Rimborso abbonamenti palestre e piscine chiuse per Covid. Come funziona
Rimborso abbonamenti – Palestre e piscine resteranno chiuse almeno fino al 24 novembre, anche cinema e teatri, insieme a molti altri luoghi di aggregazione, sono stati costretti a chiudere in base alle disposizioni del nuovo Dpcm sull’epidemia. Cosa succede agli abbonamenti? Si può richiedere il rimborso?
Rimborso abbonamenti: il nuovo Dpcm non interviene
Rimborso abbonamenti: palestre e piscine, cinema e teatri, insieme a molti altri luoghi di aggregazione, resteranno chiusi almeno fino al 24 novembre per effetto delle disposizioni del nuovo Dpcm. Molti consumatori quindi si chiedono se è possibile ottenere il rimborso del proprio abbonamento: il provvedimento che ha irrigidito le norme anti-contagio non contiene, purtroppo, alcun dettaglio in merito alla questione, lasciando di fatto a consumatori e gestori il compito, per così dire, di risolvere il problema caso per caso.
Come si può risolvere il problema?
Rimborso abbonamenti: il nuovo Dpcm sull’epidemia, quindi, non interviene sulla questione, a differenza, per esempio, del Decreto Rilancio che prevedeva alcuni paletti sull’emissione di voucher in sostituzione di biglietti e abbonamenti di vario tipo. Detto ciò, soprattutto se dovesse proseguire il parziale lockdown oltre la deadline del 24 novembre, altri provvedimenti potrebbero imporre delle regole precise sui rimborsi degli abbonamenti, tuttavia, al momento i consumatori possono richiedere un rimborso esclusivamente attraverso i consueti canali previsti dalla legge.
Ora, gestori di palestre e piscine, di teatri e cinema e così via, nella maggior parte dei casi, proporranno ai propri clienti la sospensione dell’iscrizione per il periodo di lockdown (in pratica, di bloccare l’abbonamento fino alla ripartenza) o l’emissione di voucher per un importo pari a quello speso. Più difficoltoso per i clienti sarà ottenere il rimborso in denaro della somma versata: si può sempre fare una proposta diretta al gestore, nel caso in cui quest’ultimo non accetti, il consiglio delle associazioni dei consumatori è quello di optare per una messa in mora via Raccomandata A/R o Pec. Dunque, passati 10 giorni senza ricevere risposta (o al reiterarsi di risposta negativa), non si potrà fare altro che rivolgersi a un giudice di pace per richiedere la risoluzione del contratto oppure direttamente all’Arbitro Bancario Finanziario.
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