Le sei missioni Apollo svolte dal 1969 al 1972 hanno lasciato sul suolo lunare gli oggetti più incredibili, alcuni dei quali vengono omessi. Conosciamo quelli ovvi: i moduli di discesa, i rover, i pacchetti per gli esperimenti, la famosa piastra e svariate bandiere americane. Poi ci sono quelli meno noti ma altrettanto comprensibili, abbandonati per risparmiare peso: stivali zavorrati, telecamere, sacchetti di rifiuti. Da qui in poi restano 800 oggetti e una letteratura a parte.
Non che l’idea fosse solo americana
Quando il 13 settembre 1959 la sonda sovietica Luna 2 ha impattato sulla superficie lunare, è stata il primo oggetto terrestre a raggiungere la luna. A bordo c’erano due sfere metalliche esplosive piene di schegge a forma pentagonale, ognuna con inciso lo stemma dell’Unione sovietica e l’anno di lancio.
In teoria dovevano esplodere un istante prima dell’impatto, invece Luna 2 allunò a 3.3 km/s, probabilmente vaporizzando qualsiasi cosa. Dieci anni dopo, l’Apollo 11 di Buzz Aldrin e Neil Armstrong portò oltre alla famosa placca un ramoscello d’ulivo in segno di pace. Tutto autorizzato e approvato.
Fondare una galleria d’arte, invece, no
L’idea era venuta a Forrest Meyers, uno scultore. Aveva chiamato tutti i suoi conoscenti a partecipare, e avevano risposto solo in cinque. Robert Rauschenberg disegna una sola linea minimalista, David Novros un quadrato nero con linee bianche, Claes Oldenburg una propria interpretazione di Topolino, John Chamberlain una griglia geometrica, Andy Warhol fa quello che farebbe qualsiasi maschio: disegna un caz*o.
Quando gli chiedono spiegazioni lui dice che erano solo le sue iniziali disegnate a forma di astronave.
I sei schizzi vengono miniaturizzati e stampati su 20 lastre di ceramica di 19x13mm come si fa con i circuiti. Di queste, 19 rimangono sulla Terra agli artisti che l’hanno creata, una finisce sulla luna. Myers prima chiede l’autorizzazione alla NASA e loro nicchiano: non c’è problema. Contatta Fred Waldhauer che aveva fatto stampare i chip, e lui a sua volta contatta un tecnico della Grumman Aircraft che sta assemblando il modulo Intrepid dell’Apollo 12 e nasconde un chip nella lamina dorata delle gambe.
Il 12 novembre 1969 Myer riceve un telegramma: YOUR ON AOK ALL SYSTEMS GO – JOHN F. Due giorni dopo l’Apollo 12 decolla da Cape Canaveral e atterra sulla luna il 19 novembre, fondando la prima galleria d’arte di un altro mondo. La notizia viene resa nota sul New York Times mentre l’Apollo 12 sta tornando sulla Terra, con tanto di foto che nasconde l’opera di Warhol con un pollice.
Anche i piloti avevano qualcosa da nascondere
Pete Conrad e Alan Bean avevano delle liste di 130 pagine di cose da fare legate al polso, ma dentro c’erano anche le conigliette di Playboy Cynthia Myers, (miss dicembre 1969), Leslie Bianchini (miss gennaio), Angela Dorian (miss settembre) e Reagan Wilson (miss settembre), abbandonate e tutt’ora lì. Fa ridere pensare al povero scienziato dell’ESA crocifisso per una camicia, e soprattutto pensare a cosa diranno le astronaute donne quando mettendo piede sulla luna troveranno questa roba.
La missione Apollo 14 la buttò sullo sportivo: oltre a depositare 500 semi di alberi, farli orbitare attorno alla luna per tre giorni e riportarli a terra, Alan Shepard portò una mazza da golf ferro 6 e due palline da golf, diventando il primo giocatore di golf nello spazio. Edgar Mitchell fu più intelligente; prese il manico di un attrezzo di raccolta, lo impugnò come un giavellotto e lo scagliò lontano, diventando il primo atleta olimpico lunare.
L’Apollo 15 invece inventa il contrabbando interstellare
David Scott, Alfred Worden e James Irwin si mettono d’accordo con un commerciante di francobolli Tedesco, tale Hermann Sieger, che li paga 7000 dollari a testa per portare 400 buste postali commemorative sulla luna e poi rendergliele. A loro non fa molta differenza, e accettano.
Il 1 agosto 1971 ufficialmente trasportano solo una statua chiamata Fallen astronaut coi nomi di 14 astronauti e cosmonauti morti per la conquista dello spazio; nella realtà hanno appena guadagnato una bella somma. Appena alla NASA se ne accorgono, li buttano fuori.
Alcuni dei semi dell’Apollo 14 sono stati piantati nel 1976 per celebrare il bicentenario degli USA, e circa 80 sono ancora vivi e vegeti.