25 aprile: il Pdl e l’antifascismo
Cosa c’è dietro la proposta choc di alcuni parlamentari del PDL di abolire il divieto di ricostituzione del partito fascista
[ad]Si può dire che il 19 aprile 1945 ebbe inizio il compimento della Guerra di Liberazione italiana, con l’ordine, arrivato dai vertici del CLN, dell’attacco generale. I partigiani scesero dalle montagne nei centri cittadini del nord del Paese, occuparono le fabbriche e le sedi dei giornali, mentre i nazifascisti battevano ovunque in ritirata. Il 21 aprile venne liberata Bologna, a Modena toccò il 22, Reggio Emilia e Genova il 24, Parma, Milano e Torino il 25 aprile.Il 27 aprile Benito Mussolini venne catturato a Dongo, e impiccato il giorno seguente.
Il 29 aprile, finalmente, la resa dell’esercito tedesco: il CLN assunse tutti i poteri civili e militari. La guerra, sul suolo italiano, era terminata.
Infine il 2 maggio, a due settimane circa dall’inizio dell’attacco finale, la Resistenza italiana ebbe termine, almeno nei campi di battaglia: il generale britannico Alexander ordinò infatto la smobilitazione delle forze partigiane e la consegna delle armi.
A monito di quei momenti, con il Decreto Legislativo Luogotenenziale 185/1946, prima ancora della nascita della Repubblica, veniva individuato il 25 aprile, giorno della liberazione delle maggiori città del nord dell’Italia, come data dedicata al festeggiamento dell’Anniversario della Liberazione.
Da allora sono passati 66 anni, ma quest’anno, nel 2011, vi sarà un motivo in più per ricordare questa data ed i valori che ha rappresentato e rappresenta ancora.
Uno dei pilastri fondanti della Repubblica Italiana è il rifiuto dei valori del fascismo, ossia l’imposizione della volontà della maggioranza, l’antidemocraticità, l’intolleranza. I padri costituenti, al momento della scrittura della Carta Costituzionale, inclusero un riferimento esplicito al ventennio mussoliniano, nella XII disposizione transitoria e finale.
È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.
Proprio questo pilastro è oggi in pericolo, minato alle sue basi: il 29 marzo 2011 è stata infatti depositato al Senato l’Atto 2651, una proposta di legge costituzionale volta proprio all’abolizione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione. Senza di essa, naturalmente, la Legge Scelba si troverebbe senza alcun sostegno giuridico e anzi in aperto conflitto con altri articoli della Carta, e destinata quindi a sua volta ad una sua rapida abrogazione.
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