Regioni a rischio lockdown: ecco cosa potrebbe cambiare a breve
Le regioni sono a rischio lockdown, anche quelle gialle. La situazione negli ospedali è di sofferenza e di recente l’Ordine dei Medici ha chiesto un lockdown in tutto il Paese per evitare migliaia di vittime in più. La tensione nel Paese è palpabile e i pronto soccorso di diversi territori sono al collasso. Fatto sta che dopo la riunione avvenuta nel pomeriggio di lunedì 9 novembre, i dati raccolti inviati dalle Regioni all’Istituto superiore di sanità hanno dimostrato situazioni non rosee, soprattutto sotto l’aspetto sanitario. Non è solo il numero dei casi positivi, infatti, il parametro che decide il colore di una determinata zona. Tant’è che nel pomeriggio di ieri si è deciso di far mutare ben cinque regioni, dal giallo all’arancione.
Lockdown nazionale o locale: quali regioni rischiano
Si tratta di Liguria, Abruzzo, Umbria, Toscana e Basilicata. Diventeranno zona arancione, con tutte le misure relative (ne abbiamo parlato in questo articolo) a partire da mercoledì 11 novembre. Dopotutto il colore giallo non deve trarre in inganno. Secondo l’Iss, “tutte le regioni sono classificate a rischio alto di una epidemia non controlla e non gestibile sul territorio a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio elevato nelle prossime settimane”.
All’appello delle Regioni, comunque, ne manca una: la Campania. Per il momento è osservata speciale e i dati sono ancora al vaglio per capire se anche questa regione dovrà cambiare colore. Come abbiamo scritto in precedenza, non è solo il numero dei casi positivi a preoccupare, altrimenti anche il Lazio rischierebbe un cambiamento di colore. Ma nella regione governata da Zingaretti, la rete ospedaliera regge, almeno per il momento. Diverso il discorso per la Liguria, dove gli ospedali sono sotto stress, così come in Abruzzo e Umbria, dove potrebbe esserci a breve un problema di terapie intensive. Infine la Toscana, dove a preoccupare è il numero di casi positivi anziani nelle Rsa. Altra regione strettamente monitorata è il Veneto, che però resta zona gialla, per adesso.
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