito della sospensione dell’attività lavorativa fondamentale, appunto, per far scattare la tutela previdenziale prevista dalla malattia e dunque la correlata retribuzione.
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Cosa succede a chi è in cassa integrazione?
Altra importante precisazione è stata fornita dall’Inps riguardo al rapporto tra quarantena e cassa integrazione. Ora, se il lavoratore è destinatario di un qualsiasi trattamento tra cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria, in deroga o di assegno ordinario, in generale, non può richiedere la tutela previdenziale prevista dalla malattia per il principio della prevalenza dell’integrazione salariale sulla stessa indennità. L’Inps ritiene che tale disposizione sia valida anche al momento di regolare i rapporti tra cassa integrazione e prestazioni relative a quarantena e sorveglianza precauzionale per lavoratori fragili: in sostanza, la cassa integrazione è incompatibile con l’erogazione di queste ultime.
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